Ambiente e Natura

Sermoneta

di Silverio Guarino

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A parte l’avervi trascorso la nostra infanzia (mia e di mia sorella Luisa, la “direttora”), c’è una sostanziale ed indiscutibile differenza tra Sermoneta e Ponza: il mare.

Oggi (domenica 3 dicembre), avrei voluto essere presente sull’amato scoglio per la consueta, persistente, malinconia che pervade tutti noi che ci siamo nati.
Questa mattina ho invece potuto decidere di andare a Sermoneta, anche con il freddo ed il cattivo tempo.

L’ho ritrovata come la ricordavo; un po’ imbronciata, vuota di visitatori e di rumori, come Ponza in questo momento.

Ho passeggiato per i vicoli e per le stradine; sono stato in “piazza santa” e sono passato davanti al portone di casa “mia”. La televisione l’ho lasciata spenta a casa.
Proprio come avrei voluto fare a Ponza.

Quando sono ritornato in palude, sui tornanti della strada del paese, ho visto all’orizzonte, da lontano, gli “amati scogli” in mezzo al mare: Zannone, Ponza e Palmarola, immersi nel buio di un temporale.

Pioveva anche a Sermoneta: “…acqua fina, spercia i rine!” (…e anche il cuore).

1 Comment

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  1. Luisa Guarino

    4 Dicembre 2017 at 15:41

    In questo caso, non avendo il mare, Sermoneta ha un vantaggio rispetto a Ponza: può essere raggiunta anche se il tempo non è bello. Però in entrambi i casi, se non puoi passeggiare all’aperto, che senso ha? Infatti io ieri, sebbene “radical chic”, in virtù di un mestiere “nazional popolare” che mi porta a tenermi informata su tutto, secondo i tempi televisivi e senza fare ricorso ai social, all’orario debito mi sono sintonizzata su Rai3 e Kilimangiaro. Il filmato su Sermoneta, in gara per il concorso tra i borghi più belli d’Italia, è durato pochi minuti, offrendo una visione estiva del centro storico, del fiume Cavata e dell’abbazia di Valvisciolo. Guardando la stanza da letto di Lucrezia Borgia nel castello Caetani ho detto a me stessa: “Quand’ero bambina io su quel letto mi sono seduta; a quella finestra mi sono affacciata; in quel prato verde prima del ponte levatoio mi sono sdraiata, con il suono delle cicale nelle orecchie”. Sono intervenuti il collega Stefano Cortelletti, la presidente dell’Archeoclub Sonia Testa, il priore di Valvisciolo Massimo Marianella, Renato Marcelli, che per tanti anni ha diretto le Poste del paese, e che ha chiosato con un proverbio: “Sermoneta, prima t’ingrassa e poi ti frega”, le cui parole, mi pare, sono scelte più che altro per assonanza.

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