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Epicrisi 140. Ponza, isola d’artisti

di Rita Bosso

 

Musica, pittura, scultura, danza hanno occupato le pagine di Ponzaracconta nell’ultima settimana.

Il Concerto nella grotta del Core [1] ha entusiasmato i lettori per originalità e per qualità di esecuzione, ha evocato ricordi, ha emozionato. Onde d’acqua e onde sonore dialogano, si rifrangono nella roccia, si riflettono nella grotta e nel mare; in questa performance Ponza non è semplicemente palcoscenico ma è voce, è co-protagonista.
È certo questa l’omerica isola delle sirene, scrisse Luigi Silvestro Camerini; Ulisse, se è passato da queste parti, si è immerso in queste luci, in questi suoni e la sua voce è rimasta intrappolata in qualche antro.
Speriamo di poter ascoltare presto Lorenzo Sansoni in un’esibizione live nei luoghi di Ponza.

[2]Zannone dipinta da Germaine Amendola

Assunta Scotti, in visita alla mostra fotografica Il Confino Fa Novanta, ci regala un ricordo: nei primi anni Settanta è a Frontone con il padre, il maestro Totonno; sulla spiaggia ci sono Giorgio e Germaine Amendola, lei raccoglie posidonie stracquate. Il maestro Scotti offre un passaggio sulla barca alla coppia, Assunta è incuriosita dalla scorta di posidonie, Germaine spiega che le usa per dipingere, in sostituzione dei pennelli.

[3]Palazzo Ferraiuolo alla Dragonara

Marisa e Luciana Sumo guardano con curiosità le foto della mostra, nella speranza di dare nome a due personaggi che ricorrevano nei racconti della loro madre Antonietta Ferraiuolo. Negli anni Trenta Antonietta, bambina, abitava in una bella casa sulla Dragonara; alcune stanze venivano date in fitto ai confinati. Uno di loro, scultore, scolpì il busto di Antonietta; una donna, cantante lirica, che abitava in un’altra casa, chiese di utilizzare il pianoforte, diede qualche lezione alla piccola Antonietta e giudicò che fosse molto dotata. Sono indizi troppo labili per risalire al nome dei due artisti; va ricordato però che dal 1933  soggiornarono a Ponza Piero Montagnani, farmacista milanese, e la moglie Tita Fusco, farmacista e cantante lirica; i due organizzavano concertini per gli amici, Tita era accompagnata al piano da Bruno Giorgi, scultore italo-brasiliano che, nella seconda metà del Novecento, avrebbe raggiunto fama mondiale.

[4]Lo scultore Bruno Giorgi, confinato a Ponza

[5]I Guerrieri, opera di Bruno Giorgi (a Brasilia)

La casa a Sant’Antonio in cui oggi Marisa e Luciana Sumo trascorrono l’estate ospitò nel 1941 Cesare Rossi: è un bell’appartamento borghese, panoramicissimo, ampio, adatto a un confinato di riguardo come Rossi, ex braccio destro del duce.

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Anche Tersicore, musa della danza, ha avuto la sua parte questa settimana: siamo rimasti tutti incantati dal fenicottero rosa [7] nelle acque di Giancos e di Santa Maria. Biagio Vitiello ci ricorda che il trampoliere non è in vacanza, probabilmente è rimasto isolato e ha difficoltà a nutrirsi.
Non manca l’angolo della poesia con i bei versi di Tommaso Lamonica [8].

Su Ponzaracconta si scrive di storia, come sempre: abbiamo foto-raccontato Il Confino fa Novanta [9] (tour, mostra, serata al Winspeare), Franco De Luca [10] si è soffermato sui secoli in cui l’isola era al centro di azioni di pirateria,  Isidoro Feola [11] si è occupato di Zannone, Sergio Monforte [12] ha ricordato Luisa, moglie della guardia carceraria di Ponza.

Il venerdì, come al solito, abbiamo misurato il grado di ottusità di Giggino [13]: si conferma il trend al rialzo.

Acqualatina [14] incontra la nuova Amministrazione Comunale e fa il punto sulla gestione del servizio idrico; l’ingegner La Torre [15] fornisce un parere  in materia di dissalatori.

Abbiamo cercato, come ogni settimana, di offrire un menù vario e appetibile. Silverio, lettore fedele, attraverso Franco De Luca [16], ci accusa di utilizzare ingredienti  esotici (Che ci importa delle news di altre isole?”), di preparare piatti indigesti (“fare letteratura”); Sandro Russo [17] gli propone di dare una mano in cucina anziché accomodarsi a tavola e criticare.

Gentile Silverio, noi non andiamo a fare la spesa al mercato; raccogliamo e mettiamo in pentola quel che cresce, più o meno spontaneamente, nell’orto di casa, prodotti umili e a buon mercato ma, quando serviva, abbiamo trovato e raccolto erbe urticanti e qualche fogliolina di cicuta. “Facciamo letteratura” perché scriviamo per scelta, perché ci piace farlo; non c’è un burattinaio dietro le quinte; tentiamo, più o meno intenzionalmente, di fare letteratura allo stesso modo in cui un cuoco, quando si mette ai fornelli, tenta di fare gastronomia.
Pubblichiamo i nostri scritti, ci fa piacere se li leggete, se li commentate, dunque siamo narcisisti.
I lettori, gentile Silverio, hanno il diritto di criticare, di sbuffare, di saltare paragrafi e interi articoli a pie’ pari;  le statistiche ci dicono che i lettori esercitano tutti i diritti che Daniel Pennac inserì nel Decalogo del Lettore e anche qualcuno in più.

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Senza voler fare del vittimismo, ti chiedo di considerare che il “metterci in mostra” ci ha provocato, nel recente passato, l’ostracismo; oggi, che il vento è cambiato, non ne traiamo alcun vantaggio, organizziamo i nostri eventi in una sede privata, al Comune chiediamo il patrocinio gratuito, ci autofinanziamo o, come nel caso della mostra fotografica (finanziata dalla Pro Loco), ci arrangiamo in tutti i modi per limitare le spese all’osso.
Insomma, gentile Silverio,  ci riconosci almeno un briciolo di generosità e di azione disinteressata?

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