Ambiente e Natura

Dibattito sui dissalatori. La proposta dell’ingegnere di Verona. La risposta della Redazione

a cura della Redazione

 

Riceviamo in Redazione:
In allegato troverete il progetto che ho presentato al quotidiano “L’arena di Verona”: http://www.larena.it/home/provincia/la-torre-dissalatorilungo-le-coste-italiane-1.5910597
Il giornalista ha ritenuto di pubblicarlo.
Se avete bisogno sono a disposizione.
Ing. Paolo La Torre

[L’ing. La Torre ha anche inviato in redazione un elaborato tecnico in file .pdf: “Studio di fattibilità di un impianto di dissalazione dell’acqua di mare ad osmosi inversa, con l’utilizzo di energia solare fotovoltaica” – NdR]

Cliccare sull’immagine per ingrandire

23/08/ 2017
Dal giornale “L’arena di Verona”. La Proposta

La Torre: «Dissalatori lungo le coste italiane»

Installare dissalatori vicino alle coste, per rendere dolce l’acqua salmastra e portarla dove ce n’è più bisogno. È questa la ricetta anti-siccità che propone un ingegnere elettrotecnico veronese che si occupa di marketing e vendite, pur avendo anche la passione per scoperte ed invenzioni. Un’idea che, peraltro, i tecnici non bocciano, anche se ritengono che dovrebbe essere sottoposta ad approfondimenti.

Paolo La Torre, 69 anni, attualmente consulente, dopo aver avuto ruoli dirigenziali in aziende quali Bosch e Bmw Italia, afferma che basterebbe investire in impianti che tolgano il sale dall’acqua, utilizzando l’osmosi inversa per affrontare in maniera concreta il problema legato alla carenza d’acqua che si manifesta sempre più spesso d’estate.
«Bisognerebbe scavare la sabbia vicino alle coste, per creare laghi di acqua salmastra che, una volta dissalata, può essere contenuta in nuovi bacini o trasferita in invasi esistenti, magari dove ci sono le dighe, per poi essere portata con canali od autobotti dove serve», spiega La Torre.
L’ingegnere sostiene che in questo modo è anche possibile avere sabbia per le spiagge e produrre sale.
«L’Italia già produce dissalatori che vengono usati in tutto il mondo», dice, «se ne potrebbero perciò posizionarne moltissimi lungo gli ottomila chilometri di coste del nostro Paese, usando i soldi che invece vengono usati per tamponare le emergenze». «Un impianto che tratta 50 litri d’acqua all’ora, ha modeste dimensioni e può essere alimentato con il fotovoltaico: sul mercato costa 7mila euro. Con i due miliardi e 300 milioni che verranno stanziati quest’anno per i danni da siccità se ne potrebbe installare uno ogni 8 chilometri di costa», afferma La Torre. Il quale, ricordando che già ci sono isole completamente autonome grazie alla dissalazione, ha inviato la sua proposta anche al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
«Che questi impianti funzionino non c’è dubbio, quello che bisogna valutare bene è il bilancio energetico che avrebbe un loro utilizzo su larga scala», commenta il direttore dell’Arpav, Nicola Dell’Acqua. Il direttore spiega che, comunque, per le quantità che i dissalatori potrebbero trattare, potrebbero essere usati solo per acqua ad uso civile e non per l’irrigazione, che ha bisogno di volumi migliaia di volte superiori.

Dissalatori. Diverso punto di vista

Gent ing. La Torre
Qui in Redazione di Ponzaracconta nessuno è un tecnico; registriamo conoscenze altrui e modi di affrontare un problema e – da giornalisti – cerchiamo di farne una sintesi.
Abbiamo letto lo scritto che ci ha mandato e, pur apprezzando i vantaggi dell’alimentazione fotovoltaica (valida però solo per i piccoli dissalatori), abbiamo rilevato che, tra i sottoprodotti di un dissalatore, vi si dice genericamente che “produce sale”. Questo è un punto importante!
Noti che per Ponza e Ventotene stiamo parlando di piccole isole in cui oltre che l’acqua da bere, anche il mare è un bene primario.
Noi non rifiutiamo a priori l’idea del dissalatore, ma per esempio, nella querelle che ha opposto la direzione di Acqualatina al sindaco di Ventotene Santomauro la questione verteva sul fatto che l’Ente non aveva proposto soluzioni per lo smaltimento della salamoia e di altri esausti… e stiamo parlando di Ventotene “parco marino” con un possibile impatto devastante sulle praterie di alga Posidonia e sulla microfauna costiera nelle sedi dove il maxi (non mini) dissalatore sarebbe allocato.
Così per Ponza, dove ancora il problema non si è posto negli stessi termini di decisione immediata (a Ventotene sono stati bloccati i macchinari già scaricati dalla nave!); così in altri paesi della fascia costiera del Golfo di Gaeta.
Dovunque una cultura del mare (rispetto, protezione, attenzione) sia radicata nella popolazione e nei governanti, i dissalatori non hanno attecchito. La sua proposta non accenna nemmeno al problema dell’impatto ambientale, anzi, se ci consente – forse in ragione dei ruoli professionali che lai ha ricoperto – ci sembra esporre la questione solo in termini di efficienza e di marketing.
Se si parla di paesi arabi (Emirati, Qatar, Oman e via dicendo) converrà che lì la prospettiva è diversa…

A loro del mare costiero non interessa granché, a parte che è già morto da tempo, grazie al petrolio che ne permea la superficie e le profondità. Che poi il mare sia di tutti e che gli errori degli altri li pagheremo prima o poi tutti (plastiche e via dicendo…), è un altro discorso.

La ringraziamo per l’attenzione e per aver pensato di mandare anche a noi il suo elaborato
Ci risponda e provi a farci capire meglio!
La Redazione
N.B. – Le immagini esplicative sono state aggiunte dalla redazione

4 Comments

4 Comments

  1. Paolo La Torre

    15 Settembre 2017 at 12:44

    Innanzitutto vi ringrazio per aver considerato la mia proposta.
    Primo presupposto la mia è un’idea da adattare alle esigenze di ogni situazione .
    Quando si analizza un problema bisogna chiedersi se in qualche parte del mondo esso è già stato risolto.
    Oltre ai paesi, da voi citati, mi sembra che ce ne siano altri che sono quasi autonomi per l’acqua :
    – Le isole Canarie che hanno esigenze simili alle isole ponziane
    – L’isola di Lipari…
    – se si interpellano le aziende costruttrici di dissalatori, sicuramente potranno fornire altre località…

    Vi devo comunicare che ritengo l’isola di Ponza tra le più belle al mondo: Ventotene ha un fascino diverso…

    Riporto altre note a favore dei dissalatori oltre a quelle che ho già descritto:
    • Si potrebbe creare un “treno dell’acqua” che aiuterebbe Trenitalia a promuovere il trasporto via treno
    • Tra l’altro con i dissalatori si avvierebbe il ricambio dell’acqua del mare
    • La siccità ha portato alla luce reperti archeologici(lago di Bracciano) che sarebbe meglio rimanessero sotto l’acqua
    • Sembra che nell’acqua potabile in America abbiano trovato tracce di plastica… con i dissalatori non succederebbe.

    Per quanto riguarda più specificamente Ponza, in cui ho passato meravigliose vacanze (1 ogni 20 anni!) sicuramente è necessario:
    – insieme ai geologi fare uno studio speciale (trovando varie soluzioni combinate), ma soprattutto confrontare vantaggi e svantaggi (costi, ecc…)
    Per la mia opinione:
    – sicuramente non serve fare un unico mega-impianto ma è meglio creare impianti più piccoli, magari interrati…
    – penso che i pescatori di Ponza usino il sale per conservare il pesce… e comunque si potrebbe accumularne una parte per poi portarlo nel continente, o altra soluzione…
    – vale anche l’idea di programmare una cisterna che giri per punti strategici dell’isola sia per dissalare che per distribuire l’acqua

    Per Ventotene:
    – nell’entroterra mi sembra notevolmente diversa da Ponza;
    – anche qui non farei un grosso impianto ma piccole unità dislocate in punti scelti dai geologi in accordo con gli ambientalisti;
    – si dovrebbe programmare una cisterna che giri per punti strategici dell’isola sia per dissalare che per distribuire l’acqua.

    Ripeto quanto già illustrato:
    – La soluzione per l’Italia non può essere unica ma si deve analizzare caso per caso.
    – a mia proposta non annulla le riparazioni degli impianti esistenti ma si integra con gli impianti riparati.
    – la siccità può lo stesso prosciugare gli invasi (anche se più lentamente); con la dissalazione ciò si ritarderebbe.

    Grazie comunque per l’attenzione che avete riservato alla mia proposta

  2. Adriano Madonna

    15 Settembre 2017 at 16:05

    Io avevo affrontato su “Ponza Racconta” e su “Latina Oggi”, in relazione al dissalatore di Ventotene, il problema dello smaltimento della salamoia, proponendo la soluzione di farne dei sali “da vendere”, ma sembra che nessuno della redazione se ne sia ricordato, almeno da quanto ho letto nell’articolo che avete pubblicato in merito alla proposta dell’ingegnere La Torre.

  3. Paolo La Torre

    16 Settembre 2017 at 08:44

    Scusatemi se ritorno sull’argomento ma sono fatto così, mi piace trovare le soluzioni semplici, che spesso vengono trascurate; per esempio creare “la barca o le barche dell’acqua”.
    – con dissalatori a bordo,
    – ferme nel porto o che girano l’isola,
    – magari tra l’altro depurando l’acqua del porto
    (naturalmente la fattibilità è da verificare con i produttori di dissalatori)

    Partendo dal presupposto che le isole sono contornate dal mare, è importante sapere:
    – quanti punti d’approdo ci sono e quanto sono grandi;
    – quanto sono comodi per barche ed autocarri-cisterne;
    – quante case si trovano sulla costa;
    – quant’acqua serve per la campagna e quanta come acqua potabile
    – il tutto corredato da uno studio delle strade percorribili dell’isola

    Navigando su internet stato molto interessato dalla storia della città di Cervia:
    “Il sale accompagna la storia di Cervia dalle sue origini.
    Già in epoca etrusca l’attività di lavorazione e produzione del sale era centrale nella vita e nello sviluppo della piccola città.
    Elemento essenziale nell’alimentazione e nella conservazione degli alimenti, “l’oro bianco” ha continuato a essere estratto anche in epoca romana e fino ai giorni nostri, rendendo Cervia città del sale per antonomasia”.

    Quest’anno dovevo ritornare a Ponza ma poi ho avuto altri impegni…
    Nei mesi invernali mi piacerebbe venire a Ponza…
    Saluti
    Ing. Paolo La Torre

    P.S. – Mi piacerebbe conoscere dove sbaglio

  4. vincenzo

    17 Settembre 2017 at 18:58

    Vigorelli aveva ottimi rapporti con Acqualatina; leggendo questo comunicato stampa della Società Acqualatina mi sembra che i rapporti idilliaci continuano.

    http://www.acqualatina.it/cs-acqualatina-incontro-istituzionale-tra-acqualatina-e-comune-di-ponza/

    “Strategia del servizio di depurazione dell’Isola.

    Dismettere il depuratore di Cala Feola? Ho letto bene?
    Trattare a Giancos tutte le acque reflue? Questo significa che bisogna fare una nuova rete fognaria da Le Forna a Ponza?

    Caro Vigorelli allora erano vere le voci che mi arrivavano all’orecchio che dicevano “che quel depuratore di Cala Feola non era un vero depuratore e non poteva essere adeguato?”

    Il Sindaco Ferraiuolo ha dichiarato l’intenzione di approfondire tale proposta del Gestore, attraverso un tavolo tecnico congiunto, che verrà convocato a breve, al fine di valutare l’opportunità di tale scelta.

    Non basta… se quello che dice Acqualatina è vero, c’è un dolo storico alla comunità ponzese!

    Sui dissalatori si è accantonato il discorso sugli impianti Skid e ora si passa a parlare del definitivo a Cala dell’Acqua? Mi chiedo quando si è tenuta la conferenza dei servizi del dissalatore definitivo a Cala dell’Acqua?

    Caro Ferraiuolo, al di là dei tavoli tecnici bisogna capire se si ha fiducia o no di questi di Acqualatina che da almeno cinque anni in modo diretto e da dieci in modo indiretto ci prendono in giro su depurazione, dissalazione e riduzione del costo della bolletta.

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