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Due importanti siti archeologici di Ponza descritti dall’archeologo Luigi Jacono nella prima metà del ’900

di Silverio Lamonica
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Il ventotenese Jacono ha dato un contributo decisivo alla conoscenza del patrimonio archeologico di Ponza e non solo.
Dopo gli accenni del Mattej e del Tricoli, Autori dell’ottocento, i quali descrissero per sommi capi e in maniera approssimativa e quasi romanzata i nostri preziosi monumenti, Jacono esamina nei dettagli i resti archeologici della Villa imperiale di Santa Maria e del Murenaio Sacro, all’epoca ancora ben conservati, tramandandoci una descrizione esauriente ed accessibile non solo agli addetti ai lavori.
Infatti amava trattare un argomento “tecnico” qual è appunto l’archeologia, in modo descrittivo, indulgendo a preziosismi letterari, tipici della letteratura del primo Novecento, anziché addentrarsi esclusivamente in un’arida trattazione tipicamente scientifica… e lui, da vero esperto in materia, ne era ampiamente all’altezza.


L’insigne archeologo Giulio Schmiedt in Il Livello Antico del Mar Tirreno – Olschky Editore, Firenze 1972, si basa sul testo di Jacono: Una Singolare Piscina Marittima in Ponza, nel trattare le caratteristiche dell’imponente monumento “Le Grotte di Pilato”, approfondendone i dettagli prettamente scientifici.

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Ripubblicare le opere di questo grande ventotenese, significa avvicinare ulteriormente gli isolani al mondo dell’archeologia che ancora oggi ispira, in tanti, scetticismo e diffidenza: essere proprietario di un terreno che comprende resti archeologici, anche di modesto rilievo, significa vedere la proprietà “invasa” da esperti in materia e da curiosi, per cui ci si affanna a celarli o, peggio, a distruggerli facendone scomparire la benché minima traccia.

Celato completamente al pubblico è pure il “Solarium di una villa romana” in Santa Maria. Si tratta di un prezioso pavimento in marmi policromi, nascosto da uno strato di terra e che Jacono ispezionò nel lontano 1926. Fino agli anni ’50 del secolo scorso, quella proprietà di Ciro Mazzella, ospitava una mescita: “A cantina ’i’ Ciro ’i Zeppetella” nel cui cortile, con pavimento in mattoni disposti a spina di pesce di epoca romana, avvenivano memorabili passatelle – ’u tuocco a padrone e sotto – oltre a interminabili giochi a carte napoletane, all’insegna dell’indimenticabile motto oraziano Carpe diem che l’atmosfera classica del luogo di certo ispirava.

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Di Silverio Lamonica, del 07/08 2016; in condivisione con: www.buongiornalatina.it [4]

Nota
Il saggio è in vendita nella libreria “Al Brigantino” Corso Pisacane Ponza.