Ambiente e Natura

Ponza controvento. Capitolo 1° (3)

di Giuseppe Mazzella

 

Abbiamo pubblicato, suddivisa in due parti (leggi qui e qui), lo scritto che Giuseppe Mazzella ha posto a introduzione della sua più recente fatica letteraria: Ponza controvento. Diario isolano (2012-17).
Anticipiamo qui di seguito, il primo capitolo dell’opera.
La Redazione 

Capitolo 1
Una crociera come esordio
Quando nel 1953 Sofia Loren, girò a Ponza il suo primo film “Africa sotto i mari”, non era ancora maggiorenne. Era d’agosto e il mare dell’isola era deserto, non una barca, spiagge assolate e senza un bagnante. All’orizzonte neanche una vela. A veder scorrere i fotogrammi della pellicola Ferraniacolor fa un certo effetto, e chi è più avanti negli anni, che ha conosciuto e vissuto quelle atmosfere, ha una stretta al cuore. Rivedere Ponza nella sua dimensione originale, prima del turismo è un po’ come osservare il paradiso terrestre dal buco della serratura.
Da allora migliaia e migliaia sono stati i turisti che l’anno affollata e vissuta non solo nei mesi estivi, rimanendovi affascinati.

Oggi le spiagge sono le stesse, anche se per lo più impraticabili. Dopo l’incidente occorso ad una giovane donna sulla più nota spiaggia dell’isola, Chiaia di Luna, e le due adolescenti in gita scolastica rimaste uccise nella vicina Ventotene, le Ponziane sono oggi parzialmente interdette.
Una massiva proliferazione di leggi, conseguenza di quegli episodi dolorosi, tese a “mettere in sicurezza” le rocce aggettanti delle isole, impediscono da anni di godere delle spiagge e dei piccoli e deliziosi golfi, dove per oltre mezzo secolo hanno vissuto le loro estati indisturbati migliaia di turisti. Una situazione che, se non fosse tragica per l’economia e la stessa vivibilità degli abitanti, avrebbe del surreale.
Chiaia di Luna, da oltre un decennio oggetto di queste cure, ha una parte delle sue falesie imbracate da una rete brutta quanto inutile se, anno dopo anno, promessa dopo promessa, ancora resta una spiaggia del tutto inagibile.
Il fascino unico del luogo, che è stato ulteriormente imbruttito da una fila di boe a limitare l’accesso alla spiaggia anche dal mare.
Il traforo di epoca romana, che è una delle vie archeologiche più suggestive d’Italia, resta chiuso perché oggetto di infiniti restauri.

“Lavori in corso”, questo il cartello che appare un po’ dovunque a Ponza. Lavori in corso che non finiscono mai e che preannunciano altri ancora più consistenti e invadenti come quelli che si stanno realizzando a Frontone, la seconda spiaggia più frequentata e famosa dell’isola. E che probabilmente ne penalizzeranno la fruizione per chissà quanto tempo.
Interventi di “mitigazione”, così vengono definiti. Ad essere mitigata però appare sempre più solo la vivibilità dell’isola. Anche se la straordinaria varietà geologica e la trasparenza e i colori del suo mare continuano ad intrigare quanti la visitano e permettano di coltivare ancora speranze.

Anche Ponza, tra i tanti problemi in cui sta dibattendo, affronta la questione che sta dividendo gli isolani: essere sfiorata dalle mastodontiche navi crociere. Una crociera a Ponza, ora inserita nel giro dei traghetti di lusso che girano per il Mediterraneo, non ha dato frutti. Troppo grosse per attraccare, si limitano a scivolare lentamente tra un promontorio e l’altro a sostare per poche ore per quei pochi che, scomodamente e con piccole scialuppe, scendono a terra.
Certo costeggiare la meraviglia che l’isola da lontano promette non può che suscitare curiosità e desiderio di conoscere. Anche su questa mancata opportunità da anni non ci si riesce a mettere d’accordo. Non si provvede ad un approdo e anche questa possibilità ironicamente sembra fare lo sberleffo. Le grandi navi si limitano a stazionare melanconicamente al largo, e i croceristi a godersi Ponza da lontano, ma comodamente dalla sdraio, mentre sorseggiano una bibita ghiacciata. Come stare al cinema. I ponzesi si sentono osservati, permalosi come sono, come quando i primi esploratori cercavano con il binocolo i “buoni selvaggi” di roussoviana memoria delle isole della Polinesia.

A portare i turisti appena sbarcati dalle navi di linea ci pensano invece i barcaioli, alcuni riuniti in Cooperativa, che con megafoni en plein air commentano bellezze e curiosità dell’isola.
Altri timidi tentativi di collegamenti si stanno sviluppando da Formia e Gaeta, e forse anche da Ischia, ad opera di imprenditori che cercano di intercettare l’enorme flusso di turisti che da Scauri al Circeo normalmente staziona. Per ironia della sorte, a causa dell’eccesso di offerta, alcuni barcaioli si sono spostati – come alcuni pescatori -, a Formia, offrendo lo stesso servizio nel golfo di Gaeta.
E la barca va, ma non troppo.

 

 

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