





|
|||
Una serata con Moby Dick
Gradito regalo di una sera d’estate alla Casa del Cinema, a Roma… Un ritorno ai grandi romanzi e film d’avventura di genere marinaresco di cui mi sono nutrito per tutta l’adolescenza. Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick (In the Heart of the Sea) è un film del 2015 diretto da Ron Howard (il regista di Apollo 13 (1995); A Beautiful mind (2001); Il codice Da Vinci e Angeli e demoni (2006 -2009); Frost/Nixon – il duello (2008)… tra gli altri). Il film l’avevo già visto ma la proiezione all’aperto in una notte d’estate era un’occasione ghiotta per farlo vedere agli amici. Ma non è il super-classico Moby Dick, la balena bianca (Moby Dick) del 1956 diretto da John Huston, tratto dall’omonimo romanzo di Herman Melville, adattato per il cinema da Ray Bradbury (una serie di miti, completata da Gregory Peck nel ruolo del capitano Achab). Siamo, nel film, a Nantucket, costa occidentale degli Stati Uniti, 48 km a sud di capo Cod, il porto da cui partono le baleniere per la caccia ai cetacei nell’Atlantico e nel Pacifico. Nella realtà della genesi del romanzo è vero che Melville si ispirò al rapporto che il primo ufficiale della Essex, Owen Chase, uno degli otto sopravvissuti, fece dell’avvenimento nel suo libro del 1821: ”Narrazione del naufragio della Baleniera Essex di Nantucket che fu affondata da un grosso capodoglio al largo dell’Oceano Pacifico. La seconda fonte di ispirazione di Melville fu la notizia – pubblicata nel 1839 sul The Knickerbocker, un magazine letterario di New York – della presunta uccisione, attorno al 1830, del capodoglio albino Mocha Dick nelle acque al largo dell’isola cilena di Mocha. Vi si raccontava che Mocha Dick avesse venti o più ramponi conficcatigli nel dorso da altri balenieri e che sembrava attaccare le navi con una ferocia premeditata. Per tornare al film Ron Howard ha adattato per il cinema un romanzo ben più recente: Nel cuore dell’oceano – La vera storia della baleniera Essex (In the Heart of the Sea: The tragedy of the whaleship Essex), scritto da Nathaniel Philbrick nel 2000. Date queste necessarie informazioni di inquadramento, c’è da dire che il regista e gli sceneggiatori hanno compiuto un’opera pregevole – per sintesi, ambientazione, ritmo ed effetti speciali – su quella che fu l’epoca d’oro della marineria. Le vele solcavano gli oceani su navi massicce, ma relativamente fragili rispetto alla forza degli oceani, sostenuti solo dalla loro esperienza e da una rudimentale strumentazione. Suggestiva l’ambientazione al porto di Nantucket, gli uffici degli armatori interessati solo al profitto in barili di olio di balena, molto meno agli uomini che compivano l’impresa.
Poi Melville, alla fine del film, ottiene la sua storia, con il tacito impegno di omettere le vicende più truculente del naufragio della Essex e quasi per caso, al momento del commiato, il vecchio marinaio gli parla di una notizia che ha sentito, che avrebbe potuto sostituire l’olio delle balene: di un olio che sgorga dalla terra… Si è mai sentita una notizia più stupida? Il conclusione, un film diverso da Moby Dick… non c’è il Pequod, né il Capitano Achab con tutti i significati simbolici legati a lui e alla diabolica balena bianca… e neanche il mitico personaggio del marinaio maori Queequeg. …Poi Melville si siede al tavolo e con inchiostro e penna d’oca verga le prime parole: Call me Ismahel. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2019 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone |
Commenti recenti