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Le more della panoramica

di Silverio Guarino
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Non mi riferisco alle signorine dal capello corvino, che nella nostra memoria giovanile cercavamo di conquistare nelle curve e negli anfratti della unica strada passeggiabile del nostro “amato scoglio”.
Mi riferisco a quei frutti dei rovi che spontaneamente nascono ai margini di questa nostra amata “panoramica”.

Ogni volta che posso, dopo essermi fatto accompagnare dall’autobus (da poco della ditta Schiaffini, rigorosamente affollata, ma dotata di aria condizionata) fino all’incrocio, faccio una passeggiata percorrendo la “panoramica” a ritroso, per arrivare a “Sant’Antonio”. Il tutto in circa 50 minuti, sul far della sera, con il tramonto in arrivo e le ombre che si allungano in un fresco clima di notte estiva in arrivo.

L’ultima volta (domenica 16 luglio) l’attenzione e la curiosità si sono concentrate sull’abbondanza di “more” mature presenti nei rovi ai lati della strada. Se avessi voluto e potuto coglierle dall’inizio del cammino fino alla fine, sicuramente avrei potuto averne tante.
Dopo averle lavate, le avrei condite o con il vermouth o con il marsala e, dopo averle tenute in frigo il tempo giusto, le avrei gustate.

Un invito ai ristoratori e ai buongustai di Ponza: perché non completare il pranzo o la cena degli avventori con le “more” di Ponza?
Perché non vivere il tramonto del sole dietro Palmarola degustando questo goloso preparato?


Piuttosto: avevo consigliato di raccogliere i “fichi d’India” di Ponza da offrire ai turisti. Che fine ha fatto questa mia proposta (leggi qui [2])?
I “fichi d’India” sono ancora poco maturi o la voglia di raccoglierli, pelarli, metterli al fresco e venderli ai passanti è scarsa o assente?
Forse è meno faticoso per i bambini offrire ai passanti (spesso con piglio imprenditoriale) le conchiglie? Attività che richiede meno sforzi e meno autorizzazioni.

A meno che oggi (come ieri) gli uomini alle “more” preferiscano sempre le “bionde”.