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Fantozzi saluta e se ne va

proposto da Sandro Russo
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Ci sono degli artisti che connotano gli umori di un’epoca – le atmosfere, la sensibilità, i modi di dire.
Senza andare troppo lontano nel tempo, penso a Petrolini, a Totò… a Eduardo e Peppino De Filippo (pur con le loro diversità), e ancora più di recente a Paolo Villaggio.

Geniaccio genovese classe 1932, poi trasmigrato a Roma, Paolo Villaggio (Genova, 1932 – Roma 3 luglio 2017) è stato un intrattenitore multiforme; spaziando dal teatro (primum movens delle altre attività) alla canzone (indimenticata la sua collaborazione/amicizia con Fabrizio De André), alla televisione, al cinema, alla scrittura.

Molti lo ricordano ai tempi in cui la televisione stava diventando un fenomeno di massa nel ruolo del cattivissimo professor Kranz dall’accento tedesco (in “Quelli della domenica” , del 1968): da cui il tormentone “chi fiene poi atesso?” e dal conferimento come premio nei giochini con il pubblico dei famosi “cammelli di peluche”, antesignani nobili dei tapiri d’oro di più recente memoria.

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Quindi la collaborazione con L’Europeo dove prendono forma letteraria le gag e le storie brevi riunite nel primo libro: “Fantozzi” (1968), seguito a qualche anno di distanza da “Il secondo tragico libro di Fantozzi” (1974) e altri.

Ne nasce l’aggettivo “fantozziano”, riportato per esempio dal dizionario della lingua italiana Zingarelli per indicare indicare: “Persona che ricorda i modi goffi e impacciati del ragionier Fantozzi” o anche di “vicenda o situazione fantozziana”, vista come sinonimo di “tragicomica o grottesca”.

[3]Tre libri di Fantozzi tirati fuori oggi dalla mia libreria

Dopo il 1974-75 con il primo film della serie, per la regia di Luciano Salce, una serie quasi innumerevole di film e libri che ripropongono la maschera di Fantozzi, l’impiegato più famoso d’Italia.

Secondo le parole del critico cinematografico Paolo Mereghetti: “Fantozzi, come la maggioranza dell’umanità, non ha talento. E lo sa. Non si batte né per vincere né per perdere ma per sopravvivere. E questo gli permette di essere indistruttibile. La gente lo vede, ci si riconosce, ne ride, si sente meglio e continua a comportarsi come Fantozzi” (citato da Wikipedia).

Ma vengono poi altri registi e altri ruoli, sempre nel registro comico – grottesco, con Monicelli, Pupi Avati, Nanny Loy, Comencini…
Fino a Fellini (La voce della Luna, insieme a Benigni, 1990), con il riconoscimento del premio David di Donatello per il miglior attore protagonista.

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E ancora film e registi importanti come Lina Wertmuller, Ermanno Olmi, ancora Monicelli, Salvatores, Francesca Archibugi e tanti altri.

Si diceva all’inizio dell’incidenza nell’immaginario collettivo degli italiani…
Sfido chiunque a negare di aver fatto uso nel parlare comune di espressioni come “megagalattico”, “grand. uff. cav. lup. mann.”, “salivazione azzerata”, “mutandoni ascellari” o di tormentoni lessicali del genere impiegatizio, come “venghi”, “vadi”, “dichi”

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Colpisce, alla nostra età, la scomparsa di persone di riferimento importanti.
Paolo Villaggio è uno di questi.

Questo il tenore dei primi messaggi per whatsapp scambiati stamane con gli amici, quelli mattinieri (il “club dell’allodola”), commentando la notizia:

Patrizia – Ti ricordi quando leggevamo Fantozzi, io tu e Umberto a casa tua in via dei Monti di Pietralata, sul nostro letto, io col pancione?

Sandro – E come no? Credo di non aver mai più riso tanto, per il resto della vita!
È che anche le risate si consumano, andando avanti… in quegli anni ce n’era una riserva illimitata (sembrava)!

Patrizia – Non si può vivere di ricordi, bisogna vivere, ma non si può vivere neanche senza, sono parte della nostra identità.

 

Appendice del 4 luglio 2017

Fin da ieri volevo riportare un brano dai libri di Fantozzi. Questo è stato scelto piuttosto a caso, giusto perché parla di un viaggio alle isole:
Una magnifica settimana a Capri. Di Paolo Villaggio.pdf [6]

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Appendice del 3 luglio 2020 (a cura della Redazione)

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Si segnala, a corollario di quanto abbiamo scritto in occasione della morte di Paolo Villaggio – il 3 luglio di tre anni fa – un articolo dalle schede di Stefano Testa, pubblicato su Latina Oggi edizione odierna, su Villaggio e su di un libro su di lui intitolato “L’uguaglianza”, da poco pubblicato da “Edizioni La Comunità”, trascrizione di un’intervista realizzata nel 1975 al grande attore ligure dal giornalista della Radiotelevisione svizzera Arturo Chiodi.

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L’italiano medio e il senso del ridicolo. Di Stefano Testa. LT Oggi 3 luglio 2020.pdf [9]

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Paolo Villaggio at the 7th International Rome Film Festival in Rome, 09 November 2012