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Confidenze & Confessioni. Il voto ignoto per la Strada Maestra

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

“L’attuazione della Regione potrebbe costituire l’occasione fondamentale, anche dal punto di vista pratico, per una revisione dell’assetto amministrativo generale del Paese. Anzi, a rigore, se si parte dalla situazione di crisi di tutta l’amministrazione pubblica e degli enti locali in particolare, appare inevitabile uno sforzo per enucleare un assetto amministrativo totale, cioè relativo a tutti i livelli di governo, per lo svolgimento di tutte le funzioni, con la ripartizione delle medesime per ciascun livello ed i rapporti, materiali e finanziari che tra questi diversi livelli di governo debbono venire ad esistere”.

Questa affermazione si trova alla pagina 158 del secondo volume “Le strutture amministrative locali” del prof. Andrea Villani. Il secondo volume di 372 pagine con una ricchissima bibliografia tratta della “esperienza italiana, gli assetti amministrativi esistenti ed i relativi rapporti finanziari, analisi delle proposte di riforma”. Il primo volume tratta dei “modelli teorici alternativi, l’esame delle esperienze della Francia, Germania Occidentale e Gran Bretagna” di 624 pagine.

L’opera è edita da Franco Angeli ed è del 1968. Circa 50 anni fa.

Ho conservato quest’opera in due volumi nella mia piccola biblioteca e l’ ho consultata moltissime volte. Su questa opera sostenni il 18 giugno 1973 cioè quarantaquattro (44) anni fa il mio esame di “Finanza degli Enti Locali” alla Facoltà di Economia e Commercio di Napoli con il prof. Federico Pica, che era giovanissimo e titolare anche della cattedra di Scienze delle Finanze e che divenne uno dei più grandi esperti nazionali di finanza degli enti locali.
La materia mi appassionò talmente che avevo scelto la tesi di laurea in finanza degli enti locali prima di abbandonare l’università (ero quasi arrivato alla fine) per dedicarmi completamente al lavoro ma soprattutto alla passione politica inscindibilmente da quella per il giornalismo politico ed economico.
Fu il secondo volume – che sfoglio mentre scrivo e che trovo pienissimo di sottolineature in rosso e bleu come si usava un tempo con la matita – che mi infuse il continuo interesse all’ obiettivo diventato un “sogno” della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica poiché l’opera poderosa e minuziosa del prof. Andrea Villani, che insegnava Economia Urbana all’Università Cattolica di Milano, dedica moltissimo spazio all’organizzazione dei sistemi territoriali di cui ne fa la storia ed inquadra tutto il sistema locale nella nuova politica di Programmazione Economica dell’allora Governo di “centro-sinistra” partendo dalla famosa “nota aggiuntiva” sulla situazione del Paese del 22 maggio 1962 del Ministro del Bilancio, Ugo La Malfa, repubblicano, dalla quale si partì per attuare una forma organizzativa del sistema economico e finanziario dello Stato che doveva essere “globale ed onnicomprensiva”.
Questo significò l’attuazione del Testo Unico sull’Urbanistica del 1942 avviata dal Ministro dei Lavori Pubblici, Giacomo Mancini, socialista, con l’obbligo per ogni Comune italiano di dotarsi del Piano Regolatore Generale – detto “Generale” perché non solo avrebbe dovuto tener conto della “fabbricazione” ma anche dell’“economia e della finanza” necessari per l’attuazione.

I piani locali potevano essere “comunali” ed “intercomunali” ma la redazione di un “piano generale” fece emergere la necessità di una “intercomunalità” nella grandissima maggioranza poiché esistevano ed esistono in Italia ben 8mila Comuni.

Poiché l’opera di Villani è del 1968 cioè prima dell’istituzione a statuto ordinario delle Regioni avvenuto nel 1970 l’opera contiene un’ampissima analisi di come dovevano essere le Regioni che ebbero una anteprima con i Comitati Regionali della Programmazione Economia in presenza sia della Provincia e sia dei Comuni e come poteva aver un ruolo l’Ente Provincia senza diventare un “doppione” della Regione o solo un ente monofunzionale.

Ecco che Villani arriva all’affermazione della pag. 158 che mi colpì: “individuare un assetto amministrativo nuovo in maniera totale”.

Da giovane giornalista “locale” – come mi sono sempre definito – con la passione per la politica portai questa esigenza di “cambiamento totale” nell’isola d’Ischia che già allora aveva una “economia turistica matura” le cui classi politiche erano chiamate a fare le scelte di Programmazione imposte dal Governo con il “Piano Regolatore Generale Intercomunale” che doveva essere unico per tutta l’isola per razionalizzare lo sviluppo ed accrescere l’occupazione (erano questi gli obiettivi della Programmazione Economica contenuti ed esposti nel libro “Progetto 80” redatto da Giorgio Ruffolo, socialista, segretario generale della Programmazione) ma c’erano sei Comuni con classi politiche non omogenee e che avevano diverse esigenze e punti di vista e non veniva definito un ruolo alla Provincia mentre la Regione diventava un grosso Municipio e una grossa banca. Era inevitabile quindi quello che lo stesso Villani chiama “il processo di intercomunalità” avviato ovunque – e Villani riportata moltissimi casi soprattutto nel Nord d’Italia – per dare corpo e sostanza ad un nuovo modello di sviluppo.

Quando fui eletto consigliere comunale a Casamicciola nel Partito Socialista Italiano nel giugno del 1975 e lo sono stato fino all’aprile 1983 con esperienze sia di “opposizione” che di “maggioranza”, tutta la mia azione fu indirizzata verso l’attuazione della Programmazione naturalmente considerando una pre-condizione ovvia che era la moralizzazione delle vita pubblica.
Vidi e sostenni nella realizzazione di una “cittadella termale” nel complesso Pio Monte della Misericordia il “grande investimento strutturale” per il rilancio economico in uno con l’investimento “ infrastrutturale” del porto turistico e commerciale in un quadro di “intercomunalità” dei sei Comuni.
Questa “intercomunalità” ebbi l’occasione di sottolinearla solennemente nella formulazione nel 1991, chiamato in una “commissione di esperti”, nello Statuto del quale ogni Comune si doveva dotare ai sensi della legge 142 del 1990 che riformava gli enti locali dopo 56 anni dalla legge comunale e provinciale del 1934.
Come sono andate le cose in questi ultimi quaranta anni – lasciata la politica “militante” ma non le idee “politiche” – ho cercato di raccontarle in una immensità di note apparse sulla stampa locale commentando anche l’azione delle classi politiche comunali della “prima” e della “seconda” repubblica in attesa della “terza”.

Ho sostenuto fin dal 1986 la proposta di legge del consigliere regionale Enzo Mazzella, democristiano, per l’unificazione amministrativa ma prima ancora nel 1979 in un convegno per me memorabile tenutosi all’Hotel Regina Palace di Ischia per iniziativa del Comitato di Zona del PSI per discutere dell’allora proposta di legge Aniasi-Bassanini di riforma degli enti locali sostenni l’urgenza di una unità amministrativa al fine di rendere concreta la Programmazione.

Nel 2011 ho sostenuto la campagna per il referendum consultivo per il Comune Unico riscuotendo un successo enorme di partecipazione avviato in maniera del tutto casuale attraverso Facebook.
Credo che fu il più alto momento di partecipazione civile degli ultimi vent’anni. Tanto che proposi ai giovani del Movimento 5 Stelle che furono i militanti più attivi di trasferire la necessità di una partecipazione in liste locali del “Movimento del Comune Unico dell’isola d’Ischia” in modo da praticare una possibile Politica Unitaria anche con genuino “Civismo” per risolvere i “problemi perpetui” come la depurazione delle acque, i trasporti terrestri e marittimi, i grandi investimenti pubblici e privati per una “Coesione Economica e Sociale” dell’isola d’Ischia che ha raggiunto uno sviluppo “ipermaturo” con 3mila imprese e 14mila lavoratori iscritti al Centro per l’Impiego.
Fu un errore storico non aver saputo dare continuità politica a quel Movimento per l’Unità e fu anticipatore del fallimento dell’anti-politica che ha finito per avvantaggiare la Conservazione e la Reazione. Lo spezzettamento in sei Comuni non permette una “Regia Unitaria” di una espansione così vasta e caotica che nella contraddittorietà della legislazione della Regione Campania viene definito un unico Sistema Territoriale di Sviluppo dalla legge regionale del 2008 sulla quale ho ampiamente scritto in questi ultimi tempi e che ha avuto la sola attenzione con un intervento di Gianni Vuoso. Dimostrazione di una campagna elettorale personalistica e senza passione progettuale fondata sul clientelismo ed il familiarismo. Ma le contraddizioni per i vincitori esploderanno presto o sono già in atto perché questo “costume” è stato già visto.

 

In linea con quello che sono stato, che sono, che ho tentato di fare concretamente per l’isola d’Ischia considerando Casamicciola l’“area industriale in crisi” che avrebbe dovuto essere al centro di una Consulta o di un Consorzio tra i sei Comuni o i sei sindaci, ho direttamente partecipato alla campagna elettorale del Comune di Ischia candidandomi nella lista “Ischia Nuova” capeggiata dall’avv. Luigi Telese che ho sempre stimato per il suo costante impegno civile, per la sua azione negli anni ’90 di sindaco d’Ischia e di sostenitore della “Programmazione Negoziata” con la proposta di Patto Territoriale dell’isola d’Ischia che lanciammo con l’indimenticabile Presidente della Provincia, prof. Amato Lamberti (1943-2012) e – buon ultimo – per la comune opinione e valutazione di Giosy Ferrandino già conosciuto a Casamicciola come sindaco (2002-2007) con lo slogan: “Portare Casamicciola all’antica Grandezza: si deve. Si può”.

Ho ritenuto di esprimere a Luigi Telese, ancora una volta come 5 anni fa, stima ed affetto per un Galantuomo che ha servito e vuole servire il Paese e non vuole servirsene. Insieme abbiamo aderito al Movimento dei Democratici e Progressisti (MDP) art.1 ancora una volta come manifestazione di impegno civile e per un profondo rinnovamento della politica nazionale e locale.

Desidero infine ringraziare i 681 cittadini che hanno votato la lista “Ischia Nuova” in modo particolare il mio unico elettore.

Sono convinto che la Strada Maestra è l’attuazione del Sistema Territoriale di Sviluppo con la “Regia” affidata al Sindaco d’Ischia in attesa dell’impossibile sogno della formale unità amministrativa naturalmente con la “buona politica” della partecipazione e della trasparenza incentivando i giovani alla partecipazione ed alla costruzione dell’ Avvenire.

Insieme all’ amarezza per la sconfitta c’è la fierezza di stare dalla parte giusta nell’esclusivo interesse di una Collettività che continueremo a servire.
Casamicciola, 14 giugno 2017
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