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Giallo nel golfo: la strana morte dei gabbiani

di Adriano Madonna

 

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Si fa l’ipotesi di un’alga killer che semina la morte tra uccelli della specie comunemente nota come berta minore. Il fenomeno va forse collegato alla strana morte dei gabbiani che si è osservata l’estate scorsa tra Terracina e Scauri?

Ho letto della moria di numerosi volatili in un articolo pubblicato su “Latina Oggi” di qualche giorno fa, e la notizia mi induce a collegarmi a quanto osservai l’estate scorsa durante un’uscita in barca.
Tornavo in porto dopo un’immersione subacquea quando vidi un gabbiano picchiare dall’alto sull’acqua, certamente per aggredire un pesce. Non appena giunto sulla superficie del mare e probabilmente dopo aver ingerito la preda, il gabbiano fu colpito da violente convulsioni e in capo a pochi secondi morì con le ali aperte sull’acqua.
Osservai la scena e ne fui sorpreso, ma pensavo che il gabbiano fosse rimasto vittima di un ictus cerebrale.
Poi, due giorni dopo, assistetti alla stessa cosa, sempre protagonista un gabbiano, e un terzo aneddoto uguale avvenne di là a una decina di giorni. Contemporaneamente, venni a sapere del ritrovamento di numerosi gabbiani morti lungo le coste del nostro litorale e a Ponza.
Mi riallaccio, dunque, alla misteriosa moria delle berte minori, perché è molto probabile che un nesso ci sia. È evidente che nelle nostre acque c’è qualcosa di tossico oppure il batterio di una patologia fortemente virulenta che uccide l’animale che lo assume. L’assunzione certamente avviene tramite la piramide alimentare: un pesce ingerisce l’agente letale attraverso la nutrizione, che, poi, viene trasferito all’uccello che mangia il pesce.

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Leggo nell’articolo comparso su “Latina Oggi” che si pensa ad un’alga killer e devo dire che l’ipotesi non è poi tanto remota: microalghe pericolose anche per la nostra salute, infatti, si stanno presentando in Mediterraneo a causa del riscaldamento delle acque.
Il fenomeno, infatti, là dove la profondità è bassa e gli idrodinamismi, cioè i moti dell’acqua, sono ridotti o assenti, come nelle baiette tranquille e poco profonde, spesso si verifica. Esso prende il nome di eutrofizzazione. Il suo meccanismo è molto semplice: il forte riscaldamento dell’acqua, insieme con l’eventuale presenza di fertilizzanti che giungono in mare dai riflussi urbani (fosfati, composti azotati etc.), provoca una eccessiva fioritura di microalghe, detta bloom. Queste muoiono e si decompongono, con la conseguenza di un fortissimo consumo di ossigeno.
Di qua, anche la morte degli altri organismi che vivono nello specchio d’acqua, ormai anossica. Nel bloom fioriscono anche alghe tossiche, che, ingerite da pesci fitofagi (che si nutrono di alghe), vanno poi a uccidere gli uccelli acquatici che mangiano quei pesci.

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Il problema delle microalghe tossiche si sta presentando sempre con maggiore importanza in questo periodo di tropicalizzazione del Mediterraneo. Ad esempio, mangiando cozze crude o poco cotte, ci si potrebbe contaminare con la microalga Ostreopsis ovata. Gli effetti sono nausea, vomito, linee di febbre e dissenteria, ma niente di effettivamente pericoloso.

Queste sono le prime avvisaglie negative degli aspetti peggiori della tropicalizzazione del Mediterraneo, ma purtroppo ve ne saranno molti altri di cui dovremo prendere coscienza e da cui dovremo saperci difendere.

 

Dott. Adriano Madonna, Biologo Marino, EClab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”


Nota della Redazione
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Già lo scorso anno ci era capitato di interessarci dello strano fenomeno della morte di diversi gabbiani verificatasi a Ponza nel corso del mese di giugno. Ne scrivemmo nell’articolo Aggiornamento su gabbiani e altre calamità naturali [4] il 16 luglio 2016.