Attualità

L’Italia e l’Europa. La possibilità di un “New Deal” in Italia e a Ischia

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Per capire e spiegare l’ elezione a Presidente della Repubblica Francese di Emmanuel Macron bisogna avere una “certa idea della Francia”. Forse nessuno meglio del generale Charles de Gaulle (1890-1970) l’ha saputa esprimere meglio e l’ha diffusa per tutta la sua lunga e bella vita in ogni parte del mondo. La continua a diffondere con i suoi libri, i suoi discorsi, che sono diventati Storia.

“In tutta la mia vita ho sempre avuto una certa idea della Francia: un’idea nutrita ugualmente di sentimento e di ragione. La parte di me che è sensibilità affettiva immagina naturalmente la Francia come la principessa delle fiabe o la madonna degli affreschi murali, votata a un destino eccelso e straordinario… ma anche il lato positivo del mio spirito mi convince che la Francia non può essere se stessa se non rimanendo in prima fila… Insomma, secondo me, la Francia non può essere la Francia senza grandezza”.
Questo incipit delle “Memorie di guerra” di de Gaulle è famosissimo e di straordinaria suggestione.

Anche l’altro delle “Memorie della Speranza” – l’opera incompiuta – è di straordinaria efficacia:
“La Francia viene dalla notte dei tempi. Essa vive. La voce dei secoli la chiama. Ma resta se stessa nel fluire dei tempi… Essa ha abbracciato numerose generazioni e diverse ne comprende attualmente… essa riveste un carattere costante per cui i francesi di ogni epoca dipendono dai loro padri e si sentono impegnati per i loro discendenti… così lo Stato, che della Francia risponde, è insieme responsabile del suo retaggio, dei suoi interessi odierni e delle sue speranze per il domani”.

Ho letto de Gaulle da adolescente negli anni ’60 studiando il francese direttamente da “Le Monde” con le sue celebri conferenze stampa (ne teneva due sole ogni anno al Palazzo dell’Eliseo) e ricordo ancora come cambiava ogni volta il suo saluto ai giornalisti con una gentilezza innata e perenne in ogni francese. Poi l’ho studiato ed ho letto almeno 5 biografie con una attenzione particolare al “modello di Repubblica” – la Quinta – che aveva voluto nel 1958 e che dura tuttora.

Sembrava che quella Carta fosse stata scritta solo per lui ma invece dura da circa 60 anni ed è diventata una “particolarità francese” perché è un “semi-presidenzialismo” a metà strada tra il “presidenzialismo americano” ed il “parlamentarismo tedesco” perché il Presidente della Repubblica è il capo dell’Esecutivo, eletto direttamente dal popolo, ma ha un Primo Ministro ed il Governo deve rispondente anche al Parlamento bicamerale “imperfetto” con una “Assemblea Nazionale” eletta con collegi uninominali a doppio turno. Era contrario ai partiti, de Gaulle, ma ne aveva bisogno e il suo modello di Repubblica è tale che i partiti sono costretti continuamente a rinnovarsi o a morire e rinascere.

E’ anche paradossale che il più acceso avversario di de Gaulle ne sia diventato il suo più convinto continuatore, Francois Mitterrand, Presidente, socialista, per 14 anni, la più lunga presidenza della V Repubblica.

Così la “certa idea della Francia” di de Gaulle esprime un sentimento ed una ragione di ogni francese in una straordinaria “continuità dello Stato che alla Francia risponde”.

L’elezione di Emmanuel Macron è segno della “continuità dello Stato” e delle nuove responsabilità che la Storia assegna alla Francia in un contesto – nazionale ed internazionale – che cambia continuamente.
Il primo gesto di Macron: la visita ai tedeschi. Fu de Gaulle che volle il Trattato di amicizia con la Germania dopo due secoli di guerre. E’ sull’asse franco-tedesco che si deve costruire l’ Europa dai “lavori in corso”, non solo economica ma anche sociale.

Emmanuel Droit, Franck Hoffmann e Markus Messling sono tre ricercatori al “Centro franco-tedesco Marc Bloch” di Berlino, specializzato in scienze sociali e umane.

Hanno scritto a sei mani un saggio-breve apparso su “Le Monde” di sabato 13 maggio 2017 dal titolo: “La possibilità di un New Deal”.

Scrivono i ricercatori che “l’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza della Repubblica francese costituisce una grande occasione storica per l’Europa. Forse l’ultima. Un fallimento di Macron marcherebbe il fallimento del progetto europeo”. Sottolineano i ricercatori il rafforzamento dell’amicizia franco-tedesca.
“Il primo dovere del nuovo presidente sarà quello di riconciliare una società profondamente divisa”.
“Queste elezioni presidenziali dimostrano che la linea di divisione separa meno il blocco di sinistra da quello di destra”

Definiscono il programma di Macron “social-liberale di riforme sotto il segno dell’impegno forte per l’Europa”.

“In occasione del discorso pronunciato da Macron a Berlino all’Università di Humboldt egli ha manifestato la sua fiducia in un partenariato franco-tedesco.
Ha detto: – Io non sono di fronte a Berlino, io sono con Berlino – “La sua presidenza offre una occasione storica per rilanciare l’Unione Europea. Il nuovo presidente francese deve porre le basi di un “New Deal” che significa la fine dell’arroganza post-imperiale della Grande Nazione e la fine dell’egemonia tedesca.”La Germania deve rispondere a questo appello”.

I tre ricercatori chiedono la fine delle politiche di austerità e di “porre i necessari correttivi ai problemi socio-economici che toccano gli Stati membri dell’UE dal 2008”. Propongono una “politica di investimenti e di partecipazione alla elaborazione di nuove politiche comuni”. Doppio ruolo per la Francia e la Germania: risposte concrete con un “Piano Marshall per lottare contro la disoccupazione dei giovani ed una attenzione particolare per la difesa di un modello di società solidale ed aperto”.

“Il prezzo da pagare è pesante per la Germania, ma la Storia non la perdonerebbe”.

Mi dichiaro quindi fiducioso per l’avvenire dell’Europa. Credo che la Francia abbia dato un segnale forte di “continuità della Repubblica” e di continuità del progetto dell’Unione Europa. Una risposta forte alla Gran Bretagna che è uscita dall’Unione Europea dopo 43 anni di partecipazione e dopo aver chiesto essa stessa di entrare. De Gaulle pose il veto a ben due domande di ingresso della Gran Bretagna nella allora CEE. Gli inglesi – lo diceva Churchill – sono destinati a diventare il 51simo membro degli Stati Uniti d’America.

E l’Italia? Dobbiamo rafforzare “lo Stato che all’Italia risponde” ed il nostro “particolarismo italiano” di un “parlamentarismo” confermato dal voto referendario del 4 dicembre 2016 con la conferma della Carta Costituzionale del 1948. Dobbiamo attuarla. Dobbiamo rivedere il decentramento dello Stato. Dobbiamo avere una buona legge elettorale. Rivedere tutto il sistema dei partiti perché dobbiamo uscire dalla “transizione ventennale” dalla Prima alla cosiddetta Seconda Repubblica perché Noi abbiamo solo una Prima Repubblica.

La Storia non ci perdonerebbe se non mettiamo ordine nello Stato e lo facciamo funzionare attuando la Costituzione cominciando dall’art.1.

Ma il “generale” ha senso ricordarlo solo se può essere trasferito ed applicato sul “particolare”.
L’isola d’Ischia è chiaramente definita un Sistema Territoriale di Sviluppo (STS) denominato dalla Regione Campania STS F5 individuato nel PTR legge regionale n.13/2008. Come attuare qui un New Deal fin da ora? Come portare l’Europa qui fin da ora? Come organizzare una “Regia per lo Sviluppo e l’Occupazione” fin da ora?

Questo il dibattito. E dopo le parole, l’azione. Tutto il resto è noia come direbbe il Califfo.

 

Casamicciola, 16 maggio 2017

 

1 Comment

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  1. vincenzo

    17 Maggio 2017 at 19:01

    Il naufrago disperato si aggrappa a un salvagente quando sta affogando, ma se è ottimista allora crede nella salvezza per cui resiste di più alla fame e alla sete. L’intellettuale ottimista invece si attacca ai libri per cui alla storia e cerca di trarne linfa vitale per comprendere quello che sta succedendo.
    Negli USA vince Trump e dice che è un’apocalisse. Quei cittadini della più grande e contraddittoria democrazia del mondo, secondo questi intellettuali hanno sbagliato a votarlo. In Francia invece viene votato Macron che diventa: la giovane speranza per L’Europa.
    La prima visita di stato di Macron l’ha fatta dalla Merkel, non è certo andato ad incontrare il Papa e a dirgli: sono con te, sposerò le tue battaglie per la pace e per la prosperità dei popoli contro questo mondo delle banche e degli affari. Il potere non deve essere più solo burocrazia e imposizioni dall’alto ma scelta condivisa. Bisogna ridare significato alle parole di Libertà, Fraternità e Uguaglianza e cooperazione tra stati liberi e democratici. Dare di nuovo significato al suffragio universale svuotato di contenuti, Bisogna lottare e disarticolare tutte le strutture organizzate che stanno affamando il mondo. Ha detto questo Macron? Non mi sembra! …Allora assisteremo alla solita politica degli affari a discapito della politica per i popoli.

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