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Si può diventare Sindaci a Ponza senza essere collegati al contesto culturale?

di Vincenzo Ambrosino
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Io dico “Sì, solo in casi eccezionali” come quello che ha portato al successo Vigorelli nel 2012.

Si veniva da una traumatica fine dell’amministrazione Porzio e quindi da sei mesi di commissariamento. L’isola era ancora attonita, stordita per cui confusa. Nessun ponzese né forza politica se l’era sentita di prendere iniziative, di abbozzare una proposta politica in quei sei mesi. C’era il buio e in quel buio ognuno cercava uno spiraglio di luce.

Bisogna andare alle amministrative e qualcuno diceva che comunque bisogna farle perché “era doveroso dare un’ amministrazione civica alla propria comunità”.

Io con pochi altri amici, prendemmo una iniziativa lucida ma disperata (vista la incredibile velleità di alcuni ponzesi): quella di bloccare le elezioni: c’eravamo quasi riusciti! Su questo sito ci sono le relazioni complete di quelle iniziative pubbliche.

La maggior parte dei pretendenti alla carica di Sindaco mi firmò anche una dichiarazione – tra questi c’erano Vigorelli e Ferraiuolo – nella quale si impegnavano a non presentarsi alle amministrative a patto che nessuno si presentasse. E’ storia conosciuta: Antonio Balzano declinò l’invito a non presentarsi a quelle elezioni (avendo una sua consapevolezza di detenere ancora un vasto consenso), a questo punto la sfida fu raccolta da Francesco Ferraiuolo e Pier Lombardo Vigorelli.

Piero Vigorelli si è presentato a quelle elezioni portandosi a presso la sua cultura sociale, politica, economica assolutamente diversa da quella locale.

Quella occasione di vuoto, di buio, di commissariamento, di arresti, di sequestri è stata propizia per un nuovo messaggio, per una nuova cultura di governo, raccolto dal 36% dei cittadini ponzesi.

Adesso la situazione è diversa! Vigorelli è sindaco da circa 5 anni e ha mostrato quello che sa fare, il modo in cui lo fa e quello che vorrà fare. In questi cinque anni contro questa politica c’è stata un minimo di opposizione consiliare, si sono formati dei comitati cittadini che hanno discusso di problematiche, c’è stato un sito web che ha mantenuto alta l’attenzione sulla politica locale.

In questi anni quindi non c’è stato il vuoto – seppur non c’è una sintesi progettuale tra le varie anime dell’opposizione – c’è stata un’aggregazione di intenti, basata sulle cose concrete: sul ripristino di regole e modi di agire figli di una cultura collaudata da almeno sessant’anni che sta diventando proposta politica.

Ecco la domanda: può in questo contesto proporsi a diventare leader di questa aggregazione sociale-economica-politica una persona che ha una cultura diversa? Che fa ancora distinzioni ideologiche? Che non ha consenso, né voti? Che non ha un appoggio convinto del suo gruppo di appartenenza? Che non ha preparato la sua discesa in campo presentando, nel tempo, direttamente ai cittadini, il suo progetto “ideologicamente diverso” ma capace, per la sua lungimiranza, di convincere anche un vasto elettorato di centro-destra?

Può una persona presentarsi a fare il Sindaco senza avere dimostrato in questi cinque anni di avere carisma e competenze capaci di convincere la maggioranza dell’elettorato ponzese?

La mia risposta è No!

Ci sono state nel tempo candidature nuove come quella nel 2001 del dott. Pietro Scotti , ma quella era una scelta politica, fatta da un chiaro schieramento politico di centro-destra che aveva una maggioranza elettorale a Ponza.
Il dottor Mario Balzano – espressione dell’amministrazione uscente di Antonio Balzano – non avrebbe mai vinto quelle elezioni se quel raggruppamento di centro-destra non si fosse diviso: vi ricordate si divise in due liste quella capeggiata da Pietro Scotti che perse per pochi voti e quella capeggiata da dott. Salvatore Nicoletti che ebbe anche molti voti.

Ci sono delle personalità Nuove che possono presentarsi alle elezioni, alcuni di questi nomi sono stati fatti anche in questi mesi, assolutamente proponibili per l’elettorato ponzese. Persone conosciute e apprezzate nel tempo per il loro impegno sociale e civile, per la loro appartenenza anche culturale alla cittadinanza ponzese e fornese. Purtroppo queste personalità non hanno accettato l’invito ma se non si hanno di queste caratteristiche bisogna imparare a fare politica, farla con impegno e quotidianamente se si vuole tentare di imporre una nuova visione politica per l’isola.

Il cambiamento, che ho definito sostenibile (leggi qui), che non è figlio di questa cultura, è possibile, ma va preparato con razionalità: c’è bisogno di un leader e delle persone che vogliono dedicare il loro tempo a comprendere per elaborare un progetto di governo e nel tempo spiegarlo e farlo digerire ai cittadini ponzesi.
Questa è Politica ma è un’altra Storia!

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