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Correre coi lupi

di Silveria Aroma
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Una donna muore vittima dell’uomo che crede di amarla o di averla amata.
Si tende a parlare di dramma della gelosia, di amore criminale, di passione…è già! La Santa Pasqua è vicina. Ma quale amore uccide?!
Possessività, morbosità, brutalità, efferatezza cosa c’entrano con l’amore?
Siete ancora convinti che chi ama soffra di gelosia?!
Oh certo, è possibile, specie se si percepisce la propria vocazione al tradimento e la si (an)nega.

[femminicidio
fem·mi·ni·cì·dio/
sostantivo maschile
Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica
di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità
attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.
–  Uccisione di una donna o di una ragazza]

Le donne vittime di una violenza che può arrivare sino all’uccisione ci sembrano confuse, fragili, distanti da noi.
Sarà proprio così?
Potremmo essere noi una di quelle donne, una cara amica, una sorella.
Una donna qualsiasi incapace di misurare la pericolosità del suo compagno o ex compagno.
Talvolta gli assassini vestono per decenni gli abiti delle persone per bene, mai un litigio coi vicini, mai un ritardo al lavoro, mai una multa per eccesso di velocità… date retta, meglio essere classificati come strani, strampalati e godere di una consapevolezza improntata sull’etica e di fedina penale immacolata per una vita intera che essere perfetti… fino all’esplosione.

Lo svilimento legato a certe notizie mi porta a cercare confronto e conforto… tra le pagine di due libri, in particolare, che le donne farebbero bene a prendere almeno in considerazione: Donne che amano troppo di Robin Norwood (Feltrinelli; 1989), e Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés (Frassinelli 1993; 2^ ed. 2007).
I libri che sono sempre buoni compagni di viaggio e di vita, spesso si rivelano utili strumenti.

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Se non vai nel bosco, nulla accadrà mai, e la tua vita non avrà mai inizio.
“Questa è la mia vita, e non una favola, stupidi che non siete altro”, disse lei. “Io devo andare nel bosco, devo incontrare il lupo, altrimenti la mia vita non avrà mai inizio”.
Ma il lupo che incontrò aveva una zampa imprigionata nella trappola.
“Aiutami, oh aiutami! Ahi! Ahi!” urlava. “Aiutami, oh, aiutami! Ti darò la giusta ricompensa. “Perché così si comportano i lupi nei racconti di questo genere.
Come posso essere sicura che non mi farai del male?”, chiese lei. Stava a lei porre domande. “Come faccio a sapere che non mi ucciderai e non lascerai di me le ossa soltanto?”
Domanda sbagliata”, ribatté il lupo. “Devi soltanto credere alla mia parola” .
E riprese ad ululare e a gemere e a lamentarsi. 
Oh, ahi iii! Ahi iii! Ahi iii! C’è una sola domanda che vale la pena porre, cara ragazza. Oh! Ahi iii!”.
Senti. Lupo, correrò il rischio. Ecco qua!” e fece scattare la trappola, e il lupo tirò fuori la zampa e lei gliela fasciò con le erbe e le foglie.
“Ah, grazie, cara ragazza, grazie mille”, sospirò il lupo.
E siccome lei aveva letto troppi racconti del tipo sbagliato, si mise a gridare “Avanti, ora uccidimi pure, e finiamola con questa faccenda”.
Invece non andò affatto così. Il lupo le posò la zampa sul braccio. “Sono un lupo di un altro tempo e di un altro luogo”, affermò. E, strappandosi dall’occhio un ciglio, glielo porse dicendo “Usalo, e sii saggia. D’ora in poi saprai chi è buono e chi tanto buono non è. Guarda semplicemente con i miei occhi, e vedrai con chiarezza.

Per avermi lasciato vivere,
ti permetto di vivere
in modo che non si è dato mai.
Rammenta, c’è un unica domanda che valga la pena porre,
cara ragazza, dddddd
èèèèèèèèèèèèè llllllll
aaaaaaaaa?

E così tornò al villaggio, felice di aver salva la vita. E questa volta quando dissero “Resta qui come mia sposa”, oppure “Fa’ come ti dico”, o “Di’ quel che ti dico di dire, e resta una pagina bianca come il giorno che sei venuta”, prendeva il ciglio del lupo attraverso quello che guardava e vedeva i loro moventi quali mai li aveva visti prima.
E la prima volta che il macellaio pesò la carne, lei guardò attraverso il ciglio del lupo e vide che pesava anche il suo pollice. E guardò il suo corteggiatore che disse “Vado così bene per te”, e lei vide che non andava bene per niente al mondo.
E, così e in tanti altri modi ancora, fu salvata, non da tutte ma da molte sventure. Inoltre, con questa capacità nuova, non soltanto vide l’infido e il crudele, ma iniziò a crescere immensa di cuore, perché guardava ogni persona e la soppesava in modo nuovo attraverso il dono del lupo che aveva salvato.

La Donna Selvaggia, quella​ che non ha perso il contatto con il suo intuito, sa riconoscere Barbablù quando lo incontra, sa come trattarlo;​ ne conosce i travestimenti, i giochi e​ le manipolazioni.
Se lo (ri)conosci, lo eviti.​

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