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Il futuro di Zannone e l’ambientalismo

di Rosanna Conte
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Nel bailamme informativo di oggi, dove chi più strilla più ha ragione, chi è padrone della lingua e delle tecniche di comunicazione ha il potere di attrarre gli inflazionati like sulle sue posizioni anche se sono poco chiare o addirittura nocive per chi applaude.

Quanti equivoci nascono sul significato delle parole che, ormai, assumono senso diverso a seconda della cultura, della sensibilità e dell’interesse delle persone.

Le campagne elettorali sono il luogo privilegiato per assecondare i moti viscerali dei votanti, e lì si usano parole d’ordine cariche del significato che gli attribuisce l’elettorato di riferimento, contribuendo allo svuotamento di senso e al depauperamento delle idee.

E’ un po’ quello che succede con la parola ambientalismo, che dappertutto ha una fortissima valenza positiva, mentre a Ponza si connota di sospetti e negatività.
Non credo che ciò avvenga perché i ponzesi non amino la natura, ma perché, come dice Vincenzo, continuano ad essere convinti che ognuno è padrone in casa propria e non ci può essere legge che tenga.

E’ in nome di questo principio che l’isola non ha colto nei decenni passati occasioni di sviluppo che andavano in direzione diversa da quelle che poi hanno prevalso e di cui vediamo gli esiti oggi, occasioni che invece hanno regolamentato in maniera positiva la vita di altre comunità entro i limiti di un’economia sostenibile.

Cosa dire, adesso, della richiesta del Consiglio comunale di far uscire Zannone dal Parco del Circeo?
Condivido molte delle osservazioni di Vincenzo, e penso che il caso Zannone vada effettivamente trattato con attenzione, ma anche con apprensione, perché non è detto che una volta ripresa l’isola, la comunità e l’amministrazione ponzese siano in grado o abbiano la volontà di mantenerne gli equilibri ambientali per cui è stata inserita nel Parco del Circeo.

Assodato che quello che è successo a Zannone è riprovevole, non è l’indignazione urlata per armare una crociata che ci aiuta a capire quale sia la strada giusta da seguire.

L’arma della parola usata come clava non è nuova, e ambientalista a Ponza si presenta gravida di negatività al punto da aizzare tutti i cacciatori dell’isola, e ne sono tanti, contro chi ne è tacciato.

L’abitudine a mettere un’etichetta per rendere subito riconoscibile un pregio o un difetto senza andare oltre ed arrivare al confronto, rischia di ingenerare i più grandi equivoci con grave danno per la comunità.

Levare le etichette e chiedere senza essere prevenuti il senso delle parole usate per esprimere le proprie idee è il primo passo per riconoscere la legittimità delle ragioni reciproche ed arrivare al dialogo, anche fino al punto da vedere cacciatori ed ambientalisti collaborare invece che farsi la guerra, come si può leggere in quest’articolo [2] su un accordo firmato tra ISPRA, Legambiente, Federcaccia, Arcicaccia e Anuu.

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A Ponza, questa è una strada ancora da aprire. Si preferisce la lotta a pugni chiusi, quella, sempre, all’ultimo sangue, che fa molta scena, distrugge sensibilità e legami, lasciando macerie e non costruzioni.

L’unanimità del voto al Consiglio comunale, aldilà della strumentalizzazione che se ne è fatta, ha lasciato perplesse molte persone.
Leggendo i documenti prodotti in quella sede, si nota che la posizione sulle motivazioni e sulle prospettive dell’uscita di Zannone dal Parco del Circeo non è, però, la stessa.
Accanto a chi si è sempre dichiarato anti-ambientalista, dimostrandolo anche nei comportamenti, c’è chi ha tentato di proteggere e valorizzare l’ambiente isolano, consapevole del fatto che è l’unico bene che abbiamo.

Ora a voler considerare la parola nella sua accezione originaria, ambientalista è colui che nelle sue osservazioni e decisioni guarda alla conservazione dell’equilibrio di un sistema vitale in cui è inserito anche l’uomo. Se questo equilibrio crolla vengono danneggiati non solo animali, piante e rocce, ma principalmente l’uomo.

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Bisogna essere tacciati di ambientalismo se ci si preoccupa della salvaguardia dei luoghi in cui viviamo?

L’esito del Consiglio comunale di lunedì viene da un braccio di ferro innescato da chi vuole strumentalizzare l’ambientalismo a fini elettoralistici, ma è fondamentale uscire dall’impasse dei blocchi che continuano imperterriti a nuocere a tutta la comunità. La strada del dialogo e della disponibilità a capirsi reciprocamente può sgombrare il campo da equivoci dannosi, quegli stessi che in passato hanno determinato scelte deleterie, ma, ovviamente bisogna prima condividere il senso delle parole oltre che un orizzonte di valori che vanno dal rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente alla dirittura morale di usare le parole nel senso condiviso.
L’ambientalista ponzese non ha mai pensato di bloccare le attività primarie, caccia e pesca, e la circolazione in barca per le coste dell’isola, ha solo pensato che una semplice regolamentazione che consentisse la riproduzione delle specie viventi locali e la conservazione dei fondali che attirano pesci e turisti, fosse auspicabile per il bene economico di tutti i ponzesi.

Invece di insistere su un falso, è il caso di aprire a un dialogo chiaro e produttivo.

Se l’iter della fuoriuscita di Zannone dal Parco dovesse superare tutti gli ostacoli gli anti-ambientalisti cosa farebbero? Distruggerebbero l’ambiente facendo cacciare e pescare a volontà, perché è casa nostra?

Non credo, ma, probabilmente, la tutela dell’ambiente per loro sarà importante fino a un certo punto, se la priorità è la messa a frutto di un bene comune, perché, visto che non ci sono risorse pubbliche adeguate a risanare e conservare Zannone, ci si affiderà a privati.

E questa è una carta tutta da giocare; la stessa opposizione ha aderito all’uscita dal Parco in vista di un eventuale futuro progetto di ingresso dei privati.

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L’imponderabile è enorme, di sicuro l’ambientalismo così inviso ai cacciatori ponzesi ci entrerà come il cavolo a merenda. Saranno ben altre le dinamiche che avranno voce nel futuro di Zannone se, uscita dal Parco dopo la lunga trafila burocratica-istituzionale, l’amministrazione ponzese, qualunque essa sia, ne aprirà le porte a chi, avendo capitali, potrà gestirla tutta o in parte per chissà quanto tempo.

Se ciò dovesse accadere, chi avrà la forza e la preveggenza di difendere Zannone bene comune, ambientale, paesaggistico e storico, quando oggi non si riesce nemmeno a difendere il diritto dei ponzesi alla mobilità con la Laziomar e ai costi contenuti dell’acqua con Acqualatina?