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Il silenzio “assordante” e i misteri della vita delle Galapagos

di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

 

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Le conferenze non sempre catturano l’attenzione dei presenti o per lo meno non sempre ci riescono del tutto.  Ma quella sulle Galapagos tenutasi sabato pomeriggio a Gaeta, a cura del prof. Adriano Madonna, è stata veramente interessante ed a tratti coinvolgente. Merito delle cose che sono state dette e di quelle “raccontate” laddove, con riferimento al viaggio di studio su cui verteva la conferenza, sono state trasmesse le emozioni provate.
Mi riferisco in particolare agli interventi del prof. Giancarlo Cianfrone e del prof. Madonna.
Ma andiamo con ordine.

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Dell’origine geologica e della storia di queste isole straordinarie, patrimonio dell’Umanità dal 1978, hanno detto rispettivamente il dottor Vincenzo Vuolo e l’architetto Luigi Valerio.
Di questa parte dell’incontro mi ha colpito apprendere che queste straordinarie isole-paradiso, di origine vulcanica, quindi nate dal fuoco, sono destinate ad inabissarsi.

L’arcipelago si trova su un “punto caldo”, cioè su una di quelle aree del pianeta dove il magma risale in superficie lungo “camini eruttivi” che, nel tempo, si sono innalzati fino a superare il livello dell’oceano e a formare le isole.
La configurazione di queste isole è andata continuamente modificandosi; infatti la zolla tettonica su cui poggia l’arcipelago si sta spostando spingendo le Galapagos verso la costa dell’Ecuador mentre la zolla stessa si inabissa sotto la placca continentale. Il risultato di questo spostamento ed inabissamento è che le isole attuali sono destinate a scomparire per dar posto a nuove isole così come è avvenuto per il passato con le più antiche Galapagos che si trovano nelle profondità dell’oceano. Ciò giustifica come la situazione ecologica di queste isole sia stata influenzata e, probabilmente lo sarà anche nel futuro, dalla situazione geologica.

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Parliamo, veramente, di un posto unico al mondo!

A scoprire le Galapagos fu il vescovo di Panama Tomas de Berlanga. Accadde per caso il 10 marzo del 1535. Tomas de Berlanga doveva raggiungere il Perù per dirimere una questione sorta tra l’esercito e il condottiero spagnolo Francisco Pizarro.
Navigando lungo la costa occidentale dell’America del Sud fu sorpreso dalla “bonaccia” che lo mandò alla deriva facendolo approdare sulle spiagge dell’arcipelago. Il vescovo venne colpito dalle specie animali che vide sulla costa: tartarughe, iguane e leoni marini mai visti prima.
Rimase affascinato dalla loro straordinaria mitezza. Le isole erano disabitate.
La loro posizione venne registrata per la prima volta sulle mappe nel 1570 dal cartografo Ortellu e vennero chiamate insulae de los Galopegos, cioè isole delle tartarughe.
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Come tutte le isole, come le nostre isole, anche le Galapagos conobbero i pirati e i predatori, inizialmente come rifugio e successivamente verso la fine del ‘700 come base di appoggio per i balenieri dell’Oceano Pacifico, che continuarono anche la strage di tartarughe e foche iniziate con i pirati.
Ma le Galapagos sono state anche isole di confino.
Il 18 febbraio del 1832 furono annesse all’Ecuador e le prime persone che le popolarono (per la precisione venne scelta l’isola di Floreana) furono dei detenuti ai quali successivamente si aggiunsero degli agricoltori.
Di lì a poco, il 15 settembre 1835, sarebbe arrivato il naturalista Charles Darwin. L’isola che l’ospitò era San Cristobal e ciò che ne seguì è storia.
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C’è stato poi l’intervento del prof. Giancarlo Cianfrone che ci ha detto di una particolarità di cui è rimasto colpito e che esiste solo alle Galapagos. Riguarda il rumore.
Ebbene il livello di rumore sulle isole è al disotto di quello che noi, in Europa, abitualmente registriamo di notte in una stanza da letto chiusa con doppi vetri alle finestre in una zona residenziale o anche in campagna.
Alle Galapagos si può godere di un silenzio che per le nostre orecchie e il nostro cervello è qualcosa di straordinario e inusuale.
Sappiamo che il rumore si misura in decibel e il livello mediamente rilevato nella vita quotidiana è pari a 43/45 decibel. Man mano che questa soglia viene superata aumentano i rischi per la nostra salute. A 60 decibel possono verificarsi dei danni al cervello o al cuore e oltre si può causare la rottura delle nostre cellule acustiche con conseguenze che ci portiamo per tutta la vita.
Alle Galapagos il livello di rumore in ambiente aperto è pari 27/28 massimo 29 decibel!

L’esperienza che si fa – ha raccontato il prof. Cianfrone – è che man mano si abbassa il livello dei decibel si innalza la nostra sensibilità uditiva e con essa la capacità di percepire i rumori della natura che non siamo abituati ad ascoltare.
Come quelli degli insetti che si muovono, delle foglie che strusciano, delle gocce d’acqua che cadono.
Io che ho vissuto i silenzi dei fari isolati, come quello di Zannone e della Guardia, ne so qualcosa.
C’erano dei momenti, quelli di calma assoluta per assenza di venti, in cui percepivi lo sbattere d’ali degli uccelli, il fruscio dell’andare delle lucertole, i sassi rotolare…
Diceva mio padre: ‘sta pace, ‘stu silenzie me porte sule pensiere belle,  a conferma di quanto beneficio possiamo trarre dall’assenza dei rumori.
Questa cosa del silenzio ha affascinato la platea e penso di non esagerare se dico che in ognuno si è acceso il desiderio di vivere per almeno un momento l’esperienza di fotografare con l’orecchio (testuali parole del professore) il silenzio “assordante” delle Galapagos.

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E’ stata infine la volta del prof. Madonna che ci ha raccontato del suo viaggio commentando una serie di bellissime fotografie da lui stesso scattate.
Molte delle cose dette le possiamo ritrovare negli scritti pubblicati di recente sul sito.
Qui mi piace ricordare la straordinaria simbiosi, messa in evidenza dal prof Madonna, che esiste su queste isole tra gli animali e gli uomini.
Ha raccontato Madonna che un giorno un uccellino, uno delle tante specie esistenti sulle isole, ha accompagnato lui e il prof Cianfrone, passo passo, dalla costa dove si trovavano fino alla stazione scientifica Charles Darwin che li ha ospitati, fermandosi quando loro si fermavano ed avanzando quando loro avanzavano.
Ancora: quando mettevano delle mollichine di pane sul davanzale della finestra accadeva che si radunassero tantissimi fringuelli di Darwin. La cosa straordinaria è che questi uccellini se ne andavano quando loro rientravano e tornavano quando Madonna e il prof. ricomparivano… tutto il contrario di quello che avviene altrove.
I simpatici pellicani, tantissimi, passeggiano e vivono tra gli uomini, soprattutto tra quelli dei mercati del pesce in cerca di cibo.

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Così fanno anche i leoni marini, “cagnoni” (come li ha definiti Madonna) di 350/400 chili.
Percorrono, ciabattando, lunghi pezzi di strada, dal mare ai mercati, per “andare a fare la spesa”, come la leonessa Teresa di cui ci parla Madonna nell’articolo “Galapagos, le isole senza tempo (5). Plaza dei leoni” [8]
Teresa, la leonessa marina [9]
E non c’è nessuno che li caccia proprio per quel rapporto spontaneo di mutuo rispetto che c’è tra gli uomini e gli animali.
Lì la gente il rispetto ce l’ha scolpito nel DNA.
Curioso il comportamento del maschio dei leoni marini. Ha il solo compito di ingravidare la femmina e non fa nient’altro se non che trascorrere tutto il restante tempo disteso sugli scogli a prendere il sole. Spetta alla femmina andare in acqua a catturare i pesci, allevare e accudire i piccoli e insegnar loro a pescare. Se la femmina si deve allontanare consegna il cucciolo ad un’altra femmina e lo riprende al ritorno, un comportamento societario familiare tale da renderli tra gli animali più evoluti del pianeta.

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Ovviamente ampio spazio è stato riservato anche alle iguane marine e alle tartarughe giganti, i simboli di queste isole e di cui il prof. Madonna ci ha così bene raccontato nell’articolo  “Galapagos, le isole senza tempo (1). Le iguane” [11]
Qui voglio ricordare la mitezza delle iguane che è inversamente proporzionale alla loro bruttezza.
Sono esseri innocui e docili a tal punto da farsi avvicinare ed accarezzare, cosa che il prof. Madonna ha fatto più volte e di cui – ci ha detto – di avere perfino nostalgia.
Hanno un ottimo rapporto con i granchi rossi che si portano numerosi addosso con compiti di pulizia alla pelle e alle squame.

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Cosa dire, infine, delle tartarughe giganti, esseri per i quali sembra che il tempo si sia fermato?
Vivono sicuramente oltre 100 anni, hanno un metabolismo lentissimo e per questo possono rimanere digiune anche per mesi.
Lentissime nel loro procedere, per fare 400 metri possono impiegare anche tre ore.
La loro stazza (arrivano a pesare anche 250/300 chili) e la loro “vegliarda” età meritano rispetto… così che se attraversano una strada carrozzabile tutti si fermano e aspettano pazienti, come se fossero davanti ad un semaforo rosso, per farle passare.

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Questo ed altro ci è stato raccontato nel corso della gradevole ed interessante conferenza di sabato scorso. Le Galapagos, sono sicuramente uniche e affascinanti… “un libro aperto dove gli uomini di buona volontà possono andare a leggere i misteri della vita” come ha detto a chiusura della serata il prof. Madonna.

nota: le foto raffiguranti gli animali sono di Adriano Madonna. Lo ringrazio per averle messe a disposizione del sito.