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Ricordo e sogno

di Francesco De Luca
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Ricordo e sogno. Sono gli antipodi di ogni vicenda umana. Il ricordo è arroccato nella parte iniziale del segmento, lì dove parte l’avventura della vita; il sogno si agita nella parte che si proietta in avanti. Il primo è ancorato a realtà cementate, il secondo è volatile e immaginoso. Del primo si rimpiangono le perdute certezze, del secondo si anelano le novità.

Il ricordo porta indietro il sentimento, lo rivede nel suo apparire, circondato dall’affetto parentale, dall’imprinting culturale; il sogno si nutre della stessa sostanza affettiva ma la scardina dal già vissuto e la sospinge nell’inesplorato da cui aspira l’appagamento.

Tutta la vita altalena fra ricordo e sogno. Talvolta sopravanza il primo, o è il secondo a monopolizzare, oppure si vacilla dall’uno all’altro. Le stesse età ne sono inficiate cosicché nell’adolescenza vince il sogno, nella vecchiaia supera il ricordo, nell’età matura i due stanno in bilico.

Bellissimo tempo è quello in cui il sogno rivisita il ricordo e lo attualizza. Avviene allora il portento che al ricordo si tolga la temporalità, l’inadeguatezza del passato, e il sogno lo riproponga con lo opportune modifiche strutturali legate al mutare delle situazioni.

In questo caso il sogno rivitalizza il sentimento che il ricordo evidenzia come supremo, e lo utilizza per farne il motore dell’aspirazione.

Ho chiamato il fenomeno un portento ma non v’è nulla di trascendentale in esso. Si tratta di credere in un progetto che tenti di realizzare il sapore, le relazioni, le opportunità del ricordo.

E’ questo il progetto in cui bisogna confidare per ridare anima alla nostra comunità isolana.

L’anima isolana che si nutriva di solidarietà e di comunanza. La si desidera tutti e da tutti se ne parla con nostalgia. Occorre credere che essa possa ricomparire e ricompattarci.
Perché? Perché essa è sopita nel nostro essere isolani, nel nostro essere ponzesi.
Questo Sito vede molti scritti in cui ci si lamenta dell’indifferenza, dell’egoismo, della scarsa sensibilità comunitaria dei Ponzesi. Sono scritti pieni di rimpianto, di animo che vuole trovare compagnia, che vuole stringere la mano dei compaesani.

E’ possibile farlo! Dunque dobbiamo farlo !

Dal ricordo del nostro dorato passato al sogno di un appagante futuro.