- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Epicrisi 102. Un inverno di terribile normalità

di Giuseppe Mazzella
the-winter-of-our-discontent [1]

 

A pochi giorni dal Natale, nonostante i preparativi febbrili per festeggiarlo in allegria (un Natale insieme [2]dell’Ass.ne Cala Felci e Natale a Ponza [3] della Pro Loco), a Ponza non si respira affatto un clima festivo. Per la verità non solo a Ponza.
E’ come se una nuvola nera incombesse sulla vita della nostra comunità isolana, impegnata a superare le tante difficoltà del momento e gravata da un peso insostenibile.
Se non fossero le belle notizie di nostri due nuovi brillanti laureati (Giuseppe Andreozzi [4]e Fabiana Arrigo [5]), ci faremmo veramente prendere dallo scoramento.

A dare la visione icastica del momento è l’articolo di Sandro Russo che, tornando a Ponza [6] dopo un anno, la trova non solo triste e uggiosa, ma come un luogo dove non attecchisce quasi più la speranza. Un luogo che da ex paradiso si è come trasformata in un purgatorio grigio. Ovviamente quando parliamo di speranza, intendiamo quella di poter cambiare la nostra vita in meglio. Sandro percepisce solitudine, silenzio, forse paura. Una normalità terribile, ma solo apparente. Di cui si ha forse anche paura di parlare.

1-salita [7]

Sulla stessa linea cadolente, appaiono gli interventi di Franco De Luca (L’albero della libertà (9), ovvero Le promesse so’ tabbacchere ‘i legno [8] e Detti come confetti. Auanno è triste [9] ) che, acutamente e ormai da anni, analizza come un termometro le “temperature” e gli umori dei ponzesi che appaiono sempre più abbandonati dalle istituzioni e sempre meno tutelati, chiamati solo a corrispondere gli oboli e mai a far valere i propri diritti.
Ovviamente alla base di questo crudele isolamento c’è l’irrisolta questione di collegamenti che continuano ad essere inefficienti, nonostante i consistenti esborsi regionali, cioè dei soldi delle tasche dei cittadini. La continuità territoriale continua ad essere per Ponza nel 2016 un diritto negato. In questo clima non proprio confortante appare una beffa la storia raccontata da Rosanna Conte dello sciopero dei confinati (Pensierino natalizio [10]) cioè di cittadini cui era stata negata anche la facoltà di fare i bagni a Chiaia di Luna. Oggi i ponzesi sono trattati peggio dei confinati antifascisti.

fortino [11]

A tirare su il morale, pur recuperando una parte della nostra memoria, non bastano gli scritti accorati di Pasquale Scarpati (leggi qui [10]), e di Silveria Aroma che ci racconta di munacielli rumorosi e scherzosi (leggi qui [12]), o i ritmi di vita di un tempo analizzati attraverso i proverbi, come fa Luisa Guarino (leggi qui [13]).

frontone-luna-resized [14]
Una piccola luce, però, illumina questo dicembre del nostro scontento: la vicenda lieto fine della reggia di Carditello [15] e – nel commento di Enzo Di Fazio -, l’esempio di un tedesco, innamorato di Ponza che ad ogni inizio di estate si dedica con amore alla pulizia del viottolo – di folgorante bellezza – che collega Ponza porto al Faro della Guardia, per la verità inopinatamente interdetto da troppo tempo, assieme a gran parte delle nostre coste gravate da vincoli draconiani che impediscono e niente risolvono.

la-stradina-di-accesso-al-faro-via-terra-small-copia [16]

Ponza è come ingessata, impedita nella sua libera vita, “confinata” ancora una volta. Ma gli isolani stanno prendendo coscienza di questo disagio e, seppure ancora sommessamente, stanno cominciando a sentirsi e a vivere come comunità; a immaginare e a costruire un futuro modellato sulle esigenze legittime, intervenendo direttamente sulle scelte.
Come ad esempio sottoscrivendo in tanti e idealmente in tantissimi il ricorso al TAR per bloccare il desalinizzatore di Cala dell’Acqua [17], che a detta di approfonditi studi scientifici avrebbe un effetto devastante sull’ecosistema marino.

Forse è il primo passo per passare dalla normalità terribile alla normalità semplice.