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Incidente sul mare e fede in San Silverio

segnalato da Feola Patricia Sandra

 

Oggi  domenica 27 novembre a Ingeniero White i ponzesi d’Argentina festeggiano san Silverio.

Ci saranno tante iniziative alla maniera ponzese e ci sarà ovviamente la processione con il santo sul mare.
Ne abbiamo già scritto: San Silverio in Argentina [1]

Approfittiamo di questo appuntamento per raccontare un capitolo del libro di Susana Beatriz Martos “SAN SILVERIO. L’origine di una fratellanza”.

Juan Bautista (Cacho) Marzocca.
Incidente sul mare e fede in San Silverio

Juan Bautista Marzocca conosciuto pescatore, ex-presidente della Società San Silverio, è legato a Ponza per via del suo matrimonio con Lucia Conte, figlia di Domingo Conte, immigrato dall’isola.

“Nel 1974, ebbi il secondo affondamento della mia lancia. Il primo si era verificato nella “ria” di Bahia Blanca nel 1972, ma senza conseguenze”.

“Al cinquantesimo aniversario dell’arrivo della statua di San Silverio, facemmo confezionare delle bandierine con l’immagine di San Silverio ed in ogni imbarcazione ne venne posta una. Quando venivano fatte le riunioni di Prefectura (1), io dicevo a tutti che mi sentivo sicuro solo se portavo al collo una medaglia della Vergine o del Santo. Il valore spirituale, secondo me, è quello che maggiormente ispira la vita di ognuno. Chi non crede in nulla, non nutre neanche speranza di nessun tipo”.

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“Mentre riparavamo la lancia lavorando con altri compagni, si verificò una terribile tempesta che ci affondò la barca. Era l’una di notte del 5 gennaio 1974 quando si scatenò prima una grandinata e poi ci colse un tornado che fece rovesciare la lancia. Io con un altro compagno rimasi chiuso nella stiva e non potevo fare altro che implorare: ‘San Silverio, aiutami!’. Infatti sicuramente saremmo morti… La lancia si era rovesciata con la parte dell’albero sott’acqua e la chiglia verso l’alto. Io avevo indossato un equipaggiamento da pioggia. Quando la barca si rovesciò, rimanemmo senza luce. Tutto era buio”.

“Era mia abitudine dormire con una scatolina di fiammiferi in tasca, la cercai a tentoni. Tutto era successo così rápidamente che i fiammiferi non si erano bagnati; li presi, accesi uno e vidi che la barca si era rovesciata. A causa della tormenta eravamo a tredici metri sott’acqua. Gli altri quattro compagni erano saltato fuori dall’imbarcazione e si erano afferrati ad essa. Quando cercai di uscire dal boccaporto, vidi che la scialuppa di salvataggio si era posta di traverso o la bloccava, per cui impossibile uscire dalla stiva. Per Dio e la Vergine! Aiutami San Silverio!

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Per fortuna, essendosi la lancia capovolta tanto rápidamente, avevamo ancora aria da respirare, anche se questa diminuiva man mano che la barca perdeva acqua. Era come una camera d’aria che si sgonfiava piano piano. In questo guazzare nell’acqua, ero disperato e il mio único pensiero era al caro San Silverio. Dissi al mio compagno: Cesare, provo ad uscire. Mi tuffai e mi immersi per potermi liberare dell’imbarcazione” (…A questo punto, Cacho Marzocca descrive le varie peripezie in quella buia prigione fatta di acqua, lottando con la necessità di respirare, trovandosi senza aria).
Alla fine riuscì ad uscire e racconta quello che vide: “Quando vidi la lancia rovesciata e la scialuppa incastrata… nuotando mi aggrappai all’asta del timone. Severino che si era afferrato allo stesso punto, era svenuto per i colpi della grandine molto grossa e il Ruso stava anche lui aggrappato all’asta del timone. Quando arrivarono i soccorsi da un’altra lancia: ”Vado a cercare Cesare”, pensai. Nel frattempo l’acqua arrivava fino ai giubbotti salvavita dotati di pile che, bagnandosi, facevano accendere le lampadine. Allora, con questa luce, riusciva a vedere qualcosa il mio compagno rimasto nella stiva… Egli non sapeva nuotare ma afferrò un pezzo di legno, ebbe paura perché inciampò con delle reti… però alla fine uscì dalla lancia e vedemmo che la corrente dell’acqua se lo portava via. Era un momento disperato, ma riuscimmo a salvarlo!
La lancia, riempiendosi di acqua, per un effetto della física, tornò a rovesciarsi e riprese la posizione normale. Il giorno dopo risalì in superficie. Successivamente potemmo svuotarla dell’acqua e togliere la sabbia rimasta dentro. Fu un lavoro arduo, ma alla fine mettemmo in sesto la barca, grazie a Dio, ci mettemmo tutti in fila e riprendemmo il ritorno verso Ingeniero White”.
L’intensità e l’emozione del racconto sono state impressionanti, sebbene abbiamo dovuto ridurre alcuni paragrafi, Per Cacho Marzocca l’essersi salvato dall’incidente fu opera di San Silverio che aveva risposto alle sue preghiere. Se prima del fatto era devoto al santo, ora lo è molto di più.

 

(1) Prefectura Naval: corpo militare che vigila i confini marittimi, i suoi compiti corrispondono a quelli della Guardia di Finanza in Italia.