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Considerazioni di un ipermetrope sul SI’ e sul NO

di Pasquale Scarpati
costituzione_italiana_1948 [1]

A margine dell’articolo di ieri di Rosanna Conte: No o sì? [2]

 

Ipermetrope: colui che non riesce a vedere vicino ma guarda lontano… nel tempo

 

Cara Rosanna,
il tuo ragionamento non fa una grinza. Nello stesso tempo invito te e quanti leggono a dare uno sguardo al passato (ho questa mania), a rivolgersi alcune domande e a considerare alcune analogie.

La domanda è: perché coloro che stilarono la costituzione vollero il bicameralismo perfetto? (oggi per propaganda lo definiscono paritario).
Non lo estrassero certo dal cilindro del mago, ma penso ci fu una lunga riflessione ed anche una lunga mediazione. La risposta è: essi uscivano da una dittatura che aveva preso il potere non tanto con le bastonate o l’olio di ricino ma con “l’appoggio” del sistema, fruendo cioè delle carenze della Costituzione albertina che prevedeva in pratica il funzionamento di una sola Camera (quella dei Deputati) dal momento che il Senato (di nomina regia) in effetti non aveva alcun potere.
Questo fatto aveva consentito, nel corso degli anni, di fare dei “giochi” politici (ricordiamo il trasformismo di De Petris o Giolitti che tenne il potere per 11 anni consecutivi) con tendenze anche verso l’autoritarismo (ricordiamo il Pelloux) che non fu attuato per l’ostruzionismo parlamentare (che, tra l’altro, oggi è stato abolito).
Fino a che una nuova classe nata dal primo conflitto mondiale, rivolgimenti vari e soprattutto paure, non portarono ad accentrare il potere nelle mani di uno solo e si sa come andò a finire. Il re avrebbe dovuto essere il garante della libertà ma, essendo molto formale ed anche per altri motivi, aspettava il “pezzo di carta” che fu scritto solo a luglio del 1943 (troppo tardi!).

Detto questo si capisce bene perché i padri della Costituzione vollero il bicameralismo perfetto: le leggi avevano bisogno di un’attenta lettura per evitare una “certa” deriva. Quindi essi vollero, come dire, “un bilanciamento” dei poteri ed il Presidente della Repubblica come “garante notaio” (si può discutere sul numero dei parlamentari troppo alto in rapporto alla popolazione ma ciò fu dovuto o ad una sorta di mediazione tra le parti poiché si dovevano “accontentare” molti gruppi politici e/o economici oppure per evitare che fossero in pochi a gestire la “cosa pubblica”).
Le lungaggini, però, come ben asserisci, non frenarono lo sviluppo anzi mi sembra che siamo entrati nel novero dei Paesi più industrializzati ed abbiamo goduto di benessere economico insieme ad una libertà che altri Paesi non hanno avuto.

Semmai le “pecche” vanno rinvenute altrove, tra cui: carenza di controlli, lungaggini burocratiche e giustizia molto lenta.
Invece si ritorna, guarda caso, quasi allo statuto ‘albertino’ e si va verso una direzione autoritaria (si vede già nella scuola dove i dirigenti non solo chiamano chi vogliono e quindi… ma sono ritornate le note di qualifica di cui ho scritto che erano rimaste fino al 1974 e sono molto pericolose) con l’aggravante, a mio parere che il Presidente della Repubblica sarà espressione di una maggioranza e non ha poteri sufficienti per bilanciare quelli del Presidente del Consiglio o peggio ancora, come taluni si fanno già chiamare “capo del governo” (eco di cose lontane!).

Poiché i tempi sono cambiati e sono sorte le Regioni, il Governo, a mio avviso, si è posta la domanda: come si fa se alcune Regioni non sono troppo inclini al Governo centrale che opera in quel momento? Ecco la soluzione: si sono inventati il Senato nominato dalle Regioni che, a mio parere, deve fungere da spina nel fianco alle Regioni riottose o per meglio dire deve controllarle o indirizzarle là dove si vuole.

Qualcuno obietta che il popolo, quando va a votare, può decidere se cambiare o meno la maggioranza che c’è in quel momento. Ma la legge elettorale è una legge che può essere cambiata “in corso d’opera” da una maggioranza qualsiasi e quindi potrebbe essere varata, in qualsiasi momento, una legge elettorale “ad usum delfini”.

C’erano infatti una volta, se ricordi, le liste con le quattro preferenze espresse con numeri di lista [molte persone non sapevano scrivere], a cui una certa maggioranza fece subentrare il mattarellum, poi il porcellum, poi l’italicum, senza che il popolo fosse interpellato. Così nasce una legge elettorale! Si sa: nessuna cosa è perfetta o per meglio dire se le prime intenzioni sono buone poi c’è sempre qualcuno che prevarica. Pertanto io penso che questa riforma potrebbe portare facilmente ad una “tentazione”. Qualcuno cioè, chiunque esso sia, potrebbe avere l’idea, non dico oggi ma anche un domani (avendo piena maggioranza) di accentrare tutto nelle proprie mani dal momento che non esiste alcun contrappeso.

Si potrebbe attuare ciò che veniva detto in un vecchio spot pubblicitario di una grappa “si toglie la testa, si toglie la coda e rimane la parte centrale”… Potrebbe accadere lo stesso? A questo punto preferisco il guazzabuglio del mio tempo (se così si può dire, ma non lo è).

[Lancio una provocazione: a mio parere a scuola bisognerebbe dare più spazio a materie come matematica, storia (in primis), poi latino, educazione fisica, educazione artistica e tecnica e poi tutte le altre come opzionali, tra cui anche l’italiano in quanto oggi si capisce lo stesso anche se si parla o si scrive un italiano “corregiuto”].