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Epicrisi 95. Stasi e attesa

di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

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Ho la fortuna di abitare in un luogo con diversi alberi attorno casa che danno ospitalità e rifugio, secondo le stagioni, ai merli in amore, alle tortore, ai passeri di poetica memoria, alle festose cinciallegre. Questo è il periodo dei chiassosi verdoni e dei pettirossi che spesso si azzuffano per contendersi un vermetto o una piccola bacca.
Nel momento in cui mi appresto a scrivere è ancora buio, il cielo è terso e a levante, bello nitido, l’ultimo spicchio di luna cui fa compagnia una luminosissima stella.
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Si annuncia una bella giornata dopo le buriane di acqua e vento di ieri.
Sono due giorni che il telegiornale del mattino manda in continuazione immagini dai luoghi del terremoto indugiando spesso sull’intimità sventrata delle case e sui volti solcati dalla paura.
Come è conciliante qui la natura ed invece anarchica da quelle parti, mi viene da pensare. Quella gente che di terremoti ne ha vissuti tanti non crede nemmeno più nella speranza. Si muove la solidarietà da ogni parte d’Italia. Anche da Ponza un bell’esempio in aiuto ad Amatrice [3].

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Il tempo, il suo scorrere si nutre di attese diverse secondo i luoghi e secondo le vicende umane.

E’ il tempo dei cambi di stagione. C’è chi ha messo da parte gli indumenti estivi senza però confinarli in soffitta o negli ultimi cassetti del comò perché possono ancora servire visto lo scirocco con l’afa dei giorni scorsi e le temperature che hanno sfiorato i 30 gradi.
C’è chi in silenzio pulisce i viottoli del cimitero per le imminenti ricorrenze e comincia ad adornare le tombe dei propri cari; c’è chi rappezza i muri approfittando del tepore del sole e chi riscrive l’ultimo rigo della discussa mattonella [5]all’ingresso del tunnel di Santa Maria, nella speranza di raggiungere almeno la sufficienza.

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Una settimana strana quella appena trascorsa; poco la vivacità del sito ed avara anche la rassegna stampa. Se pensiamo a Ponza manco l’ombra del protagonismo estivo dettato dalle presenze passeggere di vip e personalità che quando vanno via si portano dietro anche la vita dell’isola.
Meno male che ci pensa Silverio [7] con le sue traduzioni dall’inglese a farci conoscere una Ponza di cui si parla anche all’estero. La mite, la piccola Ventotene [8] utilizza invece l’autunno per proporsi ai russi nel rispetto della propria identità e delle proprie usanze illustrando le immagini delle mongolfiere, parlando delle colture tipiche dell’isola, del parco marino, facendo visitare le peschiere, le cisterne romane, perfino un Museo, quello delle migrazioni.
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Avrà mai un suo Museo Ponza? Cosa ne è stato delle tante promesse a partire dai tempi del commissariamento? Quale il seguito all’incontro del 17 agosto con il prof. Padiglione?
Forse dovremmo ricorrere alla saggezza di Zì Ntunino [8] per avere le risposte.

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Si impongono, se guardiamo alla rassegna stampa, gli argomenti che riguardano Acqualatina [11] e Zannone. Per la prima, viste le diatribe in corso e le nuove che si annunciano, ne dovrà passare di acqua sotto i ponti prima che la stessa diventi limpida.
Più delicata la vicenda dei rifiuti e dei “veleni” di Zannone [12]. Il cauto ottimismo di inizio settimana con l’annuncio dell’intesa raggiunta sulla rimozione dei rifiuti naufraga nelle precisazioni forti di Vigorelli che insiste, appoggiato da nuove interrogazioni di parlamentari di Fi, nella “battaglia [13]” del Comune per ottenere la gestione autonoma dell’isola. Sembra di assistere alla consumazione di un divorzio dove, per essersi trascinato in tribunale, a farne le spese sono i figli. Ad alimentare le incertezze e le preoccupazioni c’è anche l’annuncio strano, poco chiaro, della vendita di una porzione del Parco [14]. Ciò che preoccupa è il silenzio degli amministratori e, come osserva anche l’amico Sandro in un commento alla rassegna stampa, l’ambiguità che monta sempre più intorno alla sua gestione.

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Tutto sembra avvolto nel buio come quello  in cui sprofonda l’isola se i lampioni [16] non danno luce e se sono pochi gli uomini giusti in cui credere e a cui affidarsi. Quelli buoni, quelli che dell’onestà hanno fatto uno stile di vita non sono molti e se ne stanno andando uno alla volta. Ce ne rendiamo conto solo nel momento dell’addio. “Uagliò l’onestà paga sempre” diceva il buon Alberico [17], che ci ha lasciato qualche giorno fa, al figlio Paolo.

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La perdita di un uomo come Alberico vuol dire anche la perdita di una parte identitaria dell’isola, quella legata al meticoloso lavoro dei maestri d’ascia e alle tradizioni forti che si tramandavano di padre in figlio del cui indebolimento si accorgono anche gli immigrati ponzesi di Bahia Blanca, in Argentina, dove i giovani stentano a mantenere viva la tradizione della festa di San Silverio [19].

Del passato non possiamo fare a meno perchè ci fa capire da dove veniamo e cosa di quel passato si è travasato in noi. Così basta una foto d’epoca e la curiosità, come succede a Rita, per trovare la spinta di andare all’Archivio di Latina, immergersi nelle carte e ricostruire come in un puzzle le vicende e gli amori isolani di un confinato dongiovanni [20]come Silvio Campanile.

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Le note belle e positive della settimana sono due: una viene dal messaggio dei palloncini liberati [22] in occasione della festa di Beniamino e Nino quale conferma del progresso civile che va avanti a dispetto dei pregiudizi e dei tabù; l’altra è la laurea di Chiara [23], fatto importante non solo perchè riguarda una figlia di ponzesi ma  perchè Chiara ha dedicato la tesi ad un luogo simbolo di Ponza (il faro della Guardia), che è un modo nuovo ed esemplare di arricchire la storia e la cultura della nostra isola e farla conoscere al di là dei suoi confini geografici.

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Al di là dei confini isolani ma in tutt’altro mondo ci porta, con i suoi reportage, il nostro corrispondente estero, Sandro. Questa volta, avendoci preso gusto, ci proietta lontano, ma proprio lontano… in Cina [25]. Con la prima parte un assaggio di storia, religione, mitologia, usanze… Mettetevi comodi –  se volete anche nella poltrona che suggerisce Franco – tanto ne seguiranno altre.

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Il tempo per questo lungo ponte dei morti sembra si sia messo al bello. Meno male, visto che, in questo nervoso cambio di stagione, è la condizione essenziale affinchè la nostra “flotta” possa assicurare i collegamenti tra l’isola e la terraferma. Altrimenti, ahimè, don Ciccillo e Lauretta [27], come è successo l’altro giorno e come tante volte è accaduto l’inverno scorso, saranno ancora prese di mira per scenette da tragicommedia.

Oggi è 30 ottobre. Il 30 ottobre del 1734 Carlo III di Borbone pubblicava il decreto con cui assegnava i terreni di Ponza ai coloni ischitani.
Cominciava, così, la storia delle famiglie da cui la maggior parte dei ponzesi discende.

Domani 31 ottobre, a distanza di 282 anni da quella data, scade (non l’abbiamo dimenticato) il termine di presentazione da parte della società Marina Cala dell’Acqua del progetto definitivo del porto a Le Forna.
Tanti gli annunci, alte le aspettative. Forse si comincia a scrivere una nuova pagina della storia recente di Ponza. Chissà con quali caratteri…