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Sul recupero dei Fari. Diverso parere

segnalato dalla Redazione

i-beni-del-bando-valore-paese-fari-2016 [1]

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Sensibilizzati come siamo alla problematica del recupero dei monumenti storici in degrado, come il nostro faro della Guardia, stiamo seguendo “tutte le puntate” della vicenda; la più recente lo scorso 15 settembre con la presentazione della seconda mandata di edifici messi in concorso per l’attribuzione secondo le regole dell’Agenzia del Demanio che sta gestendo l’operazione, di concerto con Difesa Servizi spa e il Ministero della Marina Militare (leggi qui [2] e qui [3]).

A causa di tale attenzione non è passato inosservato un articolo al riguardo – lo riportiamo integralmente qui di seguito – comparso sul portale ad ampia diffusione eddyburghttp://www.eddyburg.it/ [4] – che raccoglie contributi di varie testate dell’area genericamente “di sinistra”.

 faro-di-san-domino [5]Il faro di S. Domino

I fari tornano a illuminare il turismo italiano

Prosegue, senza sosta, la liquidazione dei patrimoni pubblici, casematte essenziali dei beni comuni. Altrove, invece, si fa il contrario. E anche in Italia, nella Sardegna di Renato Soru… [La Repubblica online, Economia e finanza, 15 settembre 2016, con postilla]
16 settembre 2016

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La luce del faro della Guardia

Il Demanio ha deciso di renderli fruibili per usi che non siano quelli per cui furono edificati proprio mentre sta crescendo la domanda di soggiorno vacanziero in alcuni delle strutture distribuite lungo le coste e nelle isole italiane

Lentamente, l’Italia riscopre il potenziale del turismo. Una voce che – da sola – vale il 10,2% dell’economia della Penisola.
Quasi 160 miliardi di euro l’anno, frutto di 57,9 milioni di viaggi con pernottamento registrati lo scorso anno dall’Istat e di altri 67,3 milioni di viaggi senza pernottamento. In media, nel 2015, chi ha visitato l’Italia in vacanza ha dormito fuori casa per 6,2 giorni, chi lo ha fatto per lavoro per 3,4 giorni.

Merito anche di una ricettività ormai completa, capace di soddisfare tutti i gusti e tutte le tasche. Dagli alberghi boutique a quelli per famiglie; dai campeggi ai villaggi turistici; dagli appartamenti in affitto agli agriturismi, ma non mancano gli ostelli, le case per ferie, i rifugi di montagna e i bed & breakfast.

E adesso, in concomitanza con la disponibilità dell’Agenzia del demanio a renderli fruibili per usi che non siano quelli per cui furono edificati, sta crescendo la domanda di soggiorno vacanziero in alcuni dei 110 fari distribuiti lungo le coste e nelle isole italiane. Certo si tratta ancora di poche strutture, ma i numeri sono destinati a crescere per non perdere un trend positivo. Sono stati infatti pubblicati i bandi di gara per la concessione da 6 a 50 anni di 11 fari di proprietà dello Stato, 7 dei quali gestiti dal demanio stesso e 4 dal ministero della Difesa, ubicati in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Toscana.

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I 9 fari, di cui al primo bando, aggiudicati

La loro destinazione dovrà essere coerente con gli indirizzi e le linee guida del progetto Valore Paese – Fari: potranno accogliere iniziative ed eventi di tipo culturale, sociale, sportivo e per la scoperta del territorio, oltre ad attività turistiche, ricettive, ristorative, ricreative, didattiche e promozionali. La ricaduta economica sui territori è stimata in 20 milioni di euro e darà occupazione ad un centinaio di operatori. Una delle prime nazioni a comprendere il valore di questo tipo di turismo è stata la Croazia, oggi leader in Europa. Altre nazioni offrono tuttavia tale ricettività: dalla Gran Bretagna alla Scozia, alla Norvegia, fino al Canada, agli Stati Uniti e all’Australia.

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Un faro-rifugio della Scozia

 

postilla [9]

In paesi più civili  dell’Italia di Matteo Renzi, invece di alienare i patrimoni pubblici costieri (anche una concessione cinquantennale rinnovabile è un’alienazione) hanno istituito una conservatoria il cui scopo è quello di conservare, accrescere e gestire fruizioni socialmente utili per gli immobili costieri. Lo ha fatto la Francia dal 1975 con il Conservatoire du littoral [10]. E sull’esempio francese avviò l’opera in Italia la Sardegna di Renato Soru con l’istituzione della Conservatoria delle coste [11]

costa-della-sardegna [12]

Un tratto di costa della Sardegna