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Madonna della Civita, cronaca virtuale della festa

di Luisa Guarino
Madonna della Civita.1 [1]

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Mi dispiace che, con tutta la visibilità data a santi di ogni estrazione, legati all’isola e non, trasporti di reliquie, visite di statue da una chiesa all’altra, proprio la Madonna della Civita, la cui ricorrenza cadeva ieri, non sia stata neanche nominata sul nostro sito, proprio nell’anno del Giubileo della Misericordia e via dicendo, quando a fine giugno è stata portata a Ponza l’effigie conservata e venerata a Itri. Invece per la nostra Madonna della zona alta degli Scotti, in quella sua miniatura di chiesa che domina il mare, neanche una parola.

Eccomi dunque pronta a rimediare, seppure in ritardo e lontana da Ponza, con una sorta di cronaca virtuale: se i particolari non coincideranno pazienza: non correggetemi. Dopo i giorni della novena, per poche ma affezionate persone, ieri come al solito il quadro della Madonna è stato portato in processione sullo spiazzo di Scotti Alto, dove è stata celebrata la messa. A conclusione della liturgia e una volta riaccompagnata l’effigie della Vergine con in braccio il Bambino Gesù nella cappellina bianca fatta costruire all’epoca da monsignor Luigi Maria Dies, spazio ai giochi e all’intrattenimento, prima dedicato ai bambini e poi alle persone di ogni età, con musica, cocomerata e pizza.

Devo riconoscere che ho avuto modo di conoscere e apprezzare questa festa in età matura ma ho sempre cercato poi di non perderla, in compagnia di familiari e amici, ma anche da sola, tanto a Ponza non si è mai soli, almeno tra noi isolani.
Certo, da quando, ancora prima di lasciarci per sempre, il Maestro Totonno Scotti (in nomen omen), ha lasciato il timone dell’organizzazione, la ricorrenza ha perso parecchio appeal. Ma immagino che la ricorrenza, per i ponzesi soprattutto della zona del Porto e naturalmente degli Scotti, debba rappresentare sempre un richiamo a cui rispondere e da onorare: tra l’altro la diffusione del nome Civita e Maria Civita sull’isola parla da sé.

Dalla mia casa sulla Dragonara seguo lassù in alto le luci che nei giorni che precedono la festa illuminano il cammino fino alla Civita: tanti anni fa la raggiungevo a piedi, ora vado e torno in taxi, ma a dispetto del tempo che passa trovo sempre incantevole questa ricorrenza dal sapore campagnolo, con il profumo dell’erba seccata dal sole e quella devozione ancora semplice e antica, persa in altre occasioni simili, meno raccolte.
All’anno prossimo dunque, mi auguro, per una cronaca in diretta.

Madonna della Civita.2 [2]