Conte Rosanna

Il rubino di San Silverio

di Rosanna Conte
Processione di S. Silverio

 

Che l’anello col rubino messo al dito della statua di San Silverio cadesse tra i garofani era un’evenienza a cui difficilmente avremmo pensato. E invece…

Pare che ci siano anche delle foto a testimoniare che, durante la processione per mare, qualche fedele abbia lanciato dei fiori che hanno colpito la mano della statua, facendo cadere il prezioso anello tra i garofani, senza che nessuno se ne accorgesse.

San Silverio. Processione per mare

Durante il lancio dei garofani sulle scale della chiesa, al termine della processione, l’anello col rubino è stato lanciato anch’esso, inavvertitamente, tra la folla. Raccolto da una giovane e portato a casa, è stato riconosciuto dai genitori e portato immediatamente in chiesa.

Don Ramon lo aveva ieri al dito durante la messa e l’ha mostrato a tutti prima di rimetterlo al suo posto, al pollice della statua del santo.

Ponza. San Silverio. Part.

L’anello col rubino è un pezzetto della storia di Ponza che proviene da molto lontano, dice don Ramon.. Ne parla monsignor Dies nel volumetto Un faro di luce sul mar Tirreno.

Non ho il libricino a portata di mano, ma se ricordo bene deve essere questa la storia narrata dai ponzesi.

In un periodo di carestia arrivò in porto una nave carica di farina guidata da un vecchietto che riuscì a sfamare la popolazione isolana. Tempo dopo, si presentò sull’isola un commerciante napoletano con un anello dicendo che cercava un vecchietto che aveva comprato da lui della farina lasciandogli in pegno quell’anello.

I ponzesi ricordarono il vecchietto che li aveva aiutati nel momento del bisogno, ma ne avevano perse le tracce.

Quando il commerciante napoletano entrò in chiesa, riconobbe nella statua di san Silverio il vecchietto che cercava e da quel momento l’anello appartenne al santo.

San-Silverio sulla barca di garofani

S. Silverio. Gran pavese

Se si tratta dello stesso anello, bisogna dire che ci porta molto indietro nel tempo, dove fatti e persone hanno perso connotazione e l’oggetto ha assunto su di sé la simbologia di un evento miracoloso a tutti gli effetti.

Non deve meravigliare, quindi, che sia stato restituito.
Sarebbe stato dissacrante tenere per sé un oggetto che rappresenta tutta la comunità ponzese che adorna la mano di san Silverio.

S. Silverio. Lanternino

Fuochi per S. Silverio 2015

5 Comments

5 Comments

  1. Luisa Guarino

    21 Luglio 2016 at 16:31

    Ho letto due volte quanto raccontato da Rosanna, non dico stropicciandomi gli occhi come a dire “sogno o son desta?” ma quasi. E’ una storia bellissima, e meno male che è venuta fuori in occasione della chiusura delle celebrazioni in onore di San Silverio. Questo scritto mi ha fatto pensare a quelli proposti tanti tanti anni fa da una rivista molto popolare (potrebbe essere La domenica del Corriere?) nella rubrica intitolata “La realtà romanzesca”. Questa proponeva fatti e vicende realmente accaduti, la cui trama superava ogni fantasia, e si sarebbe potuta tranquillamente attribuire a uno scrittore, pure molto bravo! Si arricchisce così la serie di episodi e aneddoti che si riferiscono al nostro santo patrono.

  2. Vera Mazzella

    21 Luglio 2016 at 17:08

    Mia nonna Maddalena mi ha raccontato una storia un po’ diversa. Era tempo di guerra e c’era la fame. Allora partì un gozzo per andare a prendere i viveri. I marinai, una volta arrivati, hanno trovato sulla banchina il commerciante con già tutti i viveri pronti. Gli hanno chiesto spiegazione ed il commerciante aveva risposto che l’ordine l’aveva fatto loro padre dandogli anche un anello a garantire il loro arrivo. Anzi gli aveva anche raccomandato di dire ai marinai di tornare subito a Ponza perché sarebbe arrivato il brutto tempo e avrebbero trovato il mare grosso. I marinai ripartirono subito scampando la tempesta. Arrivati a Ponza andarono in chiesa per ringraziare il santo e si accorsero che gli mancava l’anello al dito. Quindi era stato lui che aveva fatto preparare in tempo i viveri. Ci fu una messa di ringraziamento e tutta l’isola partecipò.

  3. Rosanna Conte

    21 Luglio 2016 at 17:19

    Del miracolo dell’anello è probabile che ci sia più di una versione. Io ho riportato quella che ricordavo presente nel libretto di Dies a cui don Ramon aveva fatto riferimento, ma è anche probabile che, così a memoria, non l’abbia ricordata bene. Grazie Vera, perché certamente il racconto di tua nonna deve essere quello che ricordavano i ponzesi.

  4. silverio lamonica1

    21 Luglio 2016 at 23:49

    Da una ricerca in internet ho appreso che il rubino è il simbolo del potere e della nobiltà, per me è soprattutto “nobiltà d’animo” …

    U rubbìne ‘i San Silverio
    Ammiezz’ u votta votta in prucessione
    d’u dito ‘i San Silverio nu rubbine
    se sficchia tra ‘i preghiere e l’ammuine
    e ‘nterre va ‘nda chella confusione.

    Ma ‘nzieme a nu garofano a ‘uaglione
    luvaie a terra pure ‘u gioiellino,
    ‘u dette à mamma e con un inchino
    fu reso al legittimo Patrone.

    Chi sa che vene a dicere stu fatto?
    Se dumandaie chiù ddune ch’ a speranza
    di migliorar la posizione in atto:

    pescanno tanta pisci cu ‘a paranza,
    e accaparrar turisti con più tatto
    per alleviare un poco la lagnanza.

    Dicette ‘a coppa a mano San Silverio:
    “Rubino è nobiltà e un innocente
    l’ha ritrovata e lo dico serio!”

  5. Rosanna Conte

    22 Luglio 2016 at 09:53

    La fervida mente e la fluente penna di Silverio Lamonica ci hanno dato una simpatica poesia su pochissimi elementi di un fatto inseriti in un articolo.
    Chissà se riesce a riprodurre l’angoscia di chi ha rilevato la scomparsa dell’anello e di chi ne era stato informato.
    Vediamo di ricostruire esattamente come è andata.
    Nell’immediato nessuno si è accorto che non c’era più il rubino perché durante la processione era stata inserita al dito di San Silverio una fede, quindi, da lontano si contavano sempre due anelli.
    Se ne è accorto un membro del comitato nel momento in cui è stato messo sull’altare, ma lì per lì non ha detto niente: sebbene angosciato ha ritenuto che bisognasse evitare di spargere la voce di un fatto così grave. Si è preso la briga, però, di raccogliere tutte le foto della processione e di visionarle, riuscendo ad individuare anche quando era accaduto il fatto: nel momento in cui un fascio di gladioli veniva posto tra le braccia del santo. Anche se non si è visto l’anello cadere, la successione di immagini consentiva di capire che quello era stato il momento. Ricostruito il tutto ha riferito l’accaduto agli altri membri del comitato ed insieme l’hanno detto a don Ramon.
    L’angoscia si è allargata e, però, la notizia è incominciata a filtrare nella cerchia di parenti e amici stretti.
    Intanto la persona che l’aveva raccolto sul sagrato insieme ai garofani non pensava minimamente che fosse l’anello di san Silverio. La giovane signora aveva detto alla mamma del ritrovamento e ambedue avevano pensato che l’avesse perso qualcuno tra gli astanti che avrebbe diffuso la voce per ritrovarlo.
    Quando col passaparola, partito dai membri del comitato, la notizia è arrivata alla madre della giovane signora con la descrizione dell’anello, si è quadrato il cerchio: l’anello era il rubino di san Silverio e poteva tornare al suo posto.
    Il 20 luglio quando c’è stata la processione alla punta del molo, alle dita del santo c’erano, quindi, tre anelli: il rubino stava inserito nel pollice.

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