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La Cisterna Romana di via Corridoio

di Silverio Lamonica
La cisterna di via Corridoio [1]

 

Ieri, 25 giugno verso le ore 18, ha avuto luogo la cerimonia d’inaugurazione della Cisterna Romana di Via Corridoio, alla quale il Sindaco Vigorelli ha voluto dare un particolare risalto, ottenendo la partecipazione del Sottosegretario ai Beni Culturali, Antimo Cesaro. Un avvenimento, quindi, da “grandi occasioni” solennizzato dalle note della banda musicale ponzese, dalla partecipazione delle autorità militari locali e di alcune centinaia di cittadini (ponzesi ed ospiti) che hanno assistito al tradizionale “taglio del nastro”.
Il Sindaco ha puntualizzato che la realizzazione dell’opera non è stata facile, anche perché da diversi anni la cisterna era stata adibita a discarica per i materiali di risulta (cosa che già in passato avvenne con le grotte di Santa Domitilla, sottostanti la Chiesa Madre e poi bonificate – n. d. a.).

Foto di gruppo [2]

Questa realizzazione va quindi ad aggiungersi al restauro della Cisterna della Dragonara. Ma questo rappresenta solo l’inizio di un iter, non certo dai risvolti semplici, tendente a valorizzare nel migliore dei modi il consistente patrimonio archeologico di cui Ponza ancora dispone: si pensi alle circa 20 cisterne romane ancora da restaurare, al tunnel di Chiaia di Luna, all’acquedotto romano di Le Forna, alle navi romane coi loro carichi preziosi sui fondali marini di Ponza, al Mitreo…

 Ponza Cisterna romana "del corridoio" [3]

Un caloroso apprezzamento per tale iniziativa lo ha espresso il Sottosegretario Cesaro, elogiando le incomparabili bellezze paesaggistiche e le emergenze archeologiche e borboniche che testimoniano l’importanza strategica che quest’isola ha avuto nel corso degli ultimi due millenni. Ponza, come Noto – gioiello del barocco siciliano – e gli altri “campanili” italiani, ciascuno con il proprio peculiare patrimonio culturale ed ambientale, vanno custoditi e valorizzati: è questo l’impegno del governo.

A tale proposito, prendendo opportunamente “la palla al balzo”, l’Assessore Franco Ambrosino che ne ha curato l’iter burocratico, ha rappresentato al Sottosegretario la volontà dell’Amministrazione di restaurare l’altra cisterna attigua, di dimensioni ben più ampie, per cui ha chiesto il contributo indispensabile del Ministero dei Beni Culturali.

Anche questo monumento sarà gestito dalla Pro Loco di Ponza, il cui presidente, Emilio Aprea ha sottolineato il grande successo che ha avuto ed ha l’altra cisterna della Dragonara, già visitata da oltre diecimila persone, dalla sua apertura.

Assieme a molti altri sono sceso a visitare il monumento: è spettacolare coi suoi possenti pilastri, immersi nella frescura di ambiente ben circoscritto e “raccolto”. Ero in compagnia dell’amico Enzo Bonifacio, studioso delle antiche cisterne e dell’acquedotto romano di quest’isola. Mi ha fatto notare che tutte le pareti, colonne incluse, sono rivestite in cemento, sovrapposto all’originario “cocciopesto” (*) completamente nascosto; ben visibile invece, nella cisterna della Dragonara. Del resto il manufatto è stato utilizzato come deposito idrico fino agli anni ’40 del secolo scorso.

Cocciopesto [4]
Tuttavia, secondo il mio modesto parere, sarebbe opportuno far riemergere il cocciopesto, almeno in alcune parti, proprio per dimostrare – dal punto di vista storico – gli accorgimenti e le tecniche che si sono succedute nelle varie epoche, per rendere impermeabili i depositi idrici.

Cisterna romana del Corridoio [5]
Di Silverio Lamonica; in condivisione con www.buongiornolatina.it [6]

 

(*) – Il cocciopesto è un materiale edilizio utilizzato come rivestimento impermeabile per pavimenti sia interni che esterni, ma anche per il rivestimento di pareti (ad es. di cisterne). È composto da frammenti di laterizi (tegole o mattoni) minutamente frantumati e malta fine a base di calce aerea. Si posa in diversi strati, caratterizzati da diverse granulometrie, che vengono battuti e bagnati diverse volte.
La tecnica era conosciuta dai Fenici, come testimoniano ad esempio i pavimenti dei siti archeologici di Selinunte e Solunto in Sicilia, ma fu perfezionata dai Romani che utilizzavano il cocciopesto come impermeabilizzante (rivestimento di fondo e pareti di vasche in muratura o di cisterne), così come lo descrive Vitruvio (Marcus Vitruvius Pollio, 80 a.C. – 15 a.C. circa, autore del poderoso trattato in 10 volumi “De Architectura”) [estratto e sintetizzato da Wikipedia, a cura della redazione].