Ambiente e Natura

Bracconaggio a Palmarola. Una storia emblematica

di Vincenzo Ambrosino
Palmarola da Tramontana

 

Ha detto bene Rita (leggi qui): “lasciamo a chi ne ha competenza la verità giudiziaria”.

Anche perché è difficile continuare a parlare dell’argomento quando ci sono ancora feriti gravi caduti nella trappola dell’azione e della reazione bracconaggio-antibracconaggio: c’è un nostro amico che è finito agli arresti domiciliari, ce n’è un altro denunciato, c’è un nostro caro defunto tirato in ballo in questa vicenda, c’è una denuncia penale ai volontari ambientalisti e ci sarà sicuramente una reazione dell’Associazione nei confronti del Sindaco; ci sono indagini in corso.

C’è un paese che si interroga ma che si divide  tra quelli che erano certi che gli ambientalisti stessero facendo una provocazione, perché il fenomeno del bracconaggio era stato superato per cui c’era da dargli il colpo finale e buttarli “fuori dalle scatole” e quegli altri che invece sapevano che la cosa andava a finire in una ennesima brutta figura per tutta l’isola.

Ma che cosa succederà l’anno prossimo di questi periodi, quando sull’isola ritorneranno i controlli ambientalisti?

Come ci prepareremo? Faremo finta che niente è successo, continueremo ad ammiccare alla sottocultura di minoranze che chiedono di continuare a vivere come hanno imparato a farlo dai loro maestri di vita?

Io penso che bisognerebbe innanzitutto prendere atto di quello che è avvenuto sull’isola, dal punto di vista legislativo, dagli anni novanta in poi e capire come governare per esempio  le Zone di Protezione Speciale (ZPS), i Siti di Conservazione Speciale, (SCS) di come gestire l’isola di Palmarola – che ricordiamo essere Oasi di riproduzione – e di come coordinare le azioni turistiche ambientali a Zannone con l’ente Parco del Circeo.

Non è facendo la voce grossa che otterremo risultati positivi!
Il destino delle isole minori è stato tracciato: sono state individuate come avanguardie della protezione ambientale e i cittadini dell’isola devono sfruttare positivamente queste opportunità. Ma se stiamo a guardare, se stiamo a resistere nelle nostre trincee a difesa di usi e costumi anacronistici, allora perderemo la guerra e non solo subiremo le azioni di repressione ma perderemo il controllo e la cogestione di questi siti di protezione ambientali.

Voglio mettere in evidenza una parte del documento scritto dalla Lega Abolizione della Caccia (LAC) all’indomani del blitz del Nipaf a Palmarola:
“…Siamo dispiaciuti di non riuscire a far comprendere al Sindaco l’anacronistica assurdità delle residue forme di bracconaggio sulle isole di Ponza, Palmarola e Zannone, con conseguente rischio di ripercussioni sul turismo, risorsa che come LAC sosteniamo da sempre.
Chiediamo invece all’Amministrazione locale di prendere seriamente in considerazione una collaborazione e un coordinamento attivo e costante con tutti i volontari, perché il tempo degli irriducibili bracconieri deve finire e la bellezza naturalistica delle isole chiede una maggiore consapevolezza di tutela e promozione naturalistica.
Lanciamo un appello alla stragrande maggioranza degli isolani, persone oneste che credono nel rispetto delle leggi e della natura, e che più di una volta ci hanno sostenuto per aiutarci a salvaguardare questo patrimonio.
Oltre alla fauna selvatica il vero danno arrecato dai soliti pochi è anche all’immagine di Ponza. Amiamo da sempre questo gioiello del Mediterraneo, ne conosciamo i lati più belli ed è per questo che la difendiamo dall’illegalità e invitiamo i turisti amanti della natura a scoprire non solo le sue meravigliose coste ma anche i suoi sentieri abbelliti in questo periodo dalle ginestre in fiore per fare trekking, birdwatching.
Consigliamo le agenzie dell’isola che offrono appartamenti deliziosi a prezzi competitivi con i comfort e con la cordialità che contraddistingue il centro-sud: questi sono i valori che apprezziamo. Il turismo aiuta la natura viva”.

Ora qualcuno di noi potrebbe leggere in questo appello della Lega Anti Caccia, una ennesima  provocazione: il fatto che loro dicano all’Amministrazione di “collaborare per il controllo del territorio  e debellare gli irriducibili bracconieri”, potrebbe sembrare una resa incondizionata della politica locale agli ambientalisti; ma al contrario che si fa, si aspetta la nuova battaglia?

Invece io dico che dopo ogni guerra si fa l’armistizio e la diplomazia politica serve a trovare le giuste soluzioni.

Ma per trovare le giuste soluzioni, che sono a mio avviso molto evidenti, bisogna avere un progetto di sviluppo economico per l’isola e per gli isolani.
Il problema è sempre lì: non si possono prospettare politiche che vanno in contraddizioni con leggi dello Stato o della Comunità  Europea, così come non si potrà a lungo gestire politiche estemporanee basandosi sulla diversità culturale degli isolani.

Questa storia del bracconaggio a Palmarola è emblematica per comprendere quello che io da tempo vado dicendo: abbiamo bisogno di un progetto di sviluppo economico-turistico compatibile con le risorse ambientali tutelate dalle leggi e farlo comprendere e accettare dalla maggioranza degli isolani.
Se siamo poi ancora più intelligenti mettiamo al centro di questo progetto la protezione della residenza invernale. Al contrario aspettiamoci altre brutte figure ma soprattutto l’incremento dell’esodo invernale.

 

Immagine di copertina. Palmarola. Panorama da monte Tramontana (Foto da Vanity Fair; 2016)

8 Comments

8 Comments

  1. Biagio Vitiello

    26 Aprile 2016 at 17:36

    Caro Vincenzo,
    premetto che qualcuno voleva trascinarmi in questa guerra tra ambientalisti e bracconieri, danneggiandomi gli infissi al Monte Guardia e… volendo far ricadere la colpa sugli ambientalisti. Ma chi ha pensato questo è solo un delinquente che si è sbagliato nei calcoli…

    Comunque la domanda che ti voglio fare è questa: si è dato Zannone al Parco del Circeo e si è fatto di Palmarola “oasi di protezione” (in tempi precedenti alla creazione delle zone SIC e ZPS). Chi ne è stato l’artefice, e quali ne sono stati i frutti?

  2. silverio lamonica1

    26 Aprile 2016 at 18:09

    Zannone fu affidata al Parco Nazionale del Circeo e al C.N.R. nel 1975 dall’Amministrazione presieduta da Mario Vitiello, di cui ero assessore. Votai a favore di quella operazione. Allora gli affittuari (Vignati) pagavano al Comune di Ponza un canone di 5 milioni l’anno. Proponemmo di aumentare quel canone che ci sembrava irrisorio, ma ci risposero con una certa supponenza: “E’ pure troppo quello che vi diamo!”
    Così, per un canone doppio, demmo in locazione l’isola ai suddetti Enti con la clausola di mantenere gli usi civici e la guardianeria al custode ponzese già in carica.
    Queste le ragioni. Non potevamo prevedere di certo, non essendo indovini o maghi, che l’isola sarebbe stata poi tanto trascurata. Se inconsapevolmente ho sbagliato chiedo scusa.

  3. silverio lamonica1

    26 Aprile 2016 at 18:13

    Ho dimenticato un dettaglio importante: all’epoca le casse comunali languivano terribilmente e spesso noi amministratori mettevamo la mano al portafogli PERSONALE ed acquistavamo i francobolli per spedire la posta, essendo l’economato totalmente all’asciutto.

  4. Biagio Vitiello

    26 Aprile 2016 at 19:30

    Per quello che so io (tra l’altro a Zannone ero di casa, in quanto mio padre era guardiano di quel faro) e che poi mi hanno confermato molte persone, c’era una “piccola guerra” tra un signore di Ponza e gli affittuari di Zannone. Un giorno a questo signore di Ponza non venne più concesso il piacere di cacciare nell’isola e quindi… finì a Parco.
    A proposito del contratto di affitto citato da Silverio (quello con il Parco e CNR), in esso non era contemplato l’obbligo all’affittuario di fare manutenzione all’edificio “casa del guardiano”? Forse perchè era già troppo esoso il canone?

  5. silverio lamonica1

    26 Aprile 2016 at 19:57

    Caro Biagio, per quel che ricordo, la manutenzione dell’edificio era prevista. Comunque gli atti sono tutti lì, nell’ archivio comunale. Ma il buon Don Mario non credo che si sia inventata la replica “piccata” dell’affittuario pro-tempore. Ignoravo totalmente la storia del signore a cui fu impedito di cacciare a Zannone per cui l’isolotto finì a Parco.

  6. vincenzo

    26 Aprile 2016 at 20:33

    Perché continuiamo a scontrarci su cose inutili a mio avviso: se Zannone non andava al CNR e se Zannone non andava a finire al PARCO del Circeo, cosa sarebbe diventata? Ricordiamoci che negli anni sessanta ci furono grosse mire speculative a Palmarola che furono fermate ma lì c’erano i contrastanti – forti interessi – dei proprietà Ponzesi; se un’operazione del genere partiva a Zannone, cosa sarebbe successo?
    In quel periodo si prospettavano piani regolatori che prevedevano la cementificazione dell’intero Monte Guardia, La miniera si mangiava mezza isola, si vendevano scogli e siti archeologici e si affittavano isole, per cui tutto poteva succedere. Facciamolo quel nome di cui tutti parlano e nessuno osa pronunciare: si dice che fu Ernesto a decidere il destino di Zannone ma certo al di là dell’egocentrismo del personaggio, la decisione fu ponderata, pensata, programmata da una amministrazione civica, Alleanza Democratica, che da lì a poco tempo avrebbe fatto partire l’isola in piena sintonia con la politica Provinciale e Regionale.

    Se adesso il Parco del Circeo non pulisce i sentieri e sta mandando alla malore la casa e il museo, compresi i mufloni, questo è un problema che si risolve con la politica seria. Dopotutto bisogna dimostrare ancora se i dirigenti del Parco del Circeo sono degli incompetenti oppure se non hanno fondi: ma togliamocelo dalla testa che si possa stravolgere il destino di quell’isola, che è e rimane territorio protetto.
    Al di sopra del Consiglio di Amministrazione del Parco c’è il Ministero dell’Ambiente… sono questi gli ambiti di discussione politica: Comune, Ministero dell’Ambiente, Ente Parco. Ed è chiaro che in questi ambienti si parla di finanziare per potenziare la protezione ambientale e la fruizione turistica guidata di questi siti; non certo di altro.

  7. Biagio Vitiello

    27 Aprile 2016 at 09:39

    Essendo maggiore in età rispetto a Vincenzo, ricorderò di più gli eventi di Ponza.
    È vero che al monte Guardia si voleva fare una grande speculazione, ma eravamo negli anni ’60. Amministrava il dott. Sandolo e all’opposizione c’erano il prof. Migliaccio e il maestro Antonio Scotti. La speculazione edilizia consisteva nel costruire una funivia che portasse alla sommità del Monte Guardia, e fare del Semaforo un grande albergo a 5 stelle. Il propugnatore di questo progetto era un certo sig. Fabiani di Viterbo: era lo stesso che aveva messo il primo aliscafo che collegava Anzio a Ponza.
    Ricordo bene che la cosa venne discussa in Consiglio Comunale, fu molta osteggiata dalla minoranza (in primis dal maestro Scotti) e alla fine il progetto non fu approvato.

    Per Palmarola, nel tempo antecedente l’Oasi, ti posso assicurare che non ci sono state speculazioni (forse grazie al sig. Rossi e al colonnello Gresele). Qualche speculazione è avvenuta quando è stata realizzata l’oasi (non essendoci più né Gresele né Rossi) .
    A Zannone, non immagino che speculazioni potessero avvenire! L’isola era stata donata dai monaci al Comune di Ponza in “enfiteusi”, per il solo motivo che doveva rimanere intatta per i secoli a venire. Ma né il Parco (col CNR) né il Comune l’hanno preservata dall’abbandono e dall’incuria. Di chi è la colpa? Di tutte le amministrazioni che si sono susseguite (da quando è stato fatto Parco), fino ad ora.
    Ora siamo presi da altri “interessi” (che non riguardano affatto Zannone, che peggiora sempre di più), quali il Museo, l’Orto Botanico, l’eradicazioni di capre e delle specie vegetali aliene! Ma siamo sicuri di debellare i topi? Siamo sicuri che le capre vanno eliminate perché danneggiano l’ambiente? E perché a Montecristo (oasi naturale cui è difficile accedere) sono state mantenute, anche se sotto controllo?

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