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Jazz e Fascismo. Una ricerca di Camilla Poesio

a cura della Redazione
Jazz

 

Camilla Poesio, ricercatrice di “Storia contemporanea” presso l’università Ca’ Foscari di Venezia, è nota ai lettori di Ponzaracconta come autrice del volume “Il confino fascista. L’arma silenziosa del regime” (Laterza ed, 2011), presentato a Ponza nel luglio 2014 (leggi qui e qui).
Nei giorni scorsi Camilla Poesio ci ha segnalato un suo contributo su “Jazz e Fascismo” nell’ambito della trasmissione Zibaldone di Contrabanda, storica radio libera di Barcellona:
http://zibaldone.contrabanda.org

Per il podcast, cliccare su:
http://www.contrabanda.org/audio/20160401-zibaldone.mp3

Il Trio LescanoIl Trio Lescano: le tre sorelle ungaro-olandesi (poi naturalizzate italiane, malgrado fossero di madre ebrea) raggiunsero una straordinaria popolarità tra gli anni fra il 1937 e il 1941 per essere entrate a far parte dei cantanti dell’Orchestra Cetra diretta da Pippo Barzizza

La Poesio ci proietta nell’Italia di un secolo fa: il jazz sbarca in Italia, Cole Porter organizza feste a Venezia, nascono i primi jazz club, la Chiesa tuona contro questi ritmi peccaminosi, Il fascismo li accetterà controvoglia, poi li censurerà e infine li italianizzerà, riuscendoci solo parzialmente.

gianmaria_testaGianmaria Testa

Se possiamo dare un consiglio per l’ascolto del podcast, non saltate la prima parte della trasmissione (i primi 12 minuti circa), che non c’entra nulla col jazz e col fascismo: è un omaggio a Gian Maria Testa, cantautore non convenzionale (leggi qui – in “Rassegna Stampa” aggiornamento del 31.03 2016), estraneo ai circuiti commerciali, che molti di noi scoprono solo dopo la scomparsa.

Jazz e Fascismo. Romano MussoliniRomano Mussolini al pianoforte

1 Comment

1 Comment

  1. silverio lamonica1

    5 Aprile 2016 at 10:34

    Ricordo, a proposito, che il maestro Gorni Kramer (1913 – 1995)nel corso di una trasmissione televisiva metà anni ’50, dichiarò che – durante il fascismo – alcuni canti popolari italiani venivano adattati al ritmo del jazz ed eseguì, come esempio: “Teresin ca vien da bàs, la ghe n’ura ca sto achì e la lun l’è tanta ciara ca la not para el dì … ” (gli amici milanesi mi perdonino!) proprio perché era proibito eseguire testi musicali in lingua inglese.

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