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La polvere corrode la montagna

di Francesco De Luca
padre-madre-figlio [1]

 

Gli anni disegnano sul viso degli uomini i percorsi della vita, e anche la matrice di provenienza.
“Sembri tuo padre…” – mi dice Silverio ’i Rifugina, incontrandomi dopo quasi un anno.

Sembro mio padre..: è l’immagine che gli ha evocato la mia persona, la postura, il passo. Eppure , mio padre in vita, non ho mai tratto questa somiglianza. Sarà l’età… No, è certamente l’età. Essa rinforza i tratti familiari, li calca, facendone comparire taluni che da giovane, per ripicca o per boria di distinzione, furono compressi. Quel modo di chiudere gli occhi quando si portava nel ricordo. Mio padre lo faceva spesso. Io lo notavo e mi imponevo di non replicarlo.

“Sembri tuo padre – riprende Silverio – chiudi gli occhi come faceva lui”
“No, non può essere” – mi dico.
,,“Sì – ribadisce mia moglie – tu non te ne accorgi ma quando ridi ripeti i versi di tuo padre”.

Non nascondo che la prima reazione è quella di stizza, come se la mia identità la vedessi frammentata nei tratti dei familiari. Quei tratti che prima, per orgoglio, non volevo condividere, e invece stanno lì. E compaiono piano piano, in contemporanea con l’avanzare degli anni.

“Lo sguardo bonario di Enzo è lo stesso di suo padre. È vero – ora che ci rifletto – è proprio così”.

C’è una trama invisibile che tiene uniti tutti noi. Se prendiamo coscienza di questo, la solidarietà ci sembrerà una facile qualità da coltivare.
La comunità ponzese soffre di identità, oggi è chiaramente minacciata dallo spopolamento e dalla estraneazione dall’isola. Forse il guardarci e il ritrovare nei visi le parentele e i richiami affettivi gioverà a riconoscerci come isolani e come Ponzesi.