De Luca Francesco (Franco)

La polvere corrode la montagna

di Francesco De Luca
padre-madre-figlio

 

Gli anni disegnano sul viso degli uomini i percorsi della vita, e anche la matrice di provenienza.
“Sembri tuo padre…” – mi dice Silverio ’i Rifugina, incontrandomi dopo quasi un anno.

Sembro mio padre..: è l’immagine che gli ha evocato la mia persona, la postura, il passo. Eppure , mio padre in vita, non ho mai tratto questa somiglianza. Sarà l’età… No, è certamente l’età. Essa rinforza i tratti familiari, li calca, facendone comparire taluni che da giovane, per ripicca o per boria di distinzione, furono compressi. Quel modo di chiudere gli occhi quando si portava nel ricordo. Mio padre lo faceva spesso. Io lo notavo e mi imponevo di non replicarlo.

“Sembri tuo padre – riprende Silverio – chiudi gli occhi come faceva lui”
“No, non può essere” – mi dico.
,,“Sì – ribadisce mia moglie – tu non te ne accorgi ma quando ridi ripeti i versi di tuo padre”.

Non nascondo che la prima reazione è quella di stizza, come se la mia identità la vedessi frammentata nei tratti dei familiari. Quei tratti che prima, per orgoglio, non volevo condividere, e invece stanno lì. E compaiono piano piano, in contemporanea con l’avanzare degli anni.

“Lo sguardo bonario di Enzo è lo stesso di suo padre. È vero – ora che ci rifletto – è proprio così”.

C’è una trama invisibile che tiene uniti tutti noi. Se prendiamo coscienza di questo, la solidarietà ci sembrerà una facile qualità da coltivare.
La comunità ponzese soffre di identità, oggi è chiaramente minacciata dallo spopolamento e dalla estraneazione dall’isola. Forse il guardarci e il ritrovare nei visi le parentele e i richiami affettivi gioverà a riconoscerci come isolani e come Ponzesi.

2 Comments

2 Comments

  1. Luisa Guarino

    6 Aprile 2016 at 12:23

    Mi ritrovo molto nelle parole di Franco, al quale molti (tutti?) oggi dicono che andando avanti negli anni assomiglia sempre più a suo padre, Cesare, che tra l’altro ricordo anche in eta’ avanzata come un bell’uomo.
    Anche a me da alcuni anni a questa parte molti dicono che sono sempre più somigliante a mia madre Olga. Il primo in assoluto a farmelo notare è stato Michele Rispoli, una mattina che ci siamo incrociati sulla scalinatella che porta dalla piazza, lato Caffè Tripoli, alla banchina. E’ stato il primo, quindi mi ha stupito un po’; poi ho cominciato a farci l’abitudine, anche perché, oltre che a Ponza, me l’hanno detto anche a Sermoneta, dove ci sono tanti ex alunni di mamma, oltre ad altrettante persone che l’hanno conosciuta. E questo naturalmente rende ancora più forte il mio senso di appartenenza a una famiglia e a una comunità.
    Però faccio anche un’altra considerazione. Quand’ero ragazza, e poi giovane, tutti mi dicevano che assomigliavo a mio padre, Francesco (Ciccillo), oppure a mia zia Carolina, sua sorella. Se davvero ora, in età matura, sembro tutta mia madre come dicono, mi è capitato un felicissimo compendio, non vi pare?

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