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Calma piatta

di Giovanni Hausmann
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Il vento mi affascina ma il “non vento” mi intriga.

La mancanza di vento infatti scatena strane sensazioni: a prima vista calma e serenità. Osservare da casa il tratto di mare tra Ponza e Circeo e vedere un lago, senza increspature e senza un alito ed osservare le larghe chiazze di movimento dovute all’incontro tra i tonni e le sarde fa venire immediatamente un senso di pace: “tutto scorre tranquillo”, “non ci sono preoccupazioni”, “oggi sarà una magnifica giornata a Palmarola”.

Ma ecco immediata una seconda reazione: “e se questa situazione cambia?”, “se poi si alza il vento ed il mare si agita?”, “se lo stato di quiete si modifica?”… cosa mi può riservare il futuro? Se il vento rimescola le carte ed io mi trovo a rimettermi in gioco per trovare il bandolo della matassa, sarò capace? Ne avrò la forza? Questa società mi aiuterà?

Quante persone sognano che le giornate di calma piatta si ripetano all’infinito, specialmente quando le condizioni di osservazione sono in equilibrio. Specialmente verso i 60 anni quando, volenti o non, ci addentriamo verso la terza parte della nostra vita destinata a trarre conclusioni.

La calma piatta ci permette di svincolarci da doveri ed impegni tesi a risolvere i problemi, ci evita lo stress di affrontare anche le più piccole contrarietà quotidiane ed anche se queste si presentano comunque, la calma piatta ci permette di superarle con un senso di sicurezza.

In fondo pensando: “ho finalmente raggiunto la pensione e non devo più sbattermi dalla mattina alla sera per sbarcare il lunario”, oppure: “ho fatto la mia vita ed ora mi dedico a me stesso”, in fondo non sto facendo altro che, inconsciamente, arrendermi a me stesso; mi sto addormentando piano piano senza accorgermene.

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Io, ancora a 65 anni, preferisco il vento anche quello leggero e fresco, preferisco che le carte siano rimescolate ogni giorno per capire non tanto quanto sono capace di affrontarlo, quanto piuttosto come posso rimettermi in gioco magari utilizzando non tanto la forza, che non mi sembra più quella di una volta, ma piuttosto l’esperienza e la scaltrezza delle cose vissute nel bene o nel male.

Il vento infatti propone cose nuove e quando soffia mischia pensieri, convinzioni, razze, oggetti, rompe e sfascia lo status quo, le radici, le consuetudini e si presenta con situazioni nuove, inimmaginabili e molto spesso ti mette ancora una volta alla prova  per vedere se tu ancora ce la fai, ti spinge a trovare nuove soluzioni, nuove idee.

Il vento travolge le tue idee e ti mette di fronte a nuovi stimoli verso i quali sei costretto a riaccendere il cervello per affrontare nuove situazioni.

Il vento stravolge la quieta vita del paese, della piccola comunità e costringe le persone ad aprire la porta e le finestre per unirsi e confrontarsi con gli altri, a comprendere come gli altri la pensano e quindi a condividere nuove idee.

Il vento è il tuo amico che ti pone una sua idea, una sua difficoltà; sono i tuoi figli che irrompono nel tuo stato di quiete per porti nuove domande alle quali devi rispondere; è il tuo vicino o il tuo lontano che vuole da te una risposta ad un suo quesito; è chiunque incontri per la tua strada con il quale devi confrontarti.

Purtroppo il vento entra sempre di meno nelle nostre case e le finestre sembrano essere sempre più chiuse lasciando ad altri la soluzione dei problemi.

Preferisco che il vento entri nella mia vita, nella mia casa, nella mia città o nel mio paese perché solo così posso mantenermi vivo e non addormentarmi prima del tempo.

Vele [3]