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Epicrisi 61. Del nostro tempo

di Enzo Di Giovanni

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Questa è la settimana dei 6000 pezzi. [2]

Potrà sembrare stucchevole a qualcuno, forse, ma contare è importante, dà il senso del tempo che passa; come quando ti guardi allo specchio al mattino, ’ndrunat ’i suonn, ed è il momento migliore per vedere cosa sei diventato, senza trucchi. E non sempre è spiacevole invecchiare, se quelle che vedi non ti sembrano rughe ma vita vissuta, appartenenza al tuo mondo. Così sembra Ponzaracconta: non invecchia, ma cresce. Non importa più se piace o meno: c’è, e raffigura uno spaccato delle nostre contraddizioni, speranze, errori.

Ed allora, visto che mi tocca (e gli ordini non si discutono!) questa epicrisi, faccio un gioco nuovo.

Metto allo specchio gli scritti della settimana e provo a dividerli per categorie. Certo non è una scienza esatta, ma più o meno la cosa riesce.

In uno spazio verde i miei preferiti: i pezzi che si rifanno all’obiettivo primario del sito, la memoria:

Memo 45. Smorzare… Insabbiare… [3]

Aforisma in dialetto. “Ie vulesse quaglià” [4]

“E andavamo tutti alla Caletta” (10). Il tuffo dal cimitero [5]

La poltrona del dialetto (8). Ogge ‘u mare volle e scumma [6]

Quel basilico del primo venerdì di marzo [7]

Ponza, ‘u viento ‘i stanotte [8]

Ponza: una casa come memoria di una comunità [9]

Una memoria viva, che caparbiamente non accetta di finire triturata nell’indifferenziata (ed indifferente!) sub-cultura contemporanea. Quella sub-cultura che semplifica tutto, che dà l’illusione di poter comprendere le cose con un click, che spinge a non chiedere, a non informarsi. Può sembrare comodo, ti fa sentire al centro del mondo: in realtà allontana da tutto.
Se tornassimo a noi?
Ho trovato questo bell’aforisma di Georges Braque (pittore francese, padre del cubismo):
– “L’ avvenire è la protezione del passato, condizionata dal presente”.

Ponza-di-Milo-Manara [10]

Altri tre amici ci hanno lasciato: età, culture, provenienze diverse, tutti con Ponza nel cuore. Può sembrare retorica, ma forse non lo è, e probabilmente solo in luoghi come Ponza è così. Molto spesso si abita in un luogo, a Ponza invece si vive, ci si integra nel paesaggio, degli umori, dei suoni di un mondo a parte. Al punto che ci possiamo illudere che non si muore del tutto, anche se è una triste consolazione per chi resta.

Luciano ricordato con l’articolo Matelica in lutto: è morto Luciano Beniani, patron del Much More [11], Carla con Ciao Carla [12]e Peppe con Ancora un lutto: è partito Peppe ‘i Stocc [13]; così diversi, così uguali

Addio_aaa [14]

C’è poi la cronaca, a partire dagli strascichi della mattonella, che dopo aver monopolizzato intere giornate (mattonella esibizionista!), lascia il campo a due protagonisti della web-novella, loro malgrado. Tra lacrime  (Una lacrima sulla maiolica [15]) e lettere aperte (Lettera aperta all’assessore Franco Ambrosino [16]),  Ponzaracconta è a disposizione per un confronto, come sempre.

punto-incontro-logo [17]
Altro protagonista ponzese è il contrammiraglio Vitiello (leggi qui [18] e qui [19]) : non sulle mattonelle, ma sul mare, dove i ponzesi, di nascita o d’origine, indubbiamente danno spesso il meglio di sé.

bandiera della marina [20]
Li ho segnati di rosso, i pezzi di cronaca più attuali, come i segni delle maestrine sui compiti mal fatti.

Anche per oggi a Ponza scuole medie chiuse [21]

Gli orizzonti del Mezzogiorno [22]

Vale parlarne? [23]

Mai successo prima…! [24]

Rivoluzionari di cartone [25]

Ponza reagisca se non è Pasquale [26]

Ovviamente, imputato è sempre il ripetente dell’ultimo banco, il signor Laziomar e…  i ponzesi, che non sanno se chiamarsi Pasquale (secondo Totò) o Lavazza (secondo Sang’ ’i Retunne)  e scusate l’accostamento sacrilego, ma chist’ tenimme!…

lavagna [27]