Ambiente e Natura

Acqualatina. Vediamo cosa ci ho capito…

di Vincenzo Ambrosino
Acqua bene comune. Circle

 

Acqua Latina: l’Acea acquista le azioni Veolia

Vediamo cosa ho capito di queste vicende: lo Stato ha l’urgenza di dismettere il servizio di gestione dell’acqua perché troppo costoso, ma non può privatizzarlo – perché c’è stato un referendum che lo impedisce e che decreta che “l’acqua rimane un bene pubblico”.
Ma ecco la trovata: “se lo Stato non può privatizzare servizi primari può industrializzarli per renderli efficiente e efficaci e soprattutto meno costosi per i bilanci pubblici”.

I politici si mettono all’opera!

Nella nostra provincia sono i politici di Forza Italia che da sempre la fanno da padroni, a inventarsi l’ATO4 (Ambito Territoriale Ottimale).

In questi ambiti si costituiscono delle società miste pubbliche – private, in cui il pubblico detiene il 51% e il privato il 49%.

Ma da chi è rappresentato questo 51%?

Dai Sindaci dei vari comuni, che per la maggior parte sono di Forza Italia. Quindi in definitiva questo 51% nelle società per i Servizi Integrati (tutta la filiera della acqua) è rappresentato da un solo partito. Un ‘partito’, ricordiamolo, per definizione difende gli interessi di parte! Quindi gli interessi di una parte politica detiene la maggioranza nella gestione dell’acqua bene pubblico.

Prima la gestione di questo servizio era Comunale, possiamo dire che almeno prima c’era un certo pluralismo nel servizio ai cittadini. Infatti poteva succedere che in qualche Comune della nostra provincia i cittadini eleggessero una maggioranza diversa da Forza Italia, per cui governati anche da altri partiti o liste civiche: ora, con questi ATO, tutto il servizio è gestito a maggioranza da Forza Italia.

“I Comuni, in particolare, non sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell’impresa siano i più elevati nell’interesse delle finanze comunali.”

Tra l’altro vi sono realtà territoriale come le nostre isole, che avevano servizi completamente diversi, regolati da leggi vecchie ma efficaci che garantivano dei privilegi agli isolani; oggi anche le isole – entrando negli ATO4 – vengono omologate a questa legge della pseudo industrializzazione del servizio acqua.
Concretamente cosa significa tutto questo?
“Ce lo rivelano le drammatiche notizie che ci sono pervenute da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che avviene quando l’acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina (Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua ha il 46,5 % di azioni) che gestisce l’acqua di Aprilia, ha deciso nel 2005 di aumentare le bollette del 300%! Oltre quattromila famiglie da quell’anno, si rifiutano di pagare le bollette ad Acqualatina, pagandole invece al Comune. Una lotta lunga e dura di resistenza quella degli amici di Aprilia contro Acqualatina! Ora, nel cuore dell’estate, Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori o ridurre il flusso dell’acqua. Tutto questo con l’avallo del Comune e della provincia di Latina! L’obiettivo? Costringere chi contesta ad andare allo sportello di Acqualatina per pagare.
E’ una resistenza eroica e impari questa di Aprilia: la gente si sente abbandonata a se stessa”.

Quindi di questo 49% in mano ai privati il 46% è in mano ad una sola società, tra l’altro straniera, tra l’altro multinazionale che in effetti gestisce i servizi idrici di depurazione e altro in mezza Italia: la Veolia.

Qual è la logica che ispira queste multinazionali: il profitto!
E come si fa il profitto se non si rende commercialmente utile lo sfruttamento di una materia prima, in questo caso l’acqua? Nella legge della domanda e dell’offerta, entrano ovviamente i costi di gestione del servizio, gli investimenti da fare e  soprattutto i profitti da concretizzare e tutti questi entrano nella bolletta da pagare.

Un volta si sperava nei cambiamenti politici, si potevano ribaltare amministrazioni Comunali, Provinciali, Regionali, si sperava in cambiamenti governativi, oggi il cittadino non può sperare in niente perché tutto è omologato a leggi sovra territoriali  che non prevedono cambiamenti ma solo ratificazione della realtà.

Eroiche le azioni dei Comitati, che una volta avevano l’appoggio dei partiti di opposizione; oggi l’azione delle opposizione non è quella di difendere diritti e principi ma quella di ribaltare maggioranze per occupare poltrone.
Ma ora veniamo a conoscenza che nella nostra Provincia, la Veolia vende le sue quote all’Acea. Legittimo nella logica del capitalismo liberista, ma cosa succederà concretamente per i cittadini?

Per anni i comitati spontanei per l’acqua pubblica nella provincia di Latina hanno preso di mira la Veolia, cercando di mettere a fuoco le azioni politiche di contrasto; domani si troveranno dinanzi una nuova società, la Acea, che si presenta per la prima volta, che dice “che non ha responsabilità per i fatti pregressi, che si intratterranno nuove iniziative nell’interesse soprattutto degli utenti”.
Possiamo credere a questo?

E’ chiaro che rispetto ad uno scenario così pianificato che vedeva Forza Italia e Veolia farla da padroni incontrastati possiamo solo aspettarci che una nuova società privata, pur con le stesse logiche imprenditoriali, possa almeno rompere equilibri e connubi di potere per aprirne altri.

Noi non possiamo che stare attenti a cogliere le evoluzioni della vicenda e magari sperare veramente che si attuino i sub-ambiti idrici che vedano di nuovo le diverse realtà territoriali della nostra provincia riappropriarsi almeno dal punto di vista politico dei servizi idrici a misura di territorio.
Riferimento consigliato (da leggere):
http://mobile.ilcaffe.tv/articolo/21234/acqualatina-da-forza-italia-in-mano-al-pd

3 Comments

3 Comments

  1. vincenzo

    27 Febbraio 2016 at 17:03

    http://www.latinaquotidiano.it/acqualatina-forza-italia-contro-lingresso-di-acea-da-simeone-appello-per-la-gestione-pubblica/

    “L’ingresso di Acea in Acqualatina preoccupa il consigliere regionale Pino Simeone, che in una nota rilancia sulla possibilità di rendere la società interamente pubblica. “L’obiettivo da perseguire è quello della efficienza del servizio nel rispetto dell’esito referendario – esordisce l’esponente di Forza Italia -. Acqualatina, in questi anni, ha dimostrato di essere una società efficiente con bilanci in attivo, basti pensare che quello del 2014 è stato chiuso con un attivo pari ad oltre 11 milioni di euro, tutti messi a disposizione del territorio”. Simeone continua: “È una società sana, che ha fatto della qualità del servizio un fiore all’occhiello della nostra provincia e nel Lazio e come tale è normale che faccia gola a chi come Acea può trarre solo vantaggi dall’acquisizione. Per queste ragioni credo che Acqualatina sia un patrimonio da non disperdere ma da tutelare”. Su questo Simeone conta di trovare il sostegno del PD che anche in recenti discussioni alla Camera si era espresso a favore dell’acqua pubblica. “Oggi l’obiettivo da raggiungere è quello di rendere pubblica la società – continua Simeone”.

    I comitati sono stati abbandonati, avversati, nella loro battaglia isolata di liberare l’acqua dalle mani private e ora che succede: basta una Veolia che venga sostituita da una Acea che gli stessi politici, gli stessi Sindaci di Forza Italia che prima dicevano che tutto funzionava oggi facciano nuovi discorsi come se niente fosse accaduto?

  2. Rosanna Conte

    28 Febbraio 2016 at 10:03

    Un politico che “si rispetti” deve prendersi la scena, fidando- sempre?- che la gente non ricordi i precedenti.
    Il martellante susseguirsi delle notizie, non filtrate criticamente da chi le riceve, favorisce una sovrapposizione che privilegia le ultime lasciando nell’incertezza del ricordo qualche barlume delle precedenti. Visto che la memoria contemporanea è molto breve, si potrebbe utilizzare internet per trovare conferme o meno, ma bisogna essere motivati e saperlo fare. E non so nemmeno se funziona, viste le grandi difformità di affermazioni del Renzi versione 2011 e Renzi versione 2016: forse, nelle incertezze totali della società liquida, si preferiscono le consistenti facce di bronzo dei politici

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