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Engaged & proposed. La Festa di S. Valentino raccontata da un’italo-americana

di Lorella Angelini
San Valentino [1]

 

Questo è il mese di san Valentino, di Carnevale; per quelli di qui il black month (il mese nero). Cuori spezzati, cuori volanti, cuori su aereoplani e su battelli di fiume.

Almeno uno di questi cuori è arrivato in qualche forma, ha cercato la mia attenzione e se n’è andato nel cestino della spazzatura.

Qui il giorno di san Valentino è quando tutti i boys d’America si fidanzano ufficialmente con le loro chicks.
Le parole sono ‘engaged’ e ‘proposed’ (‘impegnato’ e ‘dichiarato’) che non esistono quasi più in Italia, almeno nell’Italia che conosco io.

Qui stai con una persona, magari ci vivi pure insieme, ma ‘proposed‘ é tutta un’altra cosa.

Per prima cosa ti arriva l’anello, di 2, 3, 4, 5 carati non importa, l’importante è che accechi. Accechi le cose che non vanno, accechi il peso e la noia accumulati nella vita comune, accechi l’invidia delle amiche che hanno sempre pensato che quello non era il compagno giusto.
Ma la cosa importante è che questo rito avvenga in modo memorabile. Memorabile non solo significa fuori dell’ordinario considerando il tran-tran quotidiano, ma ‘memorabile’ in assoluto.

La storia del “When he proposed…” (quando lui si è dichiarato) deve essere unica per qualunque salotto come il tailleur che fa bella figura in qualunque stagione.

– La mia – lei racconta – è stata una giornata di sorprese continue… La mattina mi sveglio e lui mi dice: – Andiamo a fare colazione fuori –

Ci siamo vestiti e sotto al portone c’era una limousine ad aspettare… Che sorpresa! ..Ci ha portati un giro per il mall e si è fermata vicino al Jefferson Memorial dove era pronto un tavolino con la tovaglia bianca e un cameriere in guanti pure bianchi simile ai soldati che fanno la guardia al monumento. E ad ogni portata della ricca colazione c’era un bigliettino incluso nel cibo su cui era scritta una sorta di lista di comandamenti come quelli che un’amica nostra ci ha raccontato di aver ricevuto dal suo uomo.

Penso: – Ecco che adesso lui “propose” ma improvvisamente, a colazione finita mi dice: – Beh! …è ora di andare al lavoro..!

Arrivata al lavoro mi chiama il capo e mi dice che devo urgentemente volare a New-York in giornata. C’è una dimostrazione dei fiorai fornitori delle catene di alberghi, proprio il giorno di san Valentino; protestano contro l’embargo di 50 quintali di rose rosse venute dall’Olanda. Sono arrivate senza il certificato che prova l’avvenuta disinfezione contro la zanzara del Reno. Il tutto si svolge di fronte al Ritz Hotel a New York vicino Central Park. Sono un po’ scocciata di questo perché Joe aveva riservato un tavolo all’obelisco per le sei; sicuramente non faccio in tempo a tornare…

Pittori iperrealisti americani. Ralph Goings [2]Pittori iperrealisti americani. Ralph Goings

Volo a New York, arrivo al Ritz e non trovo nessun dimostrante. Mi attacco al telefono con il mio capo che mi dice di aver ricevuto comunicazione che la dimostrazione è stata spostata alle 7 di sera. Per addolcire la pillola dice che mi ha già prenotato una camera al Ritz e cambiato il biglietto aereo per la mattina dopo. Così penso che dopotutto stare al Ritz non è poi male; all’obelisco sarei potuta andare un’altra volta.

Vado alla reception, chiedo la chiave della stanza e salgo con l’ascensore tutto finestre.
Apro la porta e la camera profuma di mimose. Trovo un mazzo di fiori e una bottiglia di champagne; sul letto un vestito da sera completo di guanti come quello indossato da Rita Hayworth in “Gilda”.

Rita Hayworth in 'Gilda' [3]
In corrispondenza di una delle dita, l’anulare, c’è una piccola scatola…
Rimango a guardare lì impalata come un salame. Forse mi hanno dato la camera sbagliata o il mio capo mi ha tirato un tiro mancino.
Telefono alla reception: stanno mandando qualcuno. Intanto che aspetto mi metto a scimmiottare davanti allo specchio con il vestito di seta celeste.

Edward Hopper. Morning sun. 1952 [4]Edward Hopper. Morning sun. 1952

Bussano alla porta, mi affretto a riporre il vestito sul letto.
Apro, é Joe. Oramai sono senza parole; mi prende la mano mi fa sedere sul letto e mi porge la scatoletta di velluto nero.

Così si è “proposed”. Aveva organizzato tutto con l’aiuto del mio capo.

Le storie sono tutte un po’ così e i ristoranti quella sera sono tutti pieni.

Edward Hopper. 1929. Chopsuey [5]Edward Hopper. 1929. Chopsuey

Una indagine nei dintorni di Greenbelt mi ha fatto scoprire che a san Valentino carne, pesce e cinesi vanno per la maggiore. File incredibile di coppie anche quelle non proprio ‘standard’ nei ristoranti di carne e pesci. Lei capelli viola con una pallina infilata tra le labbra e il mento e il famoso tailleur e l’altra lei invece con i pantaloni e la giacca di pelle.
Avrei voluto vedere il momento clou ma la fila era troppa e sono uscita.
Dopo il terzo rifiuto nei ristoranti non etnici, passiamo ai cinesi; questi difficilmente ti mandano a casa, ma con grande sorpresa questo succede a san Valentino.
L’ultimo tentativo è con quello indiano: non c’è ancora nessuno dentro ma tutti i tavoli sono con la rosa lì pronta. Il cibo indiano è stimolante e windaloo chicken è perfetto come aperitivo a una serata di passione.

Pittori iperrealisti americani. Robert Gniewek [6]Pittori iperrealisti americani. Robert Gniewek

Edward Hopper. 1942. Nighthawks [7]Edward Hopper. 1942. Nighthawks