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Epicrisi 56. Le isole confinarie

di Giuseppe Mazzella

Scena-da-Unisola-di-Carlo-Lizzani [1]

La notizia più importante della settimana è la visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi al carcere di S.Stefano e a Ventotene. Non perché la visita di un premier alle nostre isole costituisca un fatto eccezionale.
Da noi sono “passati” tutti…E poi sono decenni, ormai, che la politica invece di essere fatta nei luoghi deputati, Parlamento, Camera e Senato, è fatta sempre più nelle tv, attraverso i social network, nelle piazze a contatto con la gente, con messaggi più o meno criptici, ma sempre gioiosi, dai quali i cittadini percepiscono alla fine solo vaghe indicazioni.

Renzi a Ventotene [2]

L’eccezionalità del fatto sta, invece, nell’occasione che ci permette di riflettere ancora una volta sul nostro destino.
La storia, infatti, vede le nostre isole confinarie, sin dall’antichità, dove anche chi vi vive oggi da civile è un poco di fatto confinato, per un insieme di ragioni che tutti sappiamo. Il manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, dal quale si è partiti per mettere in piedi questa nostra sempre più barcollante Europa, torna ancora una volta e giustamente agli onori della cronaca per suggerire nuovi percorsi, e dare linfa alla sempre più asfittica idea paneuropea. E ancora una volta si punta ad un fatto mediatico: il carcere borbonico, monumento straordinario, viene utilizzato per rilanciare un’idea che da tempo langue.
Dal 1965, quando fu chiuso, infatti, periodicamente l’ergastolo isolano è al centro di progetti che ne promuovono restauri e funzioni.

altiero-spinelli [3]

Di tutto questo parla ampiamente Sergio Monforte [4], cronista storico del sud pontino, che suggerisce alcuni utilizzi e rilancia l’idea di “trasformare tali aree in un territorio dell’Unione Europea”.
Il nostro sito propone poi altri importanti contributi all’evento: dall’accorato articolo di Giancarlo Giupponi [5], che si sofferma sul valore della libertà, ad un video che racconta il carcere [6], il confino e la nascita del “Manifesto”, fino ad una imprevedibile “Visita di stato [7]” vista da Giggino e Sang’ ‘i Retunne. Ci auguriamo questa volta che la visita di stato non resti un’altra inutile passerella.

isola_santo_stefano_carcere_procura_latina [8]

Di memoria e di memorie storiche [9]
parla, poi, Enzo Di Giovanni, rievocando pagine dolorose collegate alla seconda guerra mondiale e ai campi di concentramento, le cui visite sono proposte oggi a scuola come gite premio, mentre dovrebbero costituire un percorso didattico
indumento-che-furono-costretti-ad-indossare-i-prigionieri-dei-campi-di-concentramento-1024x738 [10]

E passiamo al calcio della settimana.
La nostra squadra sta vivendo una stagione esuberante ma con improvvise cadute, che fanno capire che il “team isolano [11]”, pur non avendo ancora raggiunto la maturità da professionista, la sta rapidamente maturando. Risultati più convincenti esprime, invece, il calcio a cinque [12], forse perché noi isolani ci esprimiamo meglio negli “spazi ristretti”.

Del nostro mare ci parla con la solita capacità affabulatoria Adriano Madonna che questa volta si sofferma sul plancton e necton [13].

Dell’”amato scoglio [14]” ci parlano ancora una volta con punte di acute nostalgie Silverio Guarino e Dante Taddia il quale, nella sua serie “Andavamo tutti alla Caletta [15]”, illustra questa settimana, con i colori vividi della memoria della giovinezza, un altro angolo magico, le Grotte di Pilato. Altra magia, questa volta musicale, ad opera di Tonino Esposito, che interpreta la poesia “Isolano [16]”, di Franco De Luca.
ponza [17]

Dell’essere e vivere a Ponza si interrogano ancora una volta Rosanna Conte [18] che lamenta la perdita di umanità e l’ospitalità che era il grande tappeto su cui venivano accolti un tempo quelli che non erano dell’isola, quando non esistevano “posti per negri”, come ci ricorda Silverio Lamonica proponendoci “Il Carnevale di un bimbo di colore [19]” di Langston Hughes.

Partendo da un disegno commissionato da William Hamilton alla fine del Settecento, Franco De Luca ricostruisce un angolo storicamente ricco, quello del promontorio della Madonna [20], particolarmente a rischio a causa della fragilità della roccia. In questa settimana Franco non si ferma qui. Partendo dal recupero dell’icona di Ulisse e Telemaco [21], e quello che rappresentano, avvia una riflessione sui ponzesi e su chi potrà “salvare il regno”, dando alla nostra isola una spinta verso la ripresa e un futuro migliore. A questa idea si dichiara contrario in un altro intervento Vincenzo Ambrosino [22], che indica come via possibile per crescere socialmente e politicamente quella di basarci con realismo sulle risorse che abbiamo a disposizione, senza cercarne in maniera vaga altrove.
Ulisse [23]

Al di là delle facili battute o dei riferimenti poetici, appare abbastanza chiaro che Ponza non abbia bisogno di un Ulisse o di un Telemaco, ma di un equipaggio in grado di governare la barca e di essere governato, per non fare la fine di quello di Ulisse che naufragò miseramente.
Anche perché, e qui la nostra Luisa ci illumina ancora una volta col suo “I brand dell’infanzia [24]”,  bisogna stare attenti alla memoria che ci abitua a ripetere senza troppo riflettere, e che rischia di cristallizzarci, impedendo un’analisi corretta della realtà, col rischio ancora una volta di autoconfinarci.