Ambiente e Natura

Pesca, pesca, pescatore

di Francesco De Luca

pescatore all'alba

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Stamattina, alle sei, sulla calma totale si leva un po’ di vento. E’ un movimento d’aria improvviso e imprevedibile, normale in un luogo aperto alle combinazioni mare cielo e terra. Combinazioni che nell’isola trovano scena.

Nessun timore ingenera in Gigi che scioglie le cime e, nella poca luce dell’alba, si mette in cerca dei banchi di rutunne.

Non deve travagliare molto perché conosce i posti dove, in questa stagione, i rutunne si raggruppano per la posa delle uova.

E infatti, poco dopo, nel display dell’ecoscandaglio ha la prova della presenza dei pesci. E’ un piccolo banco ma vale la pena gettare la rete e portar su il guadagno del giorno.

Gigi è un pescatore vero, di quelli cioè che con quella attività sostengono la famiglia. Non un dilettante, e perciò legato al suo mestiere per l’intero anno. Il che lo costringe a diversificare le pesche nei diversi periodi. Non solo, ma, lavorando da solo con la propria barca, si limita a pescare nelle vicinanze della costa. Fortuna vuole che l’arcipelago gli consente di spaziare fra Zannone, Palmarola e, naturalmente, Ponza.

ponza lo scoglio rosso
Sono pochi i pescatori di mestiere. Sono pochi perché il mare non è generoso come una volta ed è difficile far quadrare il bilancio familiare. Finché le forze lo aiuteranno comunque questo sarà il suo lavoro. Lo ha rincorso contro il parere del padre che aveva provato a farlo studiare. Macché… il mare ha avuto la meglio. Il mare e non la pesca, perché il pescatore non si rapporta né al pesce né al pescato bensì al mare. La sua soddisfazione prima è impattarsi col mare. Che si peschi o no. La sede del suo cruccio e del suo desiderio è andare per mare. Sentirne l’astio per averlo sfidato negli spruzzi che s’alzano dai baffi a prua, o lasciarsi alla malìa quando è immensamente piatto, e invoglia a drizzare la prua all’infinito.

Il fascino del mare è… è come una droga che chiede d’essere goduta affinché il ricordo del piacere venga ricercato di nuovo, e di nuovo assaporato. In mare c’è il libero andare, ovunque, senza nessuna pena a fermarti perché ogni anelito è rivolto a trapassare sullo specchio liquido, oltre il momento, oltre il presente. Il corpo come una foglia, il vento rinfresca e sospinge, e il sole asciuga e raffrena.

Stamane non era proprio così. L’autunno, nonostante sia inoltrato, ancora non ha deciso di incamminarsi con convinzione verso l’inverno. Contrariamente all’andazzo dei tempi correnti sta comportandosi da mezza stagione, col sole ancora caldo quando non c’è vento, e il mare per lo più mai agitato.

E Gigi se lo sta godendo. E’ prevedibile che la rete gettata risalirà piena.

Ci sarà da smagliare i rotondi e questo non sarà gradevole anzi è l’unica operazione che lo infastidisce perché la taglia dei rotondi è piccola e… ci sarà da penare un po’.

retunne

Ma ecco che qualcosa lo incuriosisce. Scivolano a pelo d’acqua le sagome di due delfini. E’ una rarità. Di solito non vengono fin dentro il porto, perché Gigi praticamente sta pescando in faccia alla spiaggia di Frontone. Due delfini, fanno un giro e via.

Riferirà l’evento ai suoi bambini, infondendo loro il desiderio del mare e della pesca Lo dirà anche ai compagni, ma da essi avrà meno entusiasmo perché da quando sono state dislocate nei paraggi due gabbie per l’itticoltura sembra che i delfini si facciano vivi più spesso. Si sarà creato, intorno alla struttura, una micro nicchia ecologica favorevole alla pastura dei mammiferi marini.

delfini

Gigi sole ‘nfaccia, come lo chiamano, lo sa che questo mestiere è destinato a finire. Anche su questa isola, la cui storia è stata segnata da imprese di pescatori, e ancora oggi ricca di possibilità biologiche tali che la vita ittica potrebbe essere garantita. Ma gli interventi umani mirano a vendere il territorio e le sue qualità non a proteggerle e protrarne i benefici.

Sta suonando la campana la messa delle sette-e-mezzo. L’abitato sta svegliandosi in questo mattino di novembre. Gigi porta le sue cassette di rotondi in porto. Le mani lacerate dalle spine e negli occhi il sole che si apriva dalle acque della Parata. Come un fiore fuori tempo.

le prime luci dell'alba al porto

 

 

1 Comment

1 Comment

  1. Gennaro Di Fazio

    16 Novembre 2015 at 00:59

    Meraviglioso brano; spaccato vero e bello della vita isolana; emozione autentica; lettura fluida con contenuto e forma da capolavoro letterario.
    Non dimentichiamo questa Ponza.
    Grazie Franco.
    Gennaro Di Fazio

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