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L’Epicrisi in film (44). Vero come la finzione

di Sandro Russo
Locandina italiana [1]

 

Ho visto un film qualche tempo fa, non un grande successo commerciale, ma presto diventato “di culto” nel giro degli amici – visto, rivisto e propalato via tam-tamVero come la finzione del 2006, diretto da Marc Forster. “Stranger than Fiction” il titolo originale – nel senso che la vita è più strana della finzione…

Qui di seguito c’è una presentazione di due minuti e 25 secondi, ma vale davvero la pena di vederlo – il trailer, ma se vi convince anche il film -, perché apre orizzonti… 

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È la storia – surreale quanto si vuole, ma non per questo meno vera – di un uomo, Harold Crick, che si sveglia una mattina con una voce (di donna) nelle orecchie… La voce descrive esattamente la sua vita, le sue piccole manie, le sue ossessioni… come se ci fosse qualcuno – si convince dopo un po’ – che stesse scrivendo un romanzo su di lui.

Il poverino ne è stravolto; dapprima incredulo, consulta una psichiatra senza averne alcun aiuto; poi un esperto in teoria letteraria (il prof. Hilbert, un divertente e divertito Dustin Hoffman).

Dustin Hoffman.2 [2]

La storia entra nel vivo quando Harold apprende dalla voce che la scrittrice Kay Eiffel (nel film Emma Thompson) sta immaginando un modo per uccidere il suo personaggio: cioè proprio lui, Harold!

È qui che prova ad aiutarlo il ‘professore’. Molto praticamente gli consiglia di appuntare gli eventi della sua vita di tutti i giorni su un quadernino, per capire cosa sta succedendo… se questa storia che si va scrivendo su di lui (alle sue spalle) è una commedia o in una tragedia: “Se è in una commedia lei si accasa, se è in una tragedia lei muore… Semplice no?”.

vero-come-la-finzione. Commedia o tragedia [3]

Stranger_than_fiction. Emma Thompson [4]

vero-come-la-finzione. Typewriter [5]

Proprio ‘semplice’ per il povero Harold non è… ma ci permette di entrare in un mondo tra l’immaginario e il reale, così che la storia narrata nel film offre a noi la chiave per osservare gli eventi della settimana con uno sguardo altrettanto surreale, un metro sopra la realtà ma sempre nel regno del possibile.

stranger_than_fiction. Loc.3 SplashedHarold Crick non è pronto ad andarsene. Punto …E il punto gli cade addosso nelle diverse locandine; come un peso che lo schiaccia, o come una macchina da scrivere… o un bulldozer che gli demolisce l’appartamento, o come un autobus…

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E’ varia la vita dell’isola… alterna commedia e tragedia anche se tra di esse c’è una terra di nessuno che non sembrerebbe né l’una né l’altra: quella che con espressione minimalista chiamiamo “vita”.

Venivamo giusto dalla settimana dei Morti e sembrava di aver finito con le tragedie, ma forse era troppo presto per pensare di aver chiuso il capitolo. Infatti…
…ci sono state altre perdite a Ponza: Carmela [6] e Luigi [7]. E altri articoli in tema…

In Assenze… presenti [8] Gabriella Nardacci fa una poetica sintesi dei vari aspetti della dipartita. Parte dalla diretta esperienza delle tradizioni del suo paese e spazia nel tempo e in luoghi diversi a comporre un mosaico che attira e rapisce, malgrado il tema all’apparenza ingrato.

Emanuela, parlando di Fernando [9], suo padre, ne traccia un ricordo commosso seppur trattenuto, nel calore di un “lutto elaborato”, quando della persona cara riusciamo a ricordare i momenti belli separati dal dolore che ci ha dato la sua perdita.

Mancanze… tragedie! Tutto è già scritto allora, come nel romanzo di Harold? Lui non sembra essere d’accordo… E neppure noi!

Locandina standard. English [10]

Sul filo della tragedia, seppur con uno sguardo curioso e trasfigurato dal ricordo, ci viene raccontata da Silverio Guarino l’odissea degli animali – ’i vaccine [11] – che venivano portarti sull’isola per essere macellati, in tempi in cui frigoriferi erano ancora al di là da venire. Parla di un altro tempo e di un altro mondo… A me ha ricordato quell’altra usanza, anche diffusa a Ponza fino al dopoguerra, del ragazzino di ‘sopra i Conti’ che portava la sua capretta casa per casa (secondo un preciso giro di clienti) per mungere il latte là per là.

Al sito accedono continuamente nuovi collaboratori: abbiamo fatto questa settimana la conoscenza – personalmente anche attraverso una lunga telefonata – con Eduardo Filippo, artista e scultore oriundo ponzese (ma vive in Calabria), che esordisce con una bella dichiarazione alla sua arte: Ho cercato… [12]. Arte e vita, travaglio e successo…
Per quelli di noi che hanno seguito il consiglio di Rita Bosso di leggere il romanzo sulla vita di Vincenzo Gemito Il genio dell’abbandono [13], l’associazione è stata immediata.

Si viene a conoscenza dalla stampa – la maggior parte dei lettori e degli stessi isolani – che ci sono progetti tesi alla salvaguardia dell’ecosistema delle isole [14]. Sullo specifico ci sarebbe abbastanza da dire e qualche commento [15] è stato infatti proposto; ma la tragedia è che questi interventi vengano pubblicizzati a cose fatte, a progetti approvati, e mai che ci sia – per indolenza degli isolani, per disinteresse da parte degli amministratori a spingere per il coinvolgimento – un pubblico dibattito, una partecipazione sulle iniziative che si prendono, sui pro e i contro di una proposta.

Una bella lotta tra commedia e tragedia si può rilevare dalla frana di Chiaia di Luna [16]: quella vera fotografata il 3 novembre scorso o quella ‘taroccata’ della scorsa estate (tanto reale che non fu neanche avvisata la Protezione Civile!); drammatizzata sulla stampa con tutta la galleria degli orrori di Chiaia di Luna: in quel periodo, all’inizio dell’estate serviva in sostanza a dire che ‘Lui’ alla riapertura della spiaggia non ci pensava neppure lontanamente. Sul tema, un altro esempio di uso strumentale della verità emerge dal Commento di Franco Ferraiuolo [17] ad un articolo della settimana precedente.

Franco De Luca ci si prova a rendere leggero come un refolo un ritratto isolano [18], ma la tragedia con tratti alla Shakespeare resta aleggiante nel vento!

Da questa sfilza di guai ci può forse risollevare il settimanale sproloquio di Giggino [19]?
Macché! Di nuovo ne emerge la tragedia di una guerra tra poveri e la divisione dei ponzesi al loro interno …che poi a ben vedere è la causa degli attuali turcemiént’ ’i panza.

Locandina.2 Winner [20]

Vero-come-la-finzione Strada [21]

“Un film elaborato nella scrittura senza essere forzato; esilarante nella sua eccentricità” – Vincitore del premio 2006 della “National Board Review” per la miglior sceneggiatura originale (di Zach Helm)

Will Farrel e Dustin Hoffman [22]

Non c’è speranza allora, né per Harold né per noi? E dove mai si sarà nascosta la leggerezza, negli articoli della settimana di Ponza racconta?

C’è anche quella…
Nel pezzo di Luisa sull’angiullill’ [23], nume tutelare della tavola e farfalla che vola di fiore in fiore a suggerne il nettare, che nella tradizione ponzese è messaggero di buone notizie.

Nel lancio del disco [24] Silverio Guarino scrive di passione e bellezza dello sport puro, svincolato da contaminazioni di sorta; insieme suggerisce una strada semplice per fare sport su un’isola e per nati sull’isola, invece di fare squadre e squadre di complicata e costosa gestione…

Nel racconto A tu per tu con la fede [25] è delineato un mondo possibile, appena dietro l’angolo ma alla nostra portata:, una specie di uovo di Colombo della convivenza. In uno stile di vita sempre più competitivo è il modo “win-win” (vinci – vinci), dove nessuno perde ma vincono tutti e due i contendenti.

Il video del Faro [26] della Guardia di Giancarlo Giupponi è molto bello. In meno di un quarto d’ora – grazie anche alle partecipi testimonianze di Enzo Di Fazio e Biagio Vitiello – fornisce informazioni sintetiche e interessanti su passato, presente e futuro della struttura. Il commento [27] di Rita coglie l’occasione per un ulteriore salto di memoria: di rievocare un’epoca in cui i padri con legittimo orgoglio accompagnavano i figli a vedere il luogo dove lavoravano… Chissà se ancora si usa!

Il “futuro” del faro, tra l’altro, è anche citato da Vincenzo Ambrosino nell’ultimo pezzo pubblicato della settimana che sta per finire…

Difficile immaginare il futuro [28], infatti neanche Vincenzo Ambrosino lo fa, nel suo pur stimolante articolo: si limita ad delineare le proiezioni future delle scelte che si stanno facendo oggi sull’isola e per l’isola… Non ipotizza strumenti e soluzioni nuove; non è Giulio Verne o George Orwell e neanche Aldous Huxley…
Perché il futuro… è davvero un mistero, non è un modo di dire… Non si può dire cosa ci attende, e forse è anche inutile starci tanto a pensare, a prevedere ed elucubrare. La vita ci sorprenderà sempre!

Sarà l’ultima invenzione, l’ultimo evento imprevisto e imprevedibile che cambierà tutta la cornice, rispetto al mondo cui siamo abituati.
Esempi? L’invenzione dei cellulari che in poco più di dieci anni ci ha cambiato la vita (…che commedia!); o, in negativo, la comparsa (prima di cinque anni fa non se ne parlava neanche) di un gruppo sanguinario che sembra non tener conto dei basilari principi dell’auto-conservazione della vita e mette in pericolo i fondamenti stessi del nostro modo di vivere associati (una tragedia!).
Senza considerare l’imponderabile dovuto al fatto di essere, tutti noi umani, labilmente attaccati ad una instabile palla nel cielo…

Stranger than fiction. Allora... [29]

“Life is what happens to you while you’re busy making other plans” – La vita è ciò che ti accade mentre sei occupato in altri progetti.

Tornando ad Harold, con tutti i casini che ha, trova il tempo per imparare a suonare la chitarra (cosa che aveva sempre desiderato), e il modo di innamorarsi di una bella fornaia…

Harold prova la Fender Stratocaster [30]

Harold e la bella fornaia

E questa è la Love song del film (da YouTube). Un hit del 1977 di Eric ‘Wreckless’ Goulden: “(I’d Go The) Whole Wide World” -“Dovessi girare il mondo intero”

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Forse dovrei dire qualcosa su come va a finire il film… “Commedia” c’è scritto sulle recensioni, quindi si presume che finisca bene…
Così speriamo anche per noi..!

Quando dette un morso alla bavarese allo zenzero, Harold ebbe finalmente l’impressione che tutto sarebbe finito per il meglio. Qualche volta, quando ci ritroviamo persi fra paura e sconforto, tra routine e perseveranza, disperazione e tragedia, dobbiamo ringraziare Dio per l’invenzione della bavarese allo zenzero”

Harold in completo gessato.1 [32]

Harold in completo gessato [33]