Ambiente e Natura

Epicrisi 41. Del silenzio e dello sviluppo sostenibile

di Vincenzo Di Fazio (Enzo)

il porto al tramonto

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Il sito, settimana dopo settimana, oltre a raccogliere la rievocazione di ricordi riporta abitualmente degli argomenti di attualità ripresi dalla vita isolana. Questa è stata una settimana pacata dove la quotidianità è stata pressoché assente. Le navi della Lazionar non hanno avuto intoppi (conosciamo addirittura un orario che assicura i collegamenti fino alla fine del mese), non si è parlato di centrale elettrica, né di acqua, né di dissalatori. 

Mentre il settimanale scambio di battute tra Sang’ e Giggino cerca di risvegliare gli animi sopiti, fa timidamente capolino, tra le cose che possono alimentare il dibattito, la conferenza dei servizi indetta per il prossimo 27 ottobre sull’ attività di bonifica di Monte Pagliaro segnalata ai lettori dal sempre sagace Vincenzo Ambrosino attraverso un commento ad un articolo sui rifiuti scritto da Silverio Lamonica il 10 marzo 2013.

D’altro canto l’estate ha da poco fatto le consegne all’autunno. La vendemmia – dicono in molti – sembra sia andata bene, nel senso che è stata una buona annata come buona è stata la stagione estiva (sempre per sentito dire) con tutti i suoi “numeri” cresciuti, in termini di presenze e di consensi. Si percepisce una certa soddisfazione ed in tanti hanno cominciato a riaprire ed abitare gli appartamenti di Formia. Tra non molto faremo i conti con l’abbandono abituale dell’isola e si ricomincerà, compresi noi di Ponzaracconta, a discutere dei problemi legati alla residenzialità.

L’estate di norma “sparpaglia” ed allontana ma l’occasione per rivederci in molti l’avremo per la prossima ricorrenza dei morti, al cimitero, e lì avremo modo di ripercorrere riti vecchi e nuovi come ce li ricorda Franco De Luca. E chissà se non anche per meditare…

Cimitero.1[1]

Gli scritti della settimana sembrano ricalcare i comportamenti flemmatici di questo momento stagionale e dell’avvicinarsi di novembre, cionondimeno consentono, attraverso la lettura degli argomenti toccati, di fare qualche riflessione.

La prima occasione me la dà l’interessante articolo segnalato dalla redazione sul turismo globale.
L’analisi acuta di Alfredo Somoza (l’autore) sul fenomeno del boom turistico di alcuni paesi esotici, interessati negli anni ’80 da massicci investimenti da parte di multinazionali, quantunque riferita a luoghi lontani miglia da noi, ci fa riflettere su quali danni si possono fare all’ambiente e alle identità territoriali se gli interventi mettono da parte l’esigenza di rispettare l’uno e tutelare le altre. Senza parlare delle conseguenze negative per l’economia degli abitanti del luogo.
Ponza può correre questo rischio, cioè quello di diventare un villaggio turistico da vivere solo d’estate, a causa della sua inarrestabile desertificazione invernale e per il pericoloso distacco cui da tempo assistiamo tra tradizioni, abitudini e comportamenti. Da qui i cambiamenti del volto dell’isola e il via libero ad iniziative che contribuiscono a snaturarla.

Un esempio a noi più vicino, che riguarda la Liguria nella zona delle Cinque Terre, è riportato nel commento allo stesso articolo. Sono aberrazioni che mai ci toccheranno? Chissà!

In un prossimo futuro il modo, ad esempio, in cui sarà utilizzato il faro della Guardia (leggasi al riguardo il programma valore Fari) è estremamente importante per quel che concerne il destino dell’isola. 
Può trasformarsi in un albergo resort (per pochi facoltosi) da raggiungere magari con l’elicottero ma può diventare anche un luogo capace di continuare a raccontare la sua storia se rimane, una volta recuperato, legato all’identità dell’isola.
E affinché questo si realizzi non servono solo soldi ma anche presa di coscienza ampia e critica dei cambiamenti che stanno avvenendo nella vita dell’isola e partecipazione nei processi decisionali.

il saluto del faro ariivando con la nave nel porto foto di giacomo di fazio

Alcuni cambiamenti sono inarrestabili anche nei comportamenti della natura, come quelli climatici. Ce lo ricorderà sicuramente il prof. Adriano Madonna nella conferenza che terrà a Gaeta, presso l’Istituto Nautico il 20 di questo mese, ma è sempre l’uomo ad essere responsabile di quei cambiamenti con i suoi abusi, il suo egoismo e con l’incapacità di guardare al futuro.

Ricorda il prof. Madonna nel suo articolo sui granchi il bell’incontro in prossimità dello scoglio rosso con una granseola, il noto rancio fellone che a Ponza vediamo sempre di meno. La sua prelibatezza ha fatto sì che, già a partire dagli anni ’80, fosse molto ricercato dai ristoratori dell’isola e non è da escludere che la grande caccia per soddisfare l’aumentata domanda abbia compromesso irrimediabilmente la riproduzione di questi crostacei. 
Poco importa… tanto si possono sostituire con quelli pescati nell’Atlantico… almeno nei piatti dei ristoranti.


Emergiamo dal mare e ci imbattiamo nei prodotti della terra, come i legumi che, fino all’avvento del turismo massiccio, un po’ tutti coltivavano a Ponza.
Questa volta Sandro Russo ci parla del fagiolo, legume diffusissimo al mondo ma non a Ponza.
Pasta e fagioli, fagioli con la scarola, zuppa di fagioli con crostini di pane sono comunque piatti che ancora fanno parte della tradizione isolana, anche se la coltivazione non è più praticata come una volta.
Ho un ricordo molto bello legato alle colazioni di pane raffermo calato nell’acqua dei legumi in cottura e cosparso di abbondante olio d’oliva. Erano colazioni che facevo, da ragazzino, soprattutto quando mi trovavo con mio padre al faro di Zannone. Avveniva tutto di buon mattino prima di andare nel bosco a tagliare lo strame per farne scope e cogliere i frutti del corbezzolo o uscire con la barca per calare le coffe o per una pescata a traino. Sicuramente più gustose nelle giornate fredde autunnali perché l’odore fumante del pane condito ben si conciliava con i vetri appannati e il colore plumbeo del cielo.

faro-di-zannone-foto-di-giancarlo-giupponi

Ricordi che fanno parte della tradizione e della nostra identità culturale in cui resiste, nonostante tutto, ben salda la figura di San Silverio, elemento di coesione (speriamo ancora per molto) tra le genti dell’isola e ponte attraverso il quale arrivare ai ponzesi sparsi nel mondo.

San Silverio è presente in molti degli scritti di questa settimana.
Lo è negli appunti di viaggio di Carlo Marcone “da Ponza a Bahia Blanca” (in tre puntate) dove emerge come il santo coaguli intorno a sé persone tanto distanti capaci di ricreare l’ambiente della terra natìa grazie anche al culto dei riti religiosi e alla riproposizione della simbologia legata alla festa attraverso la preparazione della barca, la sfilata della processione, l’esecuzione dell’inno, la recita della supplica.

San Silverio è presente nell’interessante ricostruzione di Rosanna della figura di Don Luigi Coppa, sacerdote nella cui attività pastorale ritroviamo, oltre che la cura delle anime dei suoi fedeli e la realizzazione di alcune edicole, la firma di una Vita di San Silverio Papa e Martire e di una biografia del Santo in due volumetti.
San Silverio, infine, è presente nell’approfondimento su alcune foto d’epoca che ritraggono una folla immensa in processione in suo onore.

E qui volto pagina; magia del valore storico della fotografia e recupero di quello che la fotografia racconta.

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momento di processione

Perché anche l’analisi di una foto possa servire per conoscere meglio il passato e chi c’era in quel passato; non un esercizio di nostalgia, ma un ripensamento di chi/come eravamo e quanto di quel passato si è travasato in noi.

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