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Pietro Ingrao: grande giovane vecchio!

di Rosanna Conte
Pietro Ingrao.1 [1]

 

Breve riflessione che non intende stilare un ritratto esaustivo dell’uomo o del politico, ma solo essere un affettuoso ricordo per un giovane-vecchio sempre in prima fila nel difendere i diritti espressi nella nostra Costituzione.
R. C.

 

È scomparso un grande vecchio, Pietro Ingrao.

Non so se per le nuove generazioni abbia senso parlare di “grande vecchio” visto che, sballottate dalla fluidità dell’anima e del pensiero contemporanei e immerse nella superficialità dell’apparire, non sempre sono propense a guardare all’esperienza a all’impegno.

Ma stiamo parlando di una persona che ha attraversato il ‘900 facendo delle scelte difficili – dall’adesione all’antifascismo, subito dopo l’attacco del generale Franco alla repubblica spagnola, fino alle lotte nel suo partito, il PCI – praticando, tuttavia, il dubbio.

Qui sta la sua modernità. Ingrao non aveva certezze ideologiche, ma, come diceva il titolo del suo ultimo libro, scritto a 92 anni, “voleva la luna” e per questo interrogava continuamente se stesso e gli altri. E’ stato fra i più convinti assertori e pervicaci cercatori della “terza via”, un modello di sviluppo, tutto italiano, che nella ricerca dell’uguaglianza non dimenticasse la tutela delle libertà.

Ingrao con Berlinguer [2]

Ingrao con Berlinguer.2 [3]

Fino alla fine è stato convinto sostenitore della bontà del dialogo con le persone contigue e con gli antagonisti, come lo erano i democristiani e i cattolici, perché in quelle discussioni poteva verificare la tenuta e la validità delle sue idee.

E’ stato un comunista che non ha avuto timore di riconoscere i propri errori e si ritrovava spesso ad essere minoranza all’interno del suo stesso partito, ma, come tutti coloro che avevano vissuto le terribili esperienze del la prima metà del ‘900, era un convinto assertore della validità della forma partito che vedeva come fucina di idee, luogo di formazione dei giovani e strumento di battaglie politiche per la tutela dei deboli. In questa ottica avversò la trasformazione del PCI in PdS, ma non rinunciò ad agire in sintonia con le sue convinzioni votando contro l’intervento in Iraq in aperto contrasto con le decisioni di partito.

Nel pieno della lotta referendaria per l’aborto, non solo non interruppe mai il dialogo con gli avversari, ma cercò di mantenere aperto un varco alla ricomposizione delle idee e delle coscienze agevolando, da Presidente della Camera, le attività di discussione e confronto nelle commissioni parlamentari consentendo di sviscerare gli aspetti morali e quelli scientifici del problema.

Pietro Ingrao. Una foto giovanile con il fratello Francesco [4]

Pietro Ingrao con la moglie Laura e la figlia Renata nel 1979 [5]

Pietro Ingrao. Sopra, in una foto giovanile con il fratello Francesco; sotto: con la moglie Laura e la figlia Renata nel 1979

La Costituzione era costantemente presente nelle sue parole e le riconosceva la forza dell’unica arma dei deboli, perciò ne raccomandava continuamente la difesa a chi lottava per il lavoro, per i diritti, per la libertà e la democrazia.

Sappiamo, tutti, purtroppo, quanto oggi siamo lontani da questa esortazione, ma nella società del plagio delle idee e delle coscienze, il suo appello, insieme a quello di tanti altri intellettuali, artisti, politici e cittadini comuni, è rimasto inascoltato. E non perché l’ha fatto un “vecchio”, ma perché non si sa più cos’è la Costituzione.

I suoi interessi politici non erano disgiunti da quelli artistici: i sentieri dell’utopia e della bellezza in Ingrao andavano nella stessa direzione. E per questo ha potuto affrontare i grandi temi – la pace, la democrazia, il razzismo, le lotte operaie – con una freschezza di idee che andavano ben al di là della sua età anagrafica conquistando l’anima di moltissimi giovani che, grazie a lui, si sono formati una coscienza di sinistra.

Ecco, forse tutto questo conta poco per chi non crede nell’esistenza di valori di destra e di sinistra e, nella frammentarietà dell’informazione contemporanea, non riesce a risalire  agevolmente al pensiero di Ingrao , ma se ritiene che per alcuni valori si possano ancora fare delle battaglie, inconsapevolmente ne sta seguendo le orme.

Sulla soglia dei cento anni Pietro Ingrao lottava ancora con gli strumenti che aveva a disposizione, le idee, ed ha scritto quel libro “Volevo la luna”, più che mai convinto che nella vita bisognasse sognare, avere delle utopie.
Non voleva arrendersi all’impossibilità  per le nuove generazioni di progettare il proprio futuro e ad esse ha rivolto  il suo invito: bisogna osare, essere folli, nella vita.

Non solo. Ha utilizzato tecnologie giovanili aprendo un suo sito internet per fornire idee e stimoli in un mondo che, pur diverso da quello della sua gioventù, aveva al suo interno ancora il tempo delle rivolte, un tempo che rinasce ogni giorno sotto nuove forme.
E dal sito giungeva un invito semplice e chiaro: Decidi tu quanto lasciarti interrogare dalle rivolte e dalle passioni del mio tempo, quanto vorrai accantonare, quanto portare con te nel futuro”.

In questa frase c’è tutta una visione della vita e dell’uomo: la partecipazione, l’assenza di rassegnazione, il progetto di realizzare un sogno sono scelte individuali, affidate alla libertà di pensiero e coscienza dei singoli.

Lui così ha vissuto. E oggi Pietro Ingrao ha passato il testimone.

Pietro Ingrao in corteo [6]

 

 

Appendice del 1° ottobre 2015

Il commosso saluto di Lenola al suo più illustre cittadino.
Leggi l’articolo di Latina Oggi in file .pdfLenola. L’addio a Ingrao. LT Oggi del 1° ott. 2015 [7]