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Nemo propheta in… Ponza

di Silverio Guarino
Nemo propheta in patria [1]

 

Il mio pensiero a tale riguardo si è di nuovo attivato dopo aver letto che la mitica Ortensia di Le Forna “nun s’era vuluta mai piglia’ pagàt’”, riferendosi alla ospitalità gratuitamente concessa presso la sua pensione a Gigliola Cinquetti (leggi qui [2]), il cui unico merito era stato ai suoi occhi quello di vincere il Festival di Sanremo.

Questo episodio è sicuramente meno eclatante del famoso diniego di Amedeo Guarino de “L’Aragosta” di Ponza, quando rifiutò un posto a cena presso il suo ristorante ad un certo Avvocato Agnelli di Torino (forse non sapeva chi fosse?), ma di certo può rappresentare il modello di comportamento più frequentemente adottato dal ponzese nei confronti del “forestiero” titolato.

Infatti qualunque laurea, titolo accademico, professione, attività, ricchezza ostentata o veramente posseduta dal “forestiero”, amicizie altolocate e spesso millantate dal “forestiero” stesso, fanno sì che il ponzese diventi per quest’ultimo un vero e proprio tappetino, dove passeggiare e magari pulirsi anche le scarpe.

Tutto gli viene reso più facile e, perché no, anche gratis. Dal caffè alla cena in villa, dalla gestione completa del posto barca del natante. Dal giro dell’isola, al soggiorno in albergo o in casa.
In cambio di una eventuale futuribile occasione che consenta di ricambiare i favori ricevuti sullo scoglio (baratto?).

I politici provvederanno a raccomandarlo (sbuffando!) in qualunque occasione gliene venga richiesta la sponsorizzazione.

Gli azzeccagarbugli gli ridurranno la parcella per la causa vinta contro il proprio parente di turno, continuando imperterriti a non consegnargli mai una fattura.

Gli illuminati cattedratici medici-chirurghi (“professori” per definizione) lo riceveranno (gratis?) nel loro studio (non prima di aver verificato l’esuberanza delle aragoste consegnategli prima in ostaggio) e lo opereranno, in strutture pubbliche, gratis (!).

I commercialisti suggeriranno percorsi alternativi per alleggerire le tasse.

I prelati e i militari gli asfalteranno la strada che porta al Paradiso.

I giocatori, gli allenatori e i presidenti di squadre di calcio faranno un goal anche per lui.

Gli attori e i cantanti ricorderanno con dovizia di particolari Ponza e i suoi abitanti, una volta sugli schermi di cinema e TV.

I giornalisti scriveranno bene dell’isola, riportandone usi, costumi, cibi e abitudini e magari così si potranno allargare con qualche piscina in grotte antiche sull’amato scoglio.

Gli architetti elaboreranno progetti impossibili e gli ingegneri e i geometri provvederanno a realizzarli in modo impeccabile.

Gli stilisti di turno, approfittando delle liti dei mille eredi, si approprieranno di scogli e di abitazioni provvedendo a riempire la bocca degli isolani di profumati compensi.

 

Tutti questi personaggi “omaggiati”, ricorderanno poi, nei club esclusivi delle loro residenze invernali, la simpatia e l’affetto ricevuti dagli abitanti dell’isola, magari riportando aneddoti e curiosità oltre a ricordi di “grandi abbuffate” (gratis) e di “grandi pescate” indescrivibili ed irrepetibili.

Insomma, questo “forestiero”, rappresenta il vero e proprio oggetto del desiderio del ponzese e su di lui vengono riversati i sentimenti più profondi di stima (spesso eccessiva) e di rispetto (talora immeritato).

Ma si sa, l’isolano è così limitato dal suo orizzonte che basta essere uno “di fuori” per essere qualificato come “forte, grande, intelligente, da stimare e da ossequiare”.

Se invece poi sei uno nato sull’isola o ad essa ‘appartieni’, allora potrai vincere anche il premio Nobel, ma ai suoi occhi (che poi sono anche i tuoi) rimarrai sempre “Ciccillo”, “Tatonno”, “Veruccio” o “Ngiulillo” (per i maschietti); “Silviuccia”, “Maména”, “Nannina” o “Titina” (per le femminucce); il signor “nessuno”, insomma.

Uno nato sullo scoglio: uno scoglio-nato.
O no?

 

P.S. – Per quel che si sa, mai Gigliola Cinquetti parlando delle sue cronache estive su giornali e TV, riportò notizie del suo soggiorno ponzese presso la pensione di Ortensia.
Il motivo può risiedere nel fatto che l’omaggio che viene confezionato dal ponzese al “forestiero” è intrigante, lieve e spesso silenziosamente subliminale. Pertanto può non essere ben recepito dal “forestiero” stesso, con vivo disappunto, più o meno malcelato, del ponzese omaggiante.