Dibattito

Nemo propheta in… Ponza

di Silverio Guarino
Nemo propheta in patria

 

Il mio pensiero a tale riguardo si è di nuovo attivato dopo aver letto che la mitica Ortensia di Le Forna “nun s’era vuluta mai piglia’ pagàt’”, riferendosi alla ospitalità gratuitamente concessa presso la sua pensione a Gigliola Cinquetti (leggi qui), il cui unico merito era stato ai suoi occhi quello di vincere il Festival di Sanremo.

Questo episodio è sicuramente meno eclatante del famoso diniego di Amedeo Guarino de “L’Aragosta” di Ponza, quando rifiutò un posto a cena presso il suo ristorante ad un certo Avvocato Agnelli di Torino (forse non sapeva chi fosse?), ma di certo può rappresentare il modello di comportamento più frequentemente adottato dal ponzese nei confronti del “forestiero” titolato.

Infatti qualunque laurea, titolo accademico, professione, attività, ricchezza ostentata o veramente posseduta dal “forestiero”, amicizie altolocate e spesso millantate dal “forestiero” stesso, fanno sì che il ponzese diventi per quest’ultimo un vero e proprio tappetino, dove passeggiare e magari pulirsi anche le scarpe.

Tutto gli viene reso più facile e, perché no, anche gratis. Dal caffè alla cena in villa, dalla gestione completa del posto barca del natante. Dal giro dell’isola, al soggiorno in albergo o in casa.
In cambio di una eventuale futuribile occasione che consenta di ricambiare i favori ricevuti sullo scoglio (baratto?).

I politici provvederanno a raccomandarlo (sbuffando!) in qualunque occasione gliene venga richiesta la sponsorizzazione.

Gli azzeccagarbugli gli ridurranno la parcella per la causa vinta contro il proprio parente di turno, continuando imperterriti a non consegnargli mai una fattura.

Gli illuminati cattedratici medici-chirurghi (“professori” per definizione) lo riceveranno (gratis?) nel loro studio (non prima di aver verificato l’esuberanza delle aragoste consegnategli prima in ostaggio) e lo opereranno, in strutture pubbliche, gratis (!).

I commercialisti suggeriranno percorsi alternativi per alleggerire le tasse.

I prelati e i militari gli asfalteranno la strada che porta al Paradiso.

I giocatori, gli allenatori e i presidenti di squadre di calcio faranno un goal anche per lui.

Gli attori e i cantanti ricorderanno con dovizia di particolari Ponza e i suoi abitanti, una volta sugli schermi di cinema e TV.

I giornalisti scriveranno bene dell’isola, riportandone usi, costumi, cibi e abitudini e magari così si potranno allargare con qualche piscina in grotte antiche sull’amato scoglio.

Gli architetti elaboreranno progetti impossibili e gli ingegneri e i geometri provvederanno a realizzarli in modo impeccabile.

Gli stilisti di turno, approfittando delle liti dei mille eredi, si approprieranno di scogli e di abitazioni provvedendo a riempire la bocca degli isolani di profumati compensi.

 

Tutti questi personaggi “omaggiati”, ricorderanno poi, nei club esclusivi delle loro residenze invernali, la simpatia e l’affetto ricevuti dagli abitanti dell’isola, magari riportando aneddoti e curiosità oltre a ricordi di “grandi abbuffate” (gratis) e di “grandi pescate” indescrivibili ed irrepetibili.

Insomma, questo “forestiero”, rappresenta il vero e proprio oggetto del desiderio del ponzese e su di lui vengono riversati i sentimenti più profondi di stima (spesso eccessiva) e di rispetto (talora immeritato).

Ma si sa, l’isolano è così limitato dal suo orizzonte che basta essere uno “di fuori” per essere qualificato come “forte, grande, intelligente, da stimare e da ossequiare”.

Se invece poi sei uno nato sull’isola o ad essa ‘appartieni’, allora potrai vincere anche il premio Nobel, ma ai suoi occhi (che poi sono anche i tuoi) rimarrai sempre “Ciccillo”, “Tatonno”, “Veruccio” o “Ngiulillo” (per i maschietti); “Silviuccia”, “Maména”, “Nannina” o “Titina” (per le femminucce); il signor “nessuno”, insomma.

Uno nato sullo scoglio: uno scoglio-nato.
O no?

 

P.S. – Per quel che si sa, mai Gigliola Cinquetti parlando delle sue cronache estive su giornali e TV, riportò notizie del suo soggiorno ponzese presso la pensione di Ortensia.
Il motivo può risiedere nel fatto che l’omaggio che viene confezionato dal ponzese al “forestiero” è intrigante, lieve e spesso silenziosamente subliminale. Pertanto può non essere ben recepito dal “forestiero” stesso, con vivo disappunto, più o meno malcelato, del ponzese omaggiante.

13 Comments

13 Comments

  1. Sandro Russo

    18 Agosto 2015 at 17:59

    Ha scritto Silverio Guarino in un commento su tutt’altro tema:
    “Nemo profeta in Ponza”.
    Questo è anche il titolo di un mio contributo un po’ “frizzantino”, che la redazione di Ponzaracconta non ha ancora pubblicato (l’anonimo Sang’ ’i Rutunne, senza firmarsi, scrive di tutto: non posso fare altrettanto?).

    Sono il responsabile della ‘ipotizzata’ censura all’articolo di Silverio Guarino.
    Caro Silverio,
    Sei fuori bersaglio quanto alle accuse di parzialità.
    In una (da te) malcompresa “sindrome del fratello maggiore”, alcuni di noi in Redazione – io in particolare – ci proviamo pure a difenderti da te stesso, ma quando insisti, ovvio che ti pubblichiamo…
    Con disappunto, ma affettuosamente
    Sandro

  2. Biagio Vitiello

    18 Agosto 2015 at 18:05

    Approvo quanto detto da Silverio Guarino: dalla A alla Z.
    Riguardo al “servilismo” che abbiamo per i “forestieri”, basti pensare a cosa hanno ottenuto nell’edilizia dal comune di Ponza (quella che io chiamo edilizia… “agevolata”). Emblematico è il caso di un “noto personaggio” che si è fatto la piscina con l’escamotage che doveva servire per il servizio antincendio (a due passi dal mare) e per manifestazioni sportive; potrei aggiungere che anni fà andò a fuoco mezza Ponza, ma dalla piscina non è stato preso un solo secchio d’acqua; e che dire delle manifestazioni sportive..?

  3. Sandro Vitiello

    18 Agosto 2015 at 20:38

    Mi ricordo della Cinquetti da Ortensia.
    Tanta gente passava davanti all’albergo sperando di vederla e una sera fece anche un piccolo spettacolo cantando un paio di canzoni
    Credo che ortensia abbia capito prima di tanti altri quella forma di pubblicità.
    Oggi le chiamano comparsate e costano parecchio
    Ma poi: è più disonorevole mettersi a disposizione o ricevere favori?

  4. Enzo Di Fazio

    18 Agosto 2015 at 22:16

    E’ uno scritto un po’ al vetriolo questo di Silverio. E’ probabile che stimolerà – come vedo sta accadendo – un sacco di commenti e dividerà gli “opinionisti” in due categorie: coloro che giustificano e coloro che condannano (condividendo la tesi di Silverio). E’ auspicabile, inoltre, l’intervento di tanti compaesani.
    L’atteggiamento dell’isolano nei confronti della persona “importante” (di chi, un domani, può fare il “favore”) dipende, a mio avviso, dall’essere isolato dal mondo della terraferma; è un bisogno innato che, purtroppo, in molti casi,  non viene “educato” ed orientato verso l’assunzione giusta dei rispettivi ruoli  per difetto di cultura. Chi andrebbe biasimato, in questi casi, è piuttosto il potente, il titolato, il ricco che approfitta della condizione di debolezza dell’isolano.  
    Ma non si può generalizzare e, soprattutto, non è affatto vero che i “nativi” di Ponza diventati importanti non siano “considerati”.  Un esempio sono proprio i tanti medici ponzesi che, svolgendo la loro professione fuori Ponza, hanno un rapporto di spontanea disponibilità nei confronti dell’isolano, ricambiato da riconoscenza e rispetto; comportamenti che dimostrano che non è tutto come afferma Silverio.

  5. Biagio Vitiello

    19 Agosto 2015 at 08:05

    Vorrei rispondere ad Enzo.
    Se molte volte ci rivolgiamo alle “persone importanti” è perché – è successo sempre e succederà ancora – chi ci amministra pensa solo ai cavoli suoi o dei suoi amici o di chi gli porta i voti; mentre con gli avversari si comporta in modo spietato (o, peggio, vendicativo!).Vogliamo fare degli esempi? …è meglio di no!
    Purtroppo a Ponza manca lo “spirito di collettività”, manca l’altruismo (che la Chiesa, dovrebbe inculcarci e chi va in Chiesa praticare).
    Famoso è il detto ponzese: “A un palmo del mio sedere, tutto mi va bene”.
    Ma così, come possiamo progredire?

  6. Enzo Di Giovanni

    19 Agosto 2015 at 08:33

    L’articolo di Silverio è ‘politicamente scorretto’, e perciò intrigante.
    Purtroppo questo atteggiamento perdura, ed è frutto di due “qualità” ponzesi: l’aggressività di chi pensa di sfruttare “l’amicizia” nelle lotte ‘di cortile’ con i propri concittadini; il senso d’inferiorità secolare che il ponzese medio ha nel suo DNA nei confronti di ciò che viene da fuori.
    Personalmente non amo né frequento nessuno di queste due modalità; ne discende che non apprezzi particolarmente il messaggio di Silverio, ma tant’è… Prendo atto!

  7. Giuseppe Mazzella

    19 Agosto 2015 at 11:36

    Quello che dice Silverio è una verità, benché amara e con qualche ovvia eccezione.
    Per la cronaca la Cinguetti affittava una casa giù a Le Forna da Pacchianella e non è mai stata ospite da Ortensia, dove invece andava spesso a cena o a cantare accompagnata da un chitarrista, la sera.

  8. isidorofeola

    19 Agosto 2015 at 13:43

    Ci ricordiamo tutti di Oscar Giannino che si presentò, alle ultime elezioni politiche, con la lista “Fare per Fermare il declino”, vantando, durante la campagna elettorale, innumerevoli titoli universitari ed accademici, oltreché altri riconoscimenti di prestigio, che si sono poi rivelate delle vere e proprie bufale qualche giorno prima delle elezioni.
    Qualcuno, poi, sui manifesti si firma, o si propone, come dott., senza averne i titoli, cioè senza essere laureato; mi sembra, se non vado errato, che anche a Ponza ci sia attaccato qualche manifesto del genere da qualche giorno e chissà se qualcuno lo ha notato .
    Ma senza divagare troppo, vorrei approfondire solo la parte che riguarda la medicina in quanto penso di averne qualche titolo.
    Per i detrattori i medici, che a qualsiasi titolo, lavorano a Ponza “…si eran’ buon’ se stevan’ for’ e nu venevano a fatica’ a Ponza..!”. Quindi chi lavorava a Formia era più bravo (“più migliore”) di quello di Ponza.
    E qui si assiste ad una curiosa e divertente ricerca del più bravo che, stranamente, non dipende dalle capacità professionali ma, diciamo così, dipende dalla latitudine!?
    Il medico di Latina è più bravo di quello di Formia e, conseguentemente, quello di Roma (diventato “u’ prufessor”) è più bravo di quello di Latina.
    Non parliamo poi di chi sta a Milano perché, se non viene equiparato ad una sorta di semidio, poco ci manca (evidentemente sempre per la latitudine!).
    Un discorso a parte meritano i colleghi di Napoli che, pure se stanno più a sud, compensano con il fatto di avere il ricettario con l’intestazione che occupa sempre almeno 10-11 righe infarcite di dott., prof., cav., spec., primariati emeriti, libere docenze, e quant’altro ancora, e ciò serve ad impressionare il paziente (oltre che a giustificare una salata parcella).
    Avevo pensato, qualche tempo fa, di farmi sostituire da un valente collega, Loiero Ubaldo, che, oltre ad essere da qualche mese membro del direttivo dell’AIMEF (Soc. scientifica di medicina generale), fa il medico di famiglia ad Aosta (!); Ubaldo è però un calabrese purosangue anche se sta al nord da sei lustri (Iannacci avrebbe detto “…per vedere di nascosto l’effetto che fa!”).
    Negli anni scorsi vi era un sedicente medico romano che faceva visite a destra e manca facendo le prescrizioni, con grafia illegibile, su un blocchettino pubblicitario del “Bel Paese” Galbani; ma la cosa che più mi mandava in bestia era che era specializzato nel sostituire le terapie in atto con altre specialità contenenti lo stesso principio attivo (sempre dietro super lauto compenso oltre che di generi di conforto).
    Il dottor Luigi Aprea, storico e preparato medico ponzese, attualmente in pensione, è un archivio di racconti relativi a personaggi strani che negli anni ’70 giravano per Ponza accompagnati da energumeni locali che facevano da procacciatori di potenziali pazienti e, quindi, anche da segretari.
    Voglio qui solo ricordare di un sedicente pediatra che visitava (questo gratis) decine di bambini tutte le settimane ed a tutti prescriveva una costosissima marca di pappa reale ed anche del cortisone che, a detta del dott. Aprea, non era atto allo scopo.
    Si potrebbe continuare per svariate pagine… ma per fortuna i tempi cambiano anche se la madre degli imbecilli è sempre incinta.
    Qualcun altro potrebbe portare degli esempi relativamente ad altre professioni od arti.
    Mi scuso per la lunghezza. Isidoro FEOLA (…anzi DOTT.)

  9. silverio lamonica1

    19 Agosto 2015 at 14:50

    Non ho titoli per dissertare sulla bontà dei medici nostrani e forestieri, come i miei carissimi (e validissimi) amici medici hanno fatto. Però vorrei riferire il caso del compianto Prof. Ezio Giuseppe (Geppino) Coppa, il quale si faceva non in quattro, ma in otto per i suoi concittadini ponzesi, nonostante non vivesse più a Ponza e sul piano strettamente professionale il Prof. Coppa nutriva la stima profonda dei suoi compaesani che visitava gratis e che si avvalevano delle sue autorevoli diagnosi e cure. Però sul piano politico … ben pochi concittadini lo seguivano. Nemo profeta in patria … ma solo in politica.

  10. isidorofeola

    19 Agosto 2015 at 15:12

    Ovviamente ci sono tante valenti eccezioni ed il prof. Coppa era sicuramente uno di questi: purtroppo per lui, che era molto amico anche di mio padre, i suoi dispiaceri politici erano dovuti al fatto di appartenere al partito monarchico che la maggioranza dei suoi concittadini faticava a mandare giù. Invitava però chi poteva permetterselo (e lui sapeva benissimo chi poteva) a lasciare un obolo alle suore del Preziosissimo Sangue che all’epoca ospitavano un nutrito numero di “orfanelle”. Le offerte le faceva lasciare… “scendendo”, nel senso che Lui visitava dietro l’attuale Pretura (prima di arrivare alla Torre de Borboni), e le suore stavano dove c’è oggi lo stabile che ospita la caserma della Guardia di Finanza.

  11. Silverio Guarino

    19 Agosto 2015 at 18:10

    “Peras imposuit Iuppiter nobis duas:
    propriis repletam vitiis post tergum
    dedit,
    alienis ante pectus suspendit
    gravem.
    Hac re videre nostra mala non
    possumus:
    alii simul delinquunt, censores
    sumus.”

    “Giove ci impose due bisacce:
    ci mise dietro la schiena quella piena dei nostri
    difetti,
    e, davanti, sul petto, quella con i
    difetti degli altri.
    Perciò non possiamo scorgere i
    nostri difetti,
    e, non appena gli altri sbagliano,
    siamo pronti a biasimarli.”

    Fedro, 20 a.C. – 51 d.C

    Tutti apparteniamo a questa categoria.
    Io per primo, ovviamente.

  12. luigiaprea

    19 Agosto 2015 at 18:55

    Caro Silverio
    condivido pienamente quanto da te riportato in “Nemo propheta… in Ponza”. Le tue osservazioni riflettono senza ombra di dubbio la realtà isolana del “Ponzese amant’ d’u furastier'”. Con questo, sia ben chiaro, non intendo né offendere né sottovalutare la morale e l’operosità di tutti i Ponzesi da nord a sud dell’Isola, in quanto, tra l’altro, il sottoscritto è un ponzese a tutti gli effetti.
    Ricordo molto bene che a decorrere dagli anni settanta, periodo in cui ho dato inizio alla mia attività professionale di medico, Ponza nella stagione estiva era invasa da medici e sedicenti medici, di cui molti, alle vacanze, univano piacevolmente la libera professione. Questi venivano classificati dagli stessi pazienti in due categorie: quelli che esercitavano in stanze dietro concessione gratuita, e quelli rappresentati da “sedicenti professori” che si limitavano a consegnare il biglietto da visita, invitando i pazienti presso i loro studi nella città di provenienza.
    Non vorrei dilungarmi oltre. Consentimi soltanto di riferire un episodio di allora, che ritengo tuttora inquietante. A domicilio di una signora anziana in preda a violenti dolori addominali, venni a conoscenza dalla figlia che la signora assumeva sei compresse al giorno di un farmaco, che a suo dire le era stato prescritto da “un professore” in villeggiatura “per l’eliminazione dei calcoli al fegato”. Ebbi modo di constatare che si trattava, lo ricordo bene, di un lassativo facente parte della categoria degli antrachinonici. Chiesi di conoscere subito chi fosse “il professore”. Avvicinatolo mi resi conto, dagli strumenti presenti sul tavolo e da un pendolino in particolare, che trattavasi di un furfante. Non indugiai a riferirlo ai Carabinieri di Ponza e denunciare l’accaduto all’Ordine dei Medici di Latina.

  13. Pasquale

    21 Agosto 2015 at 11:45

    Non è soltanto una questione di “esterofilia”. Le ragioni possono essere altre che non sto a disquisire. Sta di fatto, comunque che effettivamente: “Nemo propheta in patria”, se per Patria s’intende il luogo dove ognuno è venuto al mondo. Pertanto
    esiste, se mi consentite, il DOC (denominazione di origine controllata), il DOP (denominazione di origine protetta); per Ponza e di conseguenza per i ponzesi-residenti (veri o ghost che siano) esiste invece il DONP (denominazione di origine NON protetta).
    Tra l’altro, infatti: mentre il Foscolo auspicava che le sue ossa fossero rese “al petto della madre mesta”, a noi, nativi ma non residenti, neppure questo “di tanta speme” oggi ci resta!
    Pasquale

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