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I quinnici d’aùst’

di Rosanna Conte
La Madonna Assunta a Le Forna. Trionfo [1]

 

Stamattina c’è stato il tradizionale pellegrinaggio che ogni anno fanno i ponzesi per andare ad onorare la Madonna Assunta alle Forna. Lungo la strada si recita il rosario e al termine di ogni cinquina di misteri si dicono le giaculatorie e si canta una canzone in onore della Madonna.

Il tradizionale pellegrinaggio del 15 agosto (2015) [2]

In genere, quando si arriva un po’ più giù di Lucia Rosa il rosario di quindici poste è finito e si cantano le invocazioni, le giaculatorie, oltre a qualche altra canzone alla Madonna attinta dal repertorio italiano, fino ad intonare la Salve Regina nei pressi della Chiesa. Oggi si è entrati cantando le ultime strofe.

Una volta le canzoni del pellegrinaggio erano rigorosamente in dialetto, come è proprio delle antiche tradizioni mariane partenopee, e venivano conservate seguendo la tradizione orale con il facile travisamento di parole e con l’uso del tu e del voi facilmente scambiati.

Per la Madonna Assunta ricordiamo quelle che iniziano con I quinnici d’aùst’ ‘na rosa spampanata (per la festività del 2012, leggi qui [3]), Regina de lu cielo e Venimm’ a salutare Dio e la Madonna.
Ma ci sono anche la giaculatoria Fauz’ e nemico, che faceva parte della tradizionale preghiera delle cento Ave Maria accompagnata dai cento segni della croce per tenere lontano il demonio e le sue tentazioni, e le quattro invocazioni, seguite dall’Ave Maria, allo Spirito Santo, a Maria, a Sant’Anna e alla Trinità.
Da rilevare che nell’invocazione allo Spirito Santo ci sono due versi molto simili a quelli del rosario dialettale procidano della Madonna delle Grazie:

ringraziamo lu Patreterno
che t’ha fatto madre di Dio
e fance grazia o Maria!

Nel rosario procidano:

comme te fece lu Patreterno
e te 
 fece mamma de Dio
e famme grazia o Maria!

Sappiamo che le preghiere in dialetto hanno origine nell’opera di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Nel ‘700, secolo dei lumi, nel meridione d’Italia l’ignoranza e la superstizione mantenevano la vita materiale e spirituale delle plebi in condizioni miserevoli. Sant’Alfoso, fu un grande divulgatore della fede e si comportò come un vero missionario. Intanto fece passare la religiosità attraverso la figura di Maria: egli stesso ne era un fervente devoto perché in lei vedeva esplicitate tutte le qualità di una madre a cui ogni figlio si affida ciecamente. Poi compose canti e preghiere in napoletano, lingua corrente, in modo che il loro significato fosse chiaro e potesse giungere ai cuori alle menti delle persone del popolo.

Così abbiamo ereditato un patrimonio di canti che col passare dei secoli, nelle diverse comunità, hanno potuto assumere melodie o sfumature sintattiche e lessicali diverse. A S. Alfonso sono attribuiti moltissimi canti mariani, quasi tutti in napoletano, ma molti anche in italiano. La stessa Salve Regina cantata all’ingresso in chiesa alle Forna, è cantata anche nel basso Lazio, ma con un motivo differente.

Il tradizionale pellegrinaggio del 15 agosto (2015).2 [4]

Le diverse comunità tendono a recuperare e conservare queste tradizioni perché in esse è presente la loro storia ed il legame generazionale ne mantiene il filo. A Procida, il rosario in dialetto, è cantato ogni mattina, alla prima messa, per un mese intero e vi partecipano non solo persone provenienti da altre parrocchie, ma molti giovani, giovanissimi e bambini. Difficilmente se ne perderanno le tracce.

Padre Salvatore, al termine della messa della 7,30, ha ringraziato i pellegrini ed ha sottolineato l’importanza del pellegrinaggio per la festa delle Forna di cui costituisce un aspetto essenziale, poiché il percorso che il cristiano compie per giungere a Dio attraverso Maria è ben rappresentato dal gruppo dei ponzesi che si mette in cammino alle 5,30 del mattino e raggiunge la chiesa delle Forna pregando e cantando.

Quest’anno non erano tanti, meno dello scorso anno, intorno alla cinquantina con le persone che si sono accodate anche dal Campo Inglese in poi, e non c’erano giovani, né bambini.

Stiamo attenti: è un altro segnale che stiamo voltando pagina, interrompendo il passaggio di testimone generazionale.

Festività della Madonna Assunta a Le Forna [5]