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Ponza e i turchi (2)

di Alessandro Romano

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Il trattato, composto da ventuno articoli, fu sottoscritto a Costantinopoli dall’ambasciatore napoletano il Conte Carlo Finocchietti e da Reis Effendi, plenipotenziario del sultano che a quel tempo (1740) era Mahmud I (nel 1754 gli successe Osman III che confermò l’accordo e ne ampliò alcuni aspetti).

Sultan Mahmud I. In carica 1730–1754

Il sultano Mahmud I. Al potere dal 1730 al 1754

Da quel momento le coste del Regno di Napoli e, quindi, dell’Arcipelago Ponziano potettero godere di una lunga pace che avrebbe consentito sviluppo e benessere.
Infatti solo dopo questa data che ci fu l’assegnazione dei fondi necessari per l’avvio dei veri e propri lavori per l’insediamento delle comunità isolane e, quindi, per la realizzazione di quella che fu la seconda fase della colonizzazione di Ponza e Ventotene.

Ma i problemi non erano stati totalmente risolti. Infatti, nonostante che grazie all’accordo con gli ottomani oltre alla pacificazione dei mari per Napoli e tutto il Regno si fossero aperti orizzonti nuovi che consentivano scambi commerciali sino a Costantinopoli e nel mar Nero, con contatti sporadici ma importanti fin con la Siria, di tanto in tanto, lungo le coste più isolate e durante la navigazione, avvenivano assalti e scontri con “pirati barbareschi” identificati dalle cronache del tempo quali “mori d’Africa”.

Dragut Reis

La ricerca ci conduce ad una interessante nota dell’ambasciatore Carlo Finocchietti (ASN, E., Costantinopoli, n. 204, 28 luglio 1755; nn. 207, 209, s. d.) con la quale esprime la formale protesta del re di Napoli al sultano di quanto accade nei mari del Regno, chiedendo di imporre alle Reggenze ottomane di Tripoli, Tunisi ed Algeri il rispetto dell’articolo XVII del concordato di pace e di stipulare con Napoli dei trattati commerciali locali previsti dall’accordo principale.
In pratica dalla nota di protesta si evince chiaramente che alcune comunità ottomane poste nei confini occidentali dell’impero, sfuggivano al controllo del sultano. Lo stesso Carlo Finocchietti, a margine della sua nota di protesta, mette in evidenza la indubbia difficoltà da parte del Governo ottomano di forzare la mano alle Reggenze “nel timore di provocare una dichiarazione d’indipendenza”.

Sta di fatto che Napoli, il 3 giugno del 1741, nonostante tutto riesce ad ottenere un ottimo trattato commerciale con Tripoli. Un importante compromesso che, ricalcando l’accordo principale di Costantinopoli, prevedeva “(…) libertà di commercio e di navigazione sia per le imbarcazioni napoletane nei porti africani e sia per quelle ottomane che drizzassero le vele verso i porti delle due Sicilie; un dazio del 3% per le merci importate ed esportate, pari a quello pagato dalle nazioni più favorite. (…) vigeva tra i due stati il trattamento riservato alle nazioni amiche”.

La stessa cosa si sarebbe dovuto fare per Tunisi e Algeri, ma ogni tentativo di accordo fu sistematicamente impedito da un’azione combinata della Francia, interessata al predominio di ogni scambio con gli ottomani e sempre più in netta contrapposizione politico-commerciale con il Regno di Napoli, e dell’Inghilterra “disturbata a prescindere” da qualsiasi movimento diplomatico fuori dalla sua sfera d’influenza. Un impedimento che, secondo le cronache del tempo, arrivò al punto di “armare la corsa (pirateria) contro gli accordi napoletani”.
Sta di fatto che mentre gli stati rivieraschi del Mediterraneo strumentalmente incolpavano il Regno di Napoli di “dare alloggio ai pirati turchi”, di fatto il nuovo ambasciatore napoletano a Costantinopoli, il cavaliere Nicola de Maio, sottoponeva al sultano la proposta di un “Firmano imperiale” contro la “guerra di corsa dei tripolini (armati dai francesi) a danno del naviglio napoletano”. Atto che, come su accennato, ebbe il suo felice seguito.

Oltre al racconto che il Tricoli fa nella sua monografia, non sono emerse altre notizie in merito allo scontro che nel maggio del 1757, presso Palmarola, vide le navi della Lega cristiana battere navi “turche” non meglio identificate. Molto probabilmente fu uno dei tanti avvenimenti su accennati che indussero il Governo borbonico a indirizzare proteste al sultano, con il quale, nel frattempo, si erano consolidati ottimi e felici rapporti commerciali e culturali.
Comunque erano molto cambiati il clima da ‘guerra santa’ e anche le coalizioni che avevano sostenuto la battaglia di Lepanto di meno di due secoli prima (nota 1).

The_Battle_of_Lepanto_by_Paolo_Veronese (1572-1573)
La battaglia di Lepanto di Paolo_Veronese (1572-1573)

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La battaglia di Lepanto (1571) di artista sconosciuto

E’ da considerare anche che tra la seconda metà del ’700 ed i primi dell’800, numerose formazioni piratesche erano composte da equipaggi misti dove, ai mori d’Africa, spesso si affiancavano siciliani, francesi, spagnoli e persino napoletani. Pertanto non si può escludere che sia lo scontro del 1757 che quelli che poi avvennero nel 1795 – sempre citato dal Tricoli – e nel 1805 e che vide quali vittime i ponzesi, non siano ascrivibili ad atti di anarcoide e pura pirateria banditesca.

Le prime notizie di approdi a La Galite da parte di “paranzelli ponzesi” si registrano proprio dopo i tentativi di accordo con Tunisi avviati nel 1772.

La Galite. Foto d'epoca

La Galite ai primi dell’800. Foto d’epoca

Per il momento non si hanno altri elementi in merito a questa vicenda, ma sarà sicuramente interessante individuare le condizioni politico-culturali che nel corso degli anni consentirono ai pescatori ponzesi di stabilizzarsi in sicurezza a Biserta e nelle isole della Tunisia.

In questa ottica è da considerare che per effetto del citato trattato di pace tra Napoli e gli ottomani, in ogni porto di prima classe e nelle località “più esposte” ai traffici ed alle vertenze sulla navigazione, vi era un rappresentante “turco” quale garante degli interessi ottomani e a garanzia verso gli interessi napoletani (ASN, Costantinopoli, Esteri, f. 187, II, 53-59).

È estremamente interessante rilevare che in alcuni casi tale rappresentante “turco” era residente e, cioè, di origine locale.
Lo avevamo anche a Ponza?

L'Europa disegnata dal Congresso di Vienna del 1815

L’Europa disegnata dal Congresso di Vienna del 1815

 

Bibliografia: 

I testi sono stati reperiti presso l’Università La Sapienza di Roma – Facoltà di Lettere e Filosofia – Biblioteca del Dipartimento di Storia, Culture e Religioni; inoltre presso l’Università di Bologna – Biblioteca del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà.
I testi hanno anno e luogo di edizione, ma sono editi dagli autori stessi e non hanno casa editrice. Quelli di Venezia sono ‘Archivi di Stato’.
  1. Motta, I Turchi il Mediterraneo e l’Europa, Franco Angeli, Milano 1998;
  2. Lo Sordo, Napoli e Londra nel XVIII secolo. Le relazioni internazionali, Napoli 1991;
  3. Pagano de Devitiis, Il commercio inglese nel Mediterraneo dal Cinquecento al Settecento. Corrispondenza consolare tra Napoli e Londra, Napoli 1984;
  4. Mincuzzi, Lettere di Bernardo Tanucci a Carlo III di Borbone 1759 – 1776, Roma 1969;
  5. Borgia, Relazione dello stato del regno di Napoli e del suo governo, in Storia di Napoli, Bari 1976;
  6. Biblioteca Universitaria di Bologna, ms 550, Considerazioni proposte a Sua Maestà che Dio guardi sull’espediente che può maggiormente contribuire al ristabilimento dello stato del Regno di Napoli.Nota 1 – La battaglia di Lèpanto è uno storico scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia e del Granducato di Toscana, federate sotto le insegne pontificie.
    La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.

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[Ponza e i turchi. (2) – Fine]

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