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Breve storia della cucina ponzese

 proposto da Rita Bosso
Storia e Sapori. Copertina [1]

 

Parafrasando il detto “Se non puoi mangiare carne, bevi brodo”, quest’anno  potremmo dire “Se non puoi gustare il calamaro ‘mbuttunato di “Ponza in Tavola”, accontentati della ricetta”. Quest’anno, infatti, non si terrà la terza edizione della sagra gastronomica e su questo sito somministriamo, a mo’ di brodino, una sintesi del libro “Ponza in Tavola – Storia e Sapori”; ringraziamo della gentile concessione l’associazione Calafelci, editore del volumetto.

“Ponza in Tavola”, accompagnata da grande successo di pubblico e, a detta di tutti, evento clou delle due passate edizioni di PonzaEstate, è creatura di Monia Sciarra e di Franco Schiano, delle loro doti ideative e organizzative; tuttavia, vuoi per le capacità di aggregazione degli ideatori, vuoi per le caratteristiche e potenzialità dell’iniziativa, ha ottenuto tante diverse adesioni e collaborazioni.
La lista degli autori del libro, per esempio, include persone con competenze, esperienze, interessi assai diversi, ma con il denominatore comune dell’attaccamento all’isola: Enzo Bonifacio, Franco De Luca, Gino Pesce, Ernesto Prudente, Mirella Romano, Sandro Romano, Assunta Scarpati, Franco Schiano, Emanuele Vittorio e la sottoscritta, riuniti giusto per sfatare il luogo comune che vorrebbe i ponzesi  invidiosi, litigiosi, incapaci di aderire a un progetto comune.
In verità noi di Ponzaracconta  abbiamo sempre contato sulla disponibilità e sulla collaborazione disinteressata del paese, grazie alle quali abbiamo realizzato iniziative a costo zero e di richiamo più che soddisfacente; poi siamo stati messi in stand-by ma le stagioni di riposo – ancorché non volontario – possono comunque essere proficue; con i lettori di questo sito, che sono stati anche fruitori degli eventi organizzati in passato e, in alcuni casi, collaboratori, vorrei condividere qualche riflessione.

La prima considerazione è che gli eventi fortemente, autenticamente radicati nella storia e nelle tradizioni locali sono stati sempre seguiti con grande interesse; però, nel modo di proporre, bisogna essere coraggiosi, tentare la contaminazione. Il caso de “Lo Stracquo” è emblematico: la pratica della raccolta di materiale di fluitazione è prettamente ponzese, la riproposizione ha consentito di esplorarne le radici storiche, geografiche, economiche; per raccontarla, attualizzandola, sono stati utilizzati anche i linguaggi artistici della contemporaneità. Si è messo in conto che le forme espressive più ardite sarebbero state apprezzate da alcuni, avrebbero incuriosito altri e avrebbero lasciato indifferenti o fortemente scontenti i visitatori meno dotati di strumenti di lettura. Linguaggi meno concettuali, più  immediati e naturalistici avrebbero annoiato tutti.

Una seconda considerazione trae spunto da dichiarazioni di Wanda Marasco, scrittrice la cui fama – per il momento – è inferiore alla straordinaria bravura, candidata al Premio Strega; Wanda Marasco afferma che “ l’ammiccamento al pubblico giovanile e televisivo non sempre paga. Il pubblico è stanco della letteratura-babà, quella di consumo, che va pure bene e deve esserci, ma senza escludere tutto il resto o ritenerlo difficile”. Suppongo che il babà sia stato tirato in ballo per via della doppia lievitazione, come a dire: poca sostanza in grande volume. Oppure il termine babà vuole alludere ai destinatari-babbei di una cultura sempliciotta ma non semplice, semplificata; una cultura diretta a un pubblico di facile contentatura. La cultura babà, dice ancora Wanda Marasco, è indigesta e l’affermazione, a prima vista, suona come un ossimoro: un cibo inconsistente, a contenuto nutrizionale scarso, può mai essere indigesto? Eppure non è difficile portare esempi di eventi inconsistenti e indigesti allo stesso tempo, semplici prolungamenti delle serate televisive, magari con lo stesso ospite visto in tv innumerevoli volte, che ripete le stesse frasi, che presenta lo stesso libro, con la differenza  che, per vederlo dal vivo – quale emozione! – ci tocca stare su una scomodissima sediolina segaspalle in plastica anziché sul comodo divano di casa, e la seconda rilevante differenza è il costo del suddetto ospite e del suo seguito.

E il brodino che avevamo promesso?
Eccolo servito, come presentazione in file Power Point. Buon appetito.

 

Diapositive tratte dal libro “Ponza in Tavola- Storia e Sapori”ponzaintavola [2]

 

Ponza in tavola. Copertina [3]