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2 giugno 2015. Viva la Repubblica, grazie Monarchia

di Silverio Guarino

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Era il 24 maggio 1915, l’Italia entrava in guerra e mio nonno, Silverio Mazzella, emigrato negli Stati Uniti, era già rimpatriato con mia nonna Fortunatina Mazzella, per difendere i sacri confini dello Stivale.
Nonno Silverio Mazzella.Resized [1]

 Mio nonno materno, Silverio Mazzella

Mio nonno, uomo di mare nella Regia Marina, morì per malattia contratta in guerra nel 1917 (dove riposino le sue ossa non sappiamo, forse in un cimitero di guerra a Napoli); mia nonna era incinta di mia madre, Olga Civita Mazzella che nacque orfana il 18 gennaio del 1918.

Un oscuro destino attendeva la piccola orfana di guerra; in una piccola isola, senza un avvenire. E invece…

All’età di 11-12 anni (credo), poté continuare gli studi presso il Regio Collegio per orfani di guerra a Torino, completamente sostenuta da questa nobile istituzione.
E con lei, altre due giovinette di Ponza (unite dal destino crudele), Velia Capozzi e Angelina Musco, poterono usufruire di questa opportunità.

Mia madre conseguì il diploma magistrale così come Angelina Musco; Velia Capozzi (zia Velia!) quello di ragioneria e in questo modo tutte e tre poterono intraprendere un lavoro dignitoso e decoroso, in un momento in cui le donne cominciavano ad affacciarsi nella società a fianco degli uomini.

Olga e Velia. 1940. Resized [2]

Olga Mazzella e Velia Capozzi nel 1940

Mamma raccontava a me e a Luisa come, affacciandosi al finestrino del treno a carbone che le portava a Torino (un viaggio che durava una eternità), si “affumicassero” e si tingessero il viso di nero.

Gli studi furono per lei duri e affrontati con grandi sforzi e sacrifici; al diploma finale brillava solo un “sette” in Musica e Canto, mentre per le altre materie c’era solo spazio per i “sei”.
Di quel “sette” in canto mamma si vantava spesso; la chiamavano “l’usignolo del Collegio” e cantava spesso anche davanti ai nobili, quando questi ultimi offrivano in pasto agli orfani le prede di caccia (caprioli, stambecchi, lepri, pernici, fagiani), loro, che si divertivano solo a catturarle.

Se mamma ha potuto studiare e insegnare nella scuola elementare (la maestra Olga), ciò è stato possibile grazie alla lungimiranza e alla munificenza dei regnanti che ripagavano in questo modo il sacrificio dei morti in guerra, di mio nonno, in particolare.

Certo che:
1. se mio nonno non avesse avuto quello spirito patriottico
2. se non fosse rimpatriato dagli Stati Uniti
3. se non fosse morto in guerra
magari mia madre nasceva negli USA e non avrebbe fatto la maestra (e neanche io sarei qui).

Di sicuro so che quando ci fu il referendum tra la monarchia e la repubblica (2-3 giugno 1946), mia madre votò per la monarchia, così come moltissimi altri italiani.

I numeri (*) non dettero ragione alla loro scelta, perché le cose poi andarono come “dovevano” andare.

Scheda_elettorale_referendum 1946 [3]

(*) – Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale, indetto a suffragio universale, con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l’Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati [da Wikipedia] – Nota a cura della Redazione

I-Maestri-ponzesi-nel-maggio-del-46 [4]

Il “corpo magistrale” di Ponza nel 1946 (da un articolo di Maria Conte su Ponzaracconta: leggi qui [5]). Da sx. in piedi: signora e signore, che non conosco. Di seguito: i maestri Gennaro Valiante, davanti a lui, Civita Albano; Margherita Conte Sandolo, Olga Mazzella, Giovanna Conte, Aristide Baglio (con i baffi), Totonno Scotti, Olimpia Conte, Tatonno Tagliamonte, Angelina Musco, Silverio Mazzella