Ambiente e Natura

Pensierino “politico”

di Domenico Musco
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Come spesso è uso fare Vincenzo, che imposta tutti i suoi articoli sulla politica, voglio prendere ad esempio “politico” l’esperienza di Ischia, nostra sorella maggiore, dove molti anni fa si è deciso di attuare una seria politica economica, in controtendenza rispetto alle abitudini di allora che sono purtroppo ancora attuali.

La scelta di Ischia è stata quella di gestire l’accoglienza turistica favorendo la nascita di tantissimi piccoli alberghetti, molti ristoranti, bar, alimentari, evitando la scelta del solitario grande albergo o dell’iper supermercato, questo per far sì che il reddito prodotto dal turismo venisse diviso fra tanti e non intascato da un unico “padrone”.
Questa idea è tuttora contro corrente poichè le scelte nazionali ed il modo di pensare comune è quello di portare avanti le grandi opere, senza tema di eliminare le piccole attività.

La situazione è sotto gli occhi di tutti: il danno che si è fatto con le grandi organizzazioni multinazionali – che gestiscono l’alimentazione mediante i grandi supermercati – oppure i grandi alberghi, che gestiscono sia il il turismo nazionale che quello internazionale.
Non è un mistero che la piaga della disoccupazione, imputabile in gran parte da tali scelte, si sia notevolmente accresciuta e non sembra potersi immaginare una inversione di tendenza, stanti le attuali condizioni di stagnazione economica.

Per i motivi appena esposti credo che la parcellizzazione di un grosso bene quale è “il turismo” debba essere ripartito un po’ su tutti i cittadini di Ponza e non giungere esclusivamente nelle mani di pochi.

Mi spiego: oggi qui a Ponza c’è già una situazione che vede tante piccole attività sia di alloggio che nautiche e sarebbe auspicabile che in futuro esse possano aumentare, con la creazione di  tante piccole strutture alberghiere e B&B, in modo da evitare la costruzione del mega albergo.

Nel campo della nautica già esiste una situazione simile, con le numerose attività nautiche di noleggio ormeggio e piccoli pontili, ben distanziate tra loro in un’area che abbraccia piu o meno tutto il territorio.

Il rischio grosso – all’opposto – é che si possa realizzare lo spauracchio di cui tanto si vocifera, ovvero reperire una grande area, un unico specchio acqueo, dove mettere tutti insieme.

Secondo me non si può fare cosa peggiore perché si creerebbe una situazione simile a quella dei supermercati creando tanta disoccupazione e il rischio (visto che siamo in Europa) di dare adito a grossi imprenditori stranieri di prendere tutto il malloppo e  far rimanere sull’isola (per quei pochi che rimaranno) tutti i problemi, con i Ponzesi a  fare le comparse su un territorio gestito praticamente dall’ esterno.

 

Concludendo credo sia opportuno adoperarsi affinchè sopravvivano tantissime attività lavorative, tutte piccole imprese e non un unico grosso agglomerato che gestisca il territorio. La sopravvivenza dell’isola e dei suoi abitanti si ottiene solo se tutti hanno un lavoro o la possibilità di poterlo avere, utilizzando a questo scopo i mesi invernali per prepararsi per l’attività da svolgere in estate.

2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    30 Maggio 2015 at 11:00

    Tutto grazie alla “politica” messa in atto dall’ Amm.ne del Sindaco Mario Vitiello (1975- 1980): concessioni edilizie per risanamenti igienici e ristrutturazioni con piccoli ampliamenti delle case. Non mi pare, ora come ora, che ci siano le condizioni per creare i “grandi magazzini” né tanto meno i centri commerciali a Ponza. Comunque condivido ciò che ha scritto Domenico.

  2. vincenzo

    31 Maggio 2015 at 08:48

    Silverio, i timori di Domenico si riferiscono al futuro prossimo: i neoliberismo “asfalta” gli ostacoli: il piccolo non è più bello. In nome della libera concorrenza si uccidono le peculiarità territoriali. Una volta i Comuni potevano programmare i loro piani commerciali, per salvaguardare i mille centri storici d’Italia; oggi devono applicare le leggi che favoriscono i grandi capitali delle multinazionali che si accordano passando sulla testa addirittura degli ex stati nazionali.
    Ma a Domenico voglio dire una cosa: se i piccoli non si uniscono superando divisioni familistiche e inutilizzabili (in questo contesto) rendite di posizioni, a questo punto il gioco “del Monopoli” lo vincerà chi è destinato a vincerlo, senza neanche combattere.

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