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Memo 27. Delle balle

La Redazione
Il Barone di Münchhausen [1]

 

Il Sindaco di Ponza, che dichiara di non leggerci perché non ci stima, si riferisce però continuamente a noi: siamo “Ponza Racconta Balle” oppure “Un sito racconta balle” (post su Facebook del 18 maggio).
In effetti, di balle ne abbiamo raccontate parecchie: finché ci sarà qualcuno che le inventa, noi le racconteremo.
C’è addirittura un appassionato del genere che le sta contando; un altro cultore della materia (o ‘fancazzista’ che dir si voglia) sta portando il conto delle citazioni sbagliate, che pure non scarseggiano: sembra che aver collocato Enea e Anchise tra i protagonisti dell’Iliade (nel suddetto post del 18 maggio) abbia incrementato il numero di ben due unità: una botta, due fucetole direbbe quel cafone di Giggino a cui non sembra vero di poter dare lezioni di poesia omerica, così come Minicuccio ‘a vocca storta avrebbe potuto dare lezioni di aritmetica (o di semplice conteggio: leggi qui [2]) e Nicola Pacifico lezioni di contabilità.
E su quest’ultimo nome della storia patria occorre soffermarsi, perché le testimonianze divergono: vissuto nella prima metà del secolo scorso, aveva un piccolo commercio, forse una bottega alla Punta Bianca dove adesso c’è il negozio di frutta di Elena, forse una bottega di generi vari accanto al Caffè Tripoli.
Secondo la prima scuola di pensiero, Nicola Pacifico rivendeva la frutta alla metà del prezzo d’acquisto; secondo i sostenitori dell’altra tesi, Nicola Pacifico commerciava anche in carboni, che acquistava a peso all’arrivo del bastimento, imbevuti d’acqua di mare, e rivendeva successivamente, quando erano oramai asciutti. Qualunque merce Nicola Pacifico abbia venduto, non si è arricchito; ha anzi inaugurato la serie dei “guadagni di Nicola Pacifico”. Lasciamo allo studioso lettore il compito di ricercare nel presente esempi di guadagni di Nicola Pacifico.

Raccontiamo balle perché c’è chi le produce a iosa; in quanto ad inventarle, confessiamo la nostra incapacità tant’è che, delle tante notizie pubblicate sino ad oggi, mai che sia arrivata una smentita o una rettifica: per inventare ci vuole attitudine e lunga pratica, non ci si improvvisa, meglio lasciar fare ai professionisti.

Però, anche il semplice racconto di balle può portare a situazioni sconcertanti note come “antinomie del mentitore”, di cui nell’antichità circolavano diverse versioni.
Epimenide di Creta, vissuto nel VI secolo a.C., afferma che “I cretesi mentono”.
 Il problema è che Epimenide stesso è cretese; dunque, se Epimenide dice il vero, allora tutti i cretesi risultano mentitori ed egli stesso, in quanto cretese, non può aver detto il vero: siamo di fronte a una palese contraddizione. Se Epimenide afferma il falso, bisognerà ammettere che esista almeno un cretese che dice la verità; se costui non è Epimenide stesso, non vi è alcuna contraddizione.
In conclusione: Epimenide mente o, se preferite, racconta balle. I cretesi siamo noi; e Epimenide? Lasciamo allo studioso lettore…

Proprio-come-il-Barone-di-Munchausen [3]