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Isole slow? Perchè no?

di Sandro Vitiello

 

Lo scorso fine settimana ero a Genova per lo Slow Fish; la manifestazione di Slow Food dedicata al mare e alle genti che vivono del mare e vicino al mare.
Tra i vari stand ho notato quello delle “Isole Slow”.

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Che cosa è?
Il progetto “Isole Slow” vuole stimolare azioni a tutela del mare e della piccola pesca, del paesaggio e dell’agricoltura nelle isole, della biodiversità, dell’identità, della memoria e della cultura.
Dentro questo progetto ci sta un modo diverso di pescare che non abbia un effetto negativo sulle risorse del mare più in crisi.
Ci sta la valorizzazione della terra e di quanti si dedicano alla coltivazione e alla tutela del suolo.
Ci stanno quelle forme di artigianato che raccontano la storia della comunità e che offrono qualche opportunità occupazionale ai giovani.
Ci stanno anche le tante attività legate al turismo che pur offrendo i servizi classici legati all’ospitalità (dalla ristorazione agli alberghi o alle case da affittare) cerca di aggiungere una specificità locale.
Ad esempio quei ristoranti che privilegiano i prodotti del luogo hanno maggiori titoli per essere parte di questo progetto.
Il Progetto Isole Slow nasce nel 2005 dalle prime esperienze di collaborazione tra il mondo Slow Food  toscano e siciliano, attivate con l’obiettivo di creare un modello turistico sostenibile basato sulle buone pratiche promosse da Slow Food, che potesse innescare e quindi alimentare quel circolo virtuoso volto a generare importanti ricadute sui territori insulari e costieri coinvolti.
Negli anni a seguire, tali sinergie sono state collaudate e consolidate anche in occasione di importanti eventi di respiro locale, nazionale e internazionale, fino a permettere, nel settembre del 2010, durante la manifestazione “Un arcipelago di isole Slow” (realizzata col sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Toscana), la nascita della Rete internazionale delle Isole Slow, regolata da un preciso documento di progetto riassunto in un decalogo di adesione.

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E’ un progetto questo che definisce in modo sempre più convinto un modo nuovo di proporre la vita e l’ospitalità nelle piccole isole.
Questo progetto vede anche la partecipazione di località della costa italiana che hanno tanti aspetti simili a quelli delle isole.
E’ stato allargato inoltre anche ad altre isole del Mediterraneo ed ha quindi ormai una valenza internazionale.
A mio parere è una opportunità che conviene considerare proprio perchè in tante occasioni ci si è detti che il turismo così come viene proposto oggi dà risposte sempre più insufficienti a quanti vogliono vivere stabilmente sulle piccole isole.
Ventotene ha già aderito con una sua proposta, forte anche della valorizzazione della sua coltivazione di lenticchie.
Cosa fare perchè anche Ponza possa essere parte di questo progetto?

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Ci sono attività agricole da valorizzare? Direi di sì se pensiamo soprattutto al vino.
Ci sono ristoratori che cercano di raccontare la cucina del territorio e di usare pesci, legumi e ortaggi dell’isola? Ci sono attività di artigianato e di produzioni alimentari che vale la pena di raccontare? E per finire, tra i pescatori ce ne sono alcuni che vogliono provare a sperimentare sistemi di pesca più rispettosi del mondo marino?
Credo che gran parte di queste domande trovano una risposta positiva.

Direi quindi che anche la nostra isola possa partecipare a questo progetto che sicuramente favorisce quelle buone pratiche di cui abbiamo fortemente bisogno e forse offrirà anche qualche opportunità in più ai nostri giovani.

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