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Ponza. Perché l’opposizione ha proposto il rinvio della discussione sul dissalatore ad altra seduta

di Francesco Ferraiuolo
Acqua-potabile [1]

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Riceviamo da Francesco Ferraiuolo e volentieri pubblichiamo, in condivisione con h24 notizie,  il suo intervento al recente Consiglio Comunale dell’ 11 maggio scorso in merito all’installazione del dissalatore a Ponza.
La Redazione

 

Nell’articolo pubblicato on line dal giornale “h24notizie” il giorno 13 maggio 2015 dal titolo “Dissalatore a Ponza, l’amministrazione prosegue spedita [2]”, il sindaco Vigorelli nel rivelare che l’opposizione, nel consiglio comunale di lunedì 11 maggio 2015, ha proposto il rinvio della discussione ad altra seduta, ha spiegato anche perché “non si poteva e non si doveva fare”.

La ragione principale starebbe nel fatto che, sempre secondo Vigorelli, “La Regione Lazio ha imposto a Ponza e Ventotene di aderire all’ATO4 e di accedere alla società mista pubblico – privato Acqualatina per il servizio idrico integrato (acqua e fogne)”.

Rinviando la scelta, prosegue Vigorelli, “sarebbero scattati i “poteri sostitutivi” che la Regione ha già minacciato di imporre e che Ponza ha già respinto. Vuol dire che la Regione avrebbe estromesso il Comune e avrebbe preso le redini della vicenda. E’ quello che il Sindaco e l’Amministrazione hanno scongiurato. E’ quello che l’opposizione non ha capito. O non ha voluto capire”.

Ora lungi da noi dell’opposizione consiliare (Ferraiuolo e D’Arco) l’idea di volerci opporre a ipotesi migliorative e più “moderne” circa l’approvvigionamento idrico della nostra isola, certamente ci siamo posti il problema delle imposizioni romane lesive della sovranità del nostro consiglio comunale nonché dell’opportunità di dotare Ponza di un dissalatore piuttosto che un altro sistema di rifornimento più adeguato come, ad esempio, la condotta sottomarina.

In consiglio comunale, abbiamo sostenuto che nessuno ci poteva imporre alcunché ed essere costretti ad accettare ed approvare il progetto preliminare del dissalatore voluto da Acqualatina (quasi un passaggio di ratifica) per scongiurare la minaccia dei poteri sostitutivi della Regione ci sembrava inammissibile; al riguardo, soccorreva la sentenza della Sezione Quinta del Consiglio di Stato depositata il 1°settembre 2011 che respingendo il ricorso di Acqualatina nei confronti dei Comuni di Aprilia, Cori, Amaseno e Bassiano confermava il principio di sovranità del consiglio comunale; in ultima analisi, quel principio democratico universale che consente al consigliere comunale, quale rappresentante della sua comunità, la possibilità di adottare scelte deliberative libero da ogni condizionamento o imposizione dall’esterno.

Fatta questa premessa, ho ritenuto di presentare la motivazione a sostegno della richiesta di rinvio, sostenuta anche dal mio collega di minoranza Sergio D’Arco, che rimetto affinché se ne abbia pubblica conoscenza e che di seguito trascrivo:

“A partire, all’incirca, dalla seconda metà degli anni settanta, con l’entrata nella Giunta della Regione Lazio di Gabriele Panizzi, uno studio dell’Università di Roma, nel prendere in esame diverse ipotesi di approvvigionamento idrico dell’isola di Ponza, concluse che la modalità più economica e più adeguata ad un microcosmo qual è quello insulare era quella della condotta sottomarina. Il fondale tra S. Felice Circeo e Ponza, posto ad una profondità media di circa 90 metri ed avente un tracciato alquanto lineare, cioè sostanzialmente privo di avvallamenti e di rilievi, si presentava ideale per un’agevole posa in opera ed ancoraggio della condotta sottomarina, formata da una tubazione di esercizio e da una tubazione di riserva. La condotta sottomarina aveva, inoltre, il pregio di arrecare il minimo impatto ambientale, sicuramente poco invasivo, e presentava costi di esercizio e di manutenzione piuttosto convenienti rispetto alle altre ipotesi. Infine, il costo di realizzazione della suddetta condotta sarebbe stato ammortizzato in una decina di anni, tenendo conto dell’altissimo costo del trasporto dell’acqua via mare. Alla luce di tali risultanze, intervenne la Cassa del Mezzogiorno che finanziò la condotta sottomarina. A conclusione della gara di appalto, si sviluppò un lungo contenzioso tra le due prime ditte classificate. Nel frattempo la Cassa del Mezzogiorno fu sciolta e le sue competenze per quel che riguardava la condotta sottomarina passarono alla Regione Lazio.

Ricordo che promossi e feci ogni pressione ottenendo che la Regione Lazio rifinanziasse la condotta idrica sottomarina e consegnasse l’appalto per la sua costruzione alla ditta risultata vincitrice della gara, alla conclusione del contenzioso. Quel progetto, non sto qui a spiegare le ragioni per cui fu bloccato successivamente al mio mandato di Sindaco, terminato agli inizi di giugno 1993, su specifica indicazione (accolta) della mia amministrazione in sede di Comitato tecnico regionale, avrebbe consentito anche i lavori di ristrutturazione dell’antemurale del porticciolo di cala Feola, necessario per proteggere l’atterraggio della condotta proprio in quella zona, nonché la realizzazione della strada carrabile di accesso a cala Feola necessaria per permettere l’ispezione e l’eventuale manutenzione della conduttura attraverso la quale l’acqua sarebbe stata sollevata ed addotta ad un serbatoio di accumulo previsto alla quota di circa 150 metri sul livello del mare, sotto il campo Inglese, da cui la stessa acqua per caduta sarebbe defluita in tutte le zone dell’isola.

I soldi di quell’appalto non portato a termine furono, poi, suddivisi tra molti comuni del Lazio per opere fognarie; a Ponza venne assegnata una cifra relativamente modesta, inferiore, mi sembra di ricordare, a quella assegnata a Ventotene, che, probabilmente, è andata pure perenta.

Cominciò a circolare, quindi, l’idea di dotare le isole di un dissalatore, specie al livello della Provincia di Latina, per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico. Questa idea si è concretizzata con l’avvento di Acqualatina e la Regione Lazio, con procedure non prive di polemiche politiche, ne ha finanziato la realizzazione.

acqualatina [3]
A questo punto si aprono due problemi: Il primo, di principio, e cioè l’adesione ad Acqualatina: io, personalmente, sono contrario perché l’acqua è un bene pubblico e la sua gestione dev’essere pubblica e, poi, perché la gestione di questa società presenta tante problematicità, non ultimi gli ingenti costi di esercizio che si scaricano sull’utenza, che sollevano proteste feroci da parte dei cittadini dei comuni in cui essa è presente; la seconda, di sostanza, e cioè della opportunità di dotare Ponza di un dissalatore attesi i problemi di notevole ed invasivo impatto ambientale che esso comporta, i problemi di contaminazione della sottostante area marina di capo Bianco di incomparabile bellezza nonché i costi energetici e di esercizio piuttosto elevati. E’ vero che il sindaco nel dare il suo parere favorevole alla costruzione del dissalatore ha chiesto alcune cose ma, io credo, che una delle cose da chiedere fosse, in via preliminare, una comparazione con il progetto della condotta sottomarina che dimostrasse i punti di forza che, oggi, avrebbero indotto ad optare per il dissalatore medesimo.

Si parla di problemi economici per la costruzione della condotta sottomarina: al riguardo, credo, che poiché con il passaggio dell’imbarco dell’acqua dal porto di Napoli a quello di Gaeta/Formia si dimezzerà il costo del trasporto via mare, si potrebbero impiegare le derivanti economie che in una quindicina di anni andrebbero ad ammortizzare il costo di costruzione della condotta sottomarina. Invece, ci siamo visti presentare, ex abrupto, il progetto per la costruzione del dissalatore, oggetto del presente punto all’ordine del giorno, senza che localmente ci fosse un vero dibattito sull’opportunità di una siffatta iniziativa. Tante domande sorgono, ad esempio, sulla facilità di esercizio dell’impianto e della sua flessibilità, sulla localizzazione dell’impianto, sullo smaltimento della soluzione concentrata o salamoia, sulla disponibilità e sul costo dell’energia, sulle caratteristiche dell’acqua di alimentazione, sulla quantità e qualità dell’acqua da produrre.

Apprendiamo da un Convegno in cui si è parlato del “Grado di inquinamento naturale di acque e suoli in Italia”, tenuto a Roma il 20 marzo 2015 a cura dell’Accademia Nazionale dei Lincei che l’attività vulcanica che si manifesta nelle profondità marine, nell’area compresa tra Ponza, Ventotene ed Ischia, arricchisce i nostri mari della presenza di arsenico, mercurio e rame in quantità che possono essere definite pericolose per la salute umana. Nell’articolo pubblicato in rete si dice che questa caratteristica non era stata assolutamente presa in considerazione fino ad oggi perché compatibile con le normali attività legate ai luoghi di mare. Il discorso cambia nel caso di acque utilizzate per l’approvvigionamento idrico. Non sappiamo se gli impianti di desalinizzazione siano in grado di eliminare la presenza di questi metalli altamente pericolosi. Basti pensare alla correlazione che c’è tra il rame e il morbo di Alzheimer.

I punti di perplessità, come si è visto, sono tanti e richiedono un approfondimento ulteriore affinché ogni decisione sia ben ponderata. Ricordiamoci che se questa decisione si rivelasse sbagliata ne pagheremmo un prezzo altissimo in termini di riduzione della qualità della vita. Noi sappiamo che le leggi dello Stato, ancora vigenti, accordano che la fornitura dell’acqua potabile destinata agli abitanti delle isole minori sia a totale carico dello Stato medesimo (le cui competenze sono state demandate alla Regione) ma la scelta della modalità del rifornimento che incide in maniera significativa sulla vita civile locale appartiene alla cittadinanza di Ponza che ne deve essere coinvolta con un dibattito e magari, anche, perché no, con un referendum. Chiedo, quindi, che il presente argomento in discussione venga differito, per le ragioni esposte, ad altra seduta consiliare”.

l'acqua è di tutti [4]