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L’inquinamento elettromagnetico: la parola alla Scienza (1)

La Redazione
spettro [1]

 

Proponiamo un brano tratto da uno dei testi di Fisica più diffusi nei licei scientifici; appare evidente la cautela con cui la Scienza tratta l’argomento.

Da molti anni è noto il rischio legato all’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti di origine solare e a ogni forma di esposizione ai raggi X e ai raggi gamma. Queste radiazioni ad alta frequenza interagiscono con la materia provocando soprattutto la ionizzazione degli atomi (l’atomo perde o acquista elettroni, diventando elettricamente carico – NdR).

Ultimamente, tuttavia, sono state messe sotto accusa anche le radiazioni non ionizzanti. I sospetti ei timori si concentrano sulle microonde e sulle onde radio prodotte artificialmente e sulle emissioni a più bassa frequenza.
Le linee di trasporto elettriche, le antenne della telefonia mobile, i grandi ripetitori dei segnali radiotelevisivi, i radar che controllano il traffico aereo e navale ci immergono costantemente in un “bagno” di campi elettromagnetici. In più ci sono i quotidiani contatti ravvicinati con telefoni cellulari, televisori, elettrodomestici e computer. Tutti questi apparecchi producono campi elettromagnetici la cui intensità, tuttavia, decresce rapidamente con la distanza.

Quali possono essere gli effetti delle radiazioni non ionizzanti sulla nostra salute?
Il corpo umano è un conduttore di elettricità e capta le radiazioni come un’antenna: i campi elettromagnetici fanno scorrere nei nostri tessuti delle correnti indotte. Soprattutto le microonde hanno uno spiccato effetto termico: provocano un riscaldamento del nostro corpo perché la loro energia è in parte assorbita dalla materia di cui siamo fatti.
Non è da escludere che tutto ciò possa nuocere alla salute.
Si ipotizza che le radiazioni non ionizzanti possano alterare le molecole del DNA, e che un’esposizione prolungata possa portare all’insorgenza di forme tumorali o causare danni cerebrali interferendo con i processi di trasmissione dei segnali nervosi.
Al momento gli studiosi non sono in possesso di dati che permettano di individuare con certezza danni o rischi delle radiazioni non ionizzanti.
Gli istituti internazionali che si occupano di salute e ambiente hanno indicato il valore di 40 N/C (*) come limite di sicurezza per i campi elettrici delle emissioni a radiofrequenza. Le ricerche sinora effettuate escludono che sotto questo valore possa verificarsi un danno immediato. Per i rischi a lungo termine, tuttavia, c’è ancora incertezza. La normativa italiana, come misura precauzionale, ha imposto alle stazioni emittenti il limite molto più restrittivo di 6 N/C.

[Da: Fisica! Le regole del gioco vol. 3, di A. Caforio e A. Ferilli, Le Monnier – pag. 69 ]

 

(*) – Il campo elettrico si misura in N/C (Newton su Coulomb)

Antenna Lucia Rosa [2]