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Memo 26. Supergigginissimo

la Redazione

 

Il giovedì sera, dopo aver spento l’abat jour e pronunciato la buonanotte, siamo assaliti dai soliti dubbi: domani mattina, caffè o tè? Cornetto o brioche? Camicia e cravatta o polo e blue-jeans? Sono tanti i dubbi che affliggono i giovedì sera dei ponzaraccontisti – tra i quali, e ne siamo fieri, si colloca anche Gabriele Panizzi – a fronte di una sola certezza: il venerdì, qualunque sia la storiella, noi saremo dalla parte di Sang’ ‘i Retunne.

Perché stare dalla parte di Giggino proprio non si può, tollerare il suo opportunismo, la sua mancanza di senso civico e morale, il senso di invincibilità di chi crede di aver capito tutto della vita, l’incapacità di vedere oltre il proprio naso, la convinzione di essere più furbo degli altri.

No, davvero non si può parteggiare per Giggino, a meno che… Giggino non incontri uno più Giggino di lui, un Giggino plus, e le buschi, come spesso avviene.

La gerarchia dei Giggino’s ha tantissimi livelli,  il nostro compaesano non è che la versione base, senza nessun optional che confonda le idee e camuffi, sia pure per pochi attimi, la sostanza. Così, il Giggino nostrano sarà soccombente contro il Giggino plus,  costui le prenderà dal Giggino Superior che, a sua volta, sarà battuto dal Gigginissimo; e noi ponzaraccontisti saremo sempre e comunque dalla parte del contendente col minor grado di gigginismo, per partito preso, anche se un attimo prima, in altre circostanze, ne abbiamo detto peste e corna.

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Oggi, ad esempio, ci capita sotto gli occhi la determina n. 34 del 29 aprile, con cui Folco Quilici ottiene il pagamento di una fattura di mille euro per la manifestazione del 6 settembre scorso, allorché fu insignito della cittadinanza onoraria nel corso di una cerimonia a Giancos; non eravamo presenti, ma la immaginiamo venata delle giuste dosi di solennità e di retorica che si addicono a simili circostanze.

Noi, cittadini non onorari, ci chiediamo innanzitutto quali siano le voci in fattura: dieci minuti di chiacchiere sul Mediterraneo? Tre etti di strofette sulle acque di Ponza, due sui fondali di Palmarola? A buon peso: mille euro, prezzi da saldi di fine stagione, da 6 settembre.

Le pagine di Ponzaracconta della prima decade di settembre  di un anno fa ci riportano  un gustoso episodio (leggi qui [2]): un articolo  a firma Vincenzo Ambrosino grondante elogi al neo-concittadino onorario, ai paradisi evocati dai suoi documentari, alla capacità di condurre noi, poveri miserabili affamati del dopoguerra, in Polinesia e in altri mari lontani: “Lui ha fatto sognare agli italiani il mondo e il mondo con lui ha sognato Palmarola e Ponza. Per questi due motivi di immensa gratitudine il prossimo Consiglio Comunale conferirà la cittadinanza onoraria al maestro Folco Quilici” conclude Vincenzo che però, poche ore dopo, sente il bisogno di aggiungere una precisazione: l’articolo è stato scritto dal Sindaco che, com’è noto, non interviene su Ponzaracconta.

Nel frattempo, tra la pubblicazione dell’articolo e quella del commento, numerosi giornali on line avevano pubblicato lo scritto a firma del Sindaco per cui il commento risultò essere  una tipica gigginata.

A questo punto la catena del gigginismo includeva già almeno tre livelli; toccò al nostro direttore Luisa Guarino sostenere il ruolo di Sang’ e ricordare le regole del viver civile. Noi ponzaraccontisti abbiamo parteggiato per Luisa, ovviamente; ma alla risposta successiva, di fronte alle palesi difficoltà di Vincenzo e alle intuibili pressioni a cui era sottoposto, abbiamo fatto il tifo per lui; al giro successivo abbiamo tifato per il Sindaco che, dopo essersi speso in lodi sperticate e aver espresso l’immensa gratitudine sua e di tutto il consiglio comunale, si è visto presentare la fattura da mille euro, protocollata quattro giorni dopo la solenne investitura.

Saremo anche dalla parte di Folco Quilici, allorché si imbatterà in uno più Giggino di lui. Per ora  il pensiero va ai nostri avi, che sui mari hanno duramente lavorato e, al ritorno, grati, devolvevano cospicue offerte a san Silverio, non solo per devozione ma anche perché onorati – non onorari – di appartenere alla comunità ponzese.

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