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I sorci dell’avvocato Sandolo

di Silverio Guarino
Sorci. Più [1]

 

Regolarmente, alla fine del mese di agosto (era alla fine degli anni ’60), andavo a pescare i “sorci” con l’avvocato Luigi Sandolo e suo figlio Carletto. Era, a detta dell’avvocato, il periodo migliore in quanto i sorci andavano a depositare le uova sulla sabbia ed erano perciò numerosi e affamati.

L’appuntamento non era però a Palmarola, perché il luogo preferito dall’avvocato era attorno a Ponza, davanti a Cala Inferno o, più raramente, al largo di Chiaia di Luna.

La giornata doveva essere bella, con scarsa o assente ventilazione.

Con i suoi immancabili shorts, camicia annodata su canottiera e petto, calzini corti e scarpe chiuse con laccio, l’avvocato si accingeva alla operazione “sorci”. Con Carletto salivamo sulla barca a motore a benzina che (se non ricordo male) portava il nome della moglie ‘Carla’; la messa in moto avveniva con l’avviamento a mano, tirando la corda dopo averla avvolta alla molla dell’albero motore, avendo prima provveduto a “cicchettare” la benzina.

Nove su dieci il motore partiva al primo tentativo e la direzione per la mèta veniva subito individuata; al timone, l’avvocato.

La barca non era molto grande, ma sicuramente confortevole anche per la presenza del tendalino e di un capiente quadro di poppa che permetteva un soggiorno comodo ai passeggeri.

Si partiva “presto”, verso le 10.00, perché prima di pescare Carletto ed io dovevamo provvedere alla ricerca delle esche per i sorci.

I rufoli [2]

Arrivavamo così alla spiaggia del Core e lì, sui sassi della riva, raccoglievamo i “rufoli”, pasto ghiotto e ricercato dai sorci. Ci fornivamo anche di due pietre (una grande e piatta, una meno grande e rotonda) che ci sarebbero servite per rompere i gusci dei malcapitati rufoli, prima di attaccarli agli ami delle lenze.

Poi, sul tardi della giornata (dalle 11.30 alle 14.30) ci si metteva al largo, sempre su fondo sabbioso, a pescare con le lenze a bolentino.

E i sorci abboccavano in abbondanza; ogni tanto anche qualche tracina, qualche lucertola di mare e qualche soglioletta.

Xyrichtys_novacula. Variazione mimetica del colore [3]

Bastava spostarsi di poco e si smetteva di pescare. Ci si spostava e si ricominciava a pescare. A volte era l’ombra che la barca faceva sul fondo sabbioso ad ingannare i sorci. Era una gara continua tra me e Carletto e vinceva quasi sempre lui (per me non si trattava solo dell’ombra della barca…). L’avvocato si godeva la giornata di sole e di mare in compagnia del figlio Carletto e del figlio di uno dei suoi più grandi amici: io.

Tra una sigaretta e l’altra, fumate con l’ausilio dell’inseparabile bocchino, si faceva l’ora di tornare a terra.

La sera ci aspettava la frittura dei sorci che la signora Carla ci preparava con tanto amore e che i pescatori onoravano sul terrazzo di casa Sandolo alla Punta Bianca.

Sorci di mare. Xyrichthys novacula [4]

 

Nota
Xyrichtys novacula (Linnaeus, 1758), detto a Ponza ‘sorcio di mare’ per i denti aguzzi e sporgenti e noto in italiano come ‘pesce pettine’, è un pesce osseo appartenente alla famiglia Labridae (NdR)